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05 Giugno 2009
Il mio nome č Bode
di Fabrizio Tavassi
Editore Iuppiter 2009 (collana I dardi) Prezzo 80 euro Pagine 10 ISBN:9788895997032
"Il mio nome è Bode": perché il joystick non deve comandare anche il nostro cuore
Se il mondo ti sembra troppo pericoloso e labirintico, allora con un click puoi viaggiare in una dimensione diversa, in cui colori e figure sono davvero in 3D: i videogame svelano, infatti, una realtà fantastica, che riesce a mescolare i concetti di gioco e potenza, vittoria e rinnovamento perenne. Eppure i fan della PlayStation spesso non dormono sonni tranquilli: incollati al monitor del pc per venti ore al giorno, rischiano di diventare addicted, dipendenti.
Ce lo dice Fabrizio Tavassi, giovane scrittore partenopeo che, dopo essere diventato campione internazionale di "Tekken" (un famoso gioco virtuale di arti marziali), si dedica alla saggistica per raccontare le insidie trasmesse dai fili del computer: "Il mio nome è Bode. Viaggio nel mondo dei videogiochi tra competizione e dipendenza" (Iuppiter Edizioni, 2009) è un percorso scorrevole ed intrigante nei sogni e nelle incertezze di intere generazioni, che troppo spesso hanno paura di esporsi alla luce del sole. Con la conoscenza diretta di una passione maliziosa, che rischia pericolosamente di divenire fanatismo, Tavassi ha davvero una marcia in più: l'autore mescola, infatti, il rigore dell'indagine sociologica con la complicità e la tenerezza verso storie personali di schiavitù "da videogiochi". Tavassi parte, dunque, dalla sua esperienza di "Bode" (nickname creato dopo un difficile esame di inglese), ma poi giunge a narrare le vicende interessantissime del prototipo di giocatore dipendente: una figura debole con smanie di potere, vittima di "un'impalpabile trasformazione, costituita dal passaggio dal semplice passatempo ad un'accesa e pericolosa sfida contro il computer".
Non è un caso, dunque, che il libro sia stato presentato in anteprima al torneo internazionale di "Tekken", organizzato il 21 e 22 marzo all'Ostello della Gioventù di Napoli: se la gara ha ancora una volta confermato il primato di Bode-Tavassi (seguito, al secondo e terzo posto, da Rikimaru-Rosario Monaco e Checkmate-Fabrizio Savastano), l'happening ha rappresentato un'occasione per riflettere sull'uso consapevole di una particolare forma di divertimento. Anche per gli amanti dei videogame, così come per i cultori del buon vino, vale il principio della moderazione: eppure, spiega Tavassi, il pc ha forse delle armi in più, che rischiano di condizionare in toto gli equilibri personali. La seduzione del cambio di identità, la protezione offerta dallo schermo che non svela chi siamo veramente, affascinano i più insicuri: di qui si creano, dunque, rapporti fittizi, trame di odio ed amore tra adolescenti e giovani soli. Nonostante la chiara presa di distanza da chi non ha il coraggio di togliere la maschera al momento opportuno, il discorso di Tavassi non cade mai nel moralismo e nella retorica, anzi, si svela come un'appassionata testimonianza, come un reportage delicato in un mondo che si schiude nelle nostre case: attenzione ai figli ed attenzione anche ai genitori, che possono essere trascinati nel vortice della dipendenza. Ma attenzione, soprattutto, ad imparare una semplice e basilare legge: siamo noi a comandare il computer, e non viceversa. (ANTONELLA CARLO)
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