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22 Luglio 2010
Finestre e balconi
di Luigi Panzardi
UNIBOOK.COM 2010 Prezzo 115 euro Pagine 14,56
Ma poi, reiterato reduce sconfitto, torno a voi, balconi, al convitto dei segreti, tremuli, caldi, affascinanti, per assaggiare la morte degli umani, i divini terrestri, proiezioni in sedici noni, milioni di pixel, sciami di bit, paludosi e crepitanti, metafisiche di silicio, elettroni cantori di peani all'eterno futile d'eternamente ricorrenti speranze. Struscio livido e assetato su vischiosi vetri, picchio sul mistero che nasconde il cubo, mi fermo incantato, finché m'addenta la trappola che mi trasforma in aria umida notturna, senza plasma.
Già il titolo, con quel fiorire di aperture, più o meno ampie, sui muri di palazzi evoca vie di fuga, ma anche di contatto, dalle realtà opprimenti di una società che sembra aver smarrito i più elementari, nonché primordiali, concetti di esistenza. La visione del mondo che ha l’autore non è pessimista, o di rigetto, ma drasticamente di chiusura, nella consapevolezza che il farne parte non dipende da lui, presente nella materialità corporea, ma non partecipe, membro di un consesso senza alcuna volontà di esserlo. Per quanto questo libro si componga di più raccolte, con tematiche e modi espressivi anche diversi, spaziando dal verso libero al sonetto, inscindibile appare il pathos che ha condotto la mano alla scrittura. Il risultato può essere un grido lancinante come in Sonetti di guerra, oppure una desolata rassegnazione come in Smarrimenti urbani, ma la filosofia del poeta è sempre la stessa, una disillusione che tende a svellere dal suo ruolo abituale la materia inerte, la carne, carrozzeria del corpo, per permettere all’IO di subentrare nella realtà di ogni giorno, contestandola, rifiutandola, una voce forte lanciata all’umanità da una finestra o da un balcone, un lamento per una vita non più accettata e dalla quale c’è la disperata ricerca di una via d’uscita, nel presupposto, logico, che debba essere necessariamente condivisibile. Così l’identificazione dell’uomo Panzardi con il poeta Panzardi non è più solo un artificio, una finzione che artisticamente serva allo scopo di rappresentare un pensiero, bensì è uno sfogo e al tempo stesso un ritratto impietoso della propria inquietudine, che poi è quella di un’umanità sempre più confusa, vagante senza meta nella nebbia, perché ormai priva di quel senso di orientamento interiore costituito da valori di cui si è persa la memoria. Finestre e balconi sul mondo e dal mondo, squarci sulla propria anima sbigottita, ma soprattutto un grido forte, intenso, benché silenzioso, quasi l’urlo di Munch si potrebbe dire, una disperata rassegnazione per una vita che poco a poco perde il suo ieri, non s’accorge dell’oggi e ignora cosa sia il domani.
Renzo Montagnoli (Per gentile concessione di Luigi Panzardi)
L'AUTORE: Luigi Panzardi è nato a San Giorgio Lucano in provincia di Matera il 27 maggio 1942 e vive a Taranto. Ha pubblicato, oltre a questa, due raccolte di poesie intitolate Parole bianche e Istanze e sogni, nonché una raccolta di racconti(Addii di un rosso inconscio).
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