Divisa in tre parti, quasi a segnare altrettante tappe della crescita che vanno dall'infanzia alla maturità, la raccolta di racconti offre una serie di vicende e personaggi irresistibili: c'è un certo Orlando che, tra nevrosi e farmaci, non si è ancora rassegnato ad aver perso la sua Angelica; c'è una «biografia non autorizzata del dottor Gibaud» che mette in relazione quest'ultimo con la crisi economica; c'è una storia d'amore tra bambini, una partita a calcio organizzata da Dio, un'improbabile
detective-story con un investigatore ingaggiato per tener d'occhio dei cartelli in autostrada.
Stefano Domenichini si dimostra capace di spaziare dalla descrizione sarcastica della realtà al racconto più surreale, scegliendo una scrittura pregna di umorismo, spavalda, vivace e leggera, con immagini brillanti e scatti di pura ilarità. Con questo, non rinuncia però a momenti suggestivi, episodi toccanti e passaggi nei quali è il divertimento stesso a rivelare una profondità inaspettata.
Un libro ricco di trovate, in cui gioco e piacere della narrazione raggiungono una felice sintesi: a rappresentare la voce dell'autore è infatti anche l'abilità con cui le pagine riescono a far convivere fantasia e ricordo, invenzione grottesca e verosimiglianza, all'insegna di un'ironia sempre elegante, con guizzi che ricordano da vicino l'umorismo anglosassone o quello ebraico, tra irrequietezza, nostalgia, scetticismo e gusto per l'assurdo.
Stefano Domenichini è nato a Reggio Emilia nel 1964. È avvocato, mestiere che lo ha portato a lavorare e abitare a Milano, Roma e Bologna. Dal 2004 è tornato a vivere a Reggio Emilia, dove cresce due figli. Ha iniziato a scrivere pochi anni fa. Suoi racconti sono apparsi nelle antologie Amore e altre passioni (Zona, 2005) e Lama e Trama 3 (Zona, 2006). Acquaragia è la sua prima raccolta.