Michelino ha sei anni e una sfrenata fantasia. Percepisce nella notte il rumore di enormi aeroplani fantasma che girano attorno al suo palazzo e, nel magico squallore del suo quartiere, discute con i suoi amici immaginari.
Nato quando l’odore di polvere da sparo della guerra si sta ancora dissipando, Michelino ignora che le vere insidie non si nascondono nelle granate e nelle bombe inesplose, che tanto preoccupano nonna Celeste, bensì nei recessi della sua stessa famiglia.
Condannato ad bestias come nel circo della Roma imperiale, in balia di belve umane che lo strappano al suo mondo di innocenza e lo trascinano nei loro vizi, nelle loro vendette trasversali, nei loro sortilegi, malefici e sabba stregoneschi, Michelino vive un inferno ingiustificato e capisce che nessuno può aiutarlo. I genitori troppo ingenui, la nonna buona, il frate a cui ha taciuto l’unico “peccato” che avrebbe voluto raccontare, sono fantasmi che si scioglierebbero come cera se fossero sottoposti alla tortura della verità. Non sono pronti: le loro facce, i loro sguardi vacui testimoniano una stanchezza di fondo e il desiderio di salvaguardare uno stato di pace, per quanto effimero sia.
Per fortuna ci sono gli amici immaginari: c'è Davy Crockett, c'è il frizzante filosofo francese e, soprattutto, c'è Durgā, la dea indiana dalle molte braccia, che cavalca una tigre.
Quella di Michelino è la storia di ogni bambino inascoltato, dell’esclusione e della solitudine a cui i grandi spesso consegnano chi sta solo tentando di comunicare, e di vivere fuori dalla paura.