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Uberlândia
(Brasile), 7 Maggio 1945. Poeta, saggista
e traduttore. Durante la dittatura militare
viene perseguitato, il suo primo libro (Os
Dias Selvagens te Ensinam, 1979) riceve
ottima accoglienza da parte della critica.
Dal 1980 è socio della Unione degli
Scrittori Brasiliani. Nel 1998 si è
recato a Cuba per partecipare al Projeto
Cultural Sur, è corrispondente dal
Brasile per la rivista letteraria portoghese
Anto.
Libri di poesia:
Os Dias Selvagens te Ensinam (1979); Vida
Fu(n)dida (1982); Mais que os Nomes do Nada
(1996). Di prossima uscita: Viver para Viver.
Partecipa a numerose antologie ed i suoi
poemi sono stati tradotti in spagnolo, francese,
italiano, inglese e svedese. E uno
dei 45 poeti brasiliani inseriti nellantologia
pubblicata dalla rivista portoghese Anto
(1998) in occasione del cinquecentenario
della scoperta dellAmerica. (Marco
R. Capelli)
LACCAMPAMENTO
di Aricy Curvello
( Amazzonia, 1975/1976)
adattamento in Italiano di Marco
Scalabrino
Capannoni che sfidano il fiume,
avamposto che fronteggia le tavole.
Niente che possa fermarti, niente, eccetto
il flusso
e il passaggio,
il senso delle acque, lerba calpestata
intorno alle case.
Nessun cielo, nessuno, volte di alluminio
e una
foresta di piaghe.
Ciò che si è lasciato dietro
e ciò che verrà avanti
consiste dombra,
landa notturna, notte più che la
stessa notte,
muggine dAmazzonia parole senza poesia
assurda collezione di bestemmie.
Dove la foresta inizia, il Brasile finisce?
2.
Il divino e il terreno
avvinti in un fremito
liridescenza del mattino
il rigore dellaria
cadono dal cielo prima della pioggia
questo disarticolato grido
pare la voce della luce.
Allincirca un insediamento
di mosche.
Uno squarcio, nella devastazione, ove stabilirsi.
Ai lati e alle spalle sempre foresta. E
avanti
e oltre, nellaltra sponda del fiume.
A scapito della visibilità
e del suono.
Il legno era al principio del
mondo e il silenzio
del mattino vegliava il crescere degli alberi.
Venti case non ultimate, baracconi di tavole,
un misero approdo, e i sogni sbarcano,
in attimi veloci, inarrestabili,
unti di grasso, ossa, brecce.
Sopra il fiume il colore cullava ancora
i passi
della luce. E la luce, il vento di clorofilla,
i rami divelti,
gli alberi verdi, vivi
ovunque
tutto è un istante.
La frenesia dellaccampamento azzanna
la foresta
e il fiume.
Le parole tacciono.
Le braccia aggrediscono.
Nessun nome, nessun volto.
Nessuna diavoleria, come cemento e mattoni,
raggiungeva un popolo dalla pelle bruna,
i pesci di seta,
la frutta-pupunha, le tartarughe come i
bambini.
E la lunga, lunga esposizione al sudore,
al calore, alla fame. In un baleno fu rumore
e fulgore.
Verde che arde e si consuma.
( Noi ci alimentiamo di quello che muore
).
Ossa, muscoli, maschere, animato
trafficare tra fumi e fragori - che stridore
il mondo verdeggiante tuttintorno!
- e baccano dofficina,
chiodi saettanti.
( Giorni e giorni a lavorare e non
una parola strappata alla vita ).
La terra
verdastra
nella luce
limpidissima
di quei giorni
in quei giorni.
La luce verde,
riflessi di luce sfavillante, bellezza incomparabile.
Ciò che vedo mai più vedrò.
Ché niente è destinato
a rimanere: lo splendore
sui fiumi trasparenti e sullarcipelago
dei laghi,
i passeri tucani che brillano sulle cime
agli albori del giorno,
la jaquirana-bóia, le castanheiras,
mungubas, samaúmas.
In un batter dali
colorati vessilli in gruppi spiccavano il
volo.
No! Non uccidiamo la luce. Non mi diceste
della morte prossima dellorchidea
e del topo campagnolo, dei nidi
nelle campagne. Apriamo, squarciamo, stravolgiamo
la terra
perché le foreste muoiano
e le strade, le strade avanzino.
Gli uomini non scorgono lanima del
fiume. Cercano
solo bauxite bauxite bauxite e alluminio.
Il Governo
vuole alluminio ferro oro rame cassiterite
piombo
nichel. Qui, proprio qui, nellorrore
che tesse diamanti
e ingiurie, il mio salario.
Era verde
e altri colori ( bruciati ) si aggiunsero.
Transitiamo nella pia illusione.
Accampati nel provvisorio, tracce troppo
flebili di un tempo senza risposte, un tempo
nel quale si viaggia senza bagagli. Allindietro,
imputridendo,
cadaveri.
Il verde avvolge
il grande andare di tutto, il profitto
delle case di tavola, i sudici locali
degli attrezzi, i nuclei sparsi di gente,
i villaggi
sperduti, il vasto territorio che si scopre
su barconi
grossi e lenti.
Il tempo. Il tempo lo rivelerà
Il tempo in cui quasi per ogni cosa è
tardi.
Il tempo oltre lorizzonte
di questo paesaggio,
quando il concetto del tempo sbiadirà
il senso delle acque, lerba calpestata
intorno
alle case.
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