Fu
celebre per le rubriche di lettere che
tenne prima su Novella 2000, poi su
Annabella (che diviene Anna nel 1974),
a partire dai primi anni 50, raccolte
in una selezione presso Rizzoli nel
1981. Non meno importanti sono stati
i suoi romanzi tra cui ricordiamo L'estate
dei bisbigli (1956), Le
vie del vento (1957), Dopo
di lei (1957), Fanali gialli
(1957), Le ragazze della villa
accanto (1958), Le note
blu (1958), e specialmente Rosso
di sera (1964) e Grazie
lo stesso (1975), e le raccolte
di racconti, forse la misura più
giusta della sua scrittura, tra cui
Storie d'amore storie d'allegria
(1976) ed i vari libri di cronache familiari,
editi in un volume complessivo Siamo
in famiglia (1974).
Attiva e convinta sostenitrice del ruolo
della donna nella vita sociale e politica,
ha anche pubblicato vari manuali utili,
come per esempio Il galateo di
Brunella Gasperini (1975), in
cui ugualmente si nota il suo umorismo
sottile e spesso auto-ironico, che le
permise di innovare quel genere, allora
in voga. Si trovano sue notizie autobiografiche,
solo lievemente romanzate, in La
donna ed altri animali (1978).
Pubblicò prevalentemente per
Rizzoli. Vedi anche il saggio di Marina
Tommaso Brunella Gasperini. La
rivoluzione sottovoce, Diabasis,
1999. (C.Santulli)
Due ricordi di Brunella
Gasperini
di Gianna Messori...
E giovedì e piove a dirotto.
In libreria hanno messo uno stuoino
supplementare appena dentro. I due che
mi precedono, lo saltano entrambi. Non
cè il cartello: SALTARE
LO STUOINO. Ma non cè neppure
il cartello: PULIRSI I PIEDI. Io, però,
se mi mettono davanti uno stuoino, mi
pulisco i piedi. Be, semmai le
scarpe. A voler sottilizzare, la suola
delle suddette scarpe.
I libri sono in ordine alfabetico per
autore e li scorro con gli occhi negli
scaffali, da sotto insù e viceversa.
Sono arrivata alla I e torno indietro.
Alla G ho visto qualcuno o meglio qualcuna.
Una vecchia amica: Brunella Gasperini.
Vecchia per modo di dire. I suoi libri
grondano giovinezza, cè
tanta voglia di vivere, tanta voglia
di ridere con le lacrime agli occhi
e di piangere col sorriso sulla bocca.
Aveva la facoltà di scrivere
cose serie facendole sembrare facezie
e di far diventare facezie cose serie.
Cè una vena di allegria
anche nei capitoli malinconici. Una
malinconia allegra. Esiste? Forse no.
E allora perché io la sento?
Ci dice che un critico letterario, lunico
che labbia letta e recensita con
serietà, lha definita:
questa singolare scrittrice di
romanzi patetici che rivela il suo talento
sul versante comico.
Facendo il gioco del se fosse
io direi che se fosse un vino, sarebbe
un Brachetto. Dolce con un retrogusto
amarognolo. Se fosse una scrittrice
- come in effetti è - direi,
anzi dico, che è Brunella Gasperini.
Lho letta postuma, per caso, attratta
da un titolo, come a volte succede.
E dopo aver letto quel primo libro,
ho comprato gli altri
Ed è proprio quel primo libro
che lessi anni fa, che adesso prendo
dallo scaffale: Una donna e altri
animali .
Non dobbiamo farci confondere dal titolo.
Gli altri animali non sono
solo i cani, i gatti e gli uccelli che
abbaiano, miagolano e volano nella trama
del libro, che, di primo acchito, può
sembrare un po sconclusionato.
E un altalenare tra presente e
passato, quadretti di come siamo e di
come eravamo. Ci sono i figli, cè
il compagno della sua vita,
urlatore cronico, ci sono il padre,
la madre, i fratelli, il nonno, le zie,
insomma cè una vita che
si snoda intrecciandosi ad altre vite,
brulicante di aneddoti, storie e storielle,
buffe e tragiche, allegre e tristi.
Così comè la vita
stessa che non è mai del tutto
buffa e non è mai del tutto tragica,
non è mai sempre allegra e non
è mai sempre triste. E
semplicemente la vita.
Uno di questi altri animali a due gambe,
è il proprio direttore. I direttori
cambiano, si sa, vanno e vengono con
la facilità di funghi che spuntano
nel periodo autunnale. Era lei che restava
sempre lì, alla mercé
del direttore di turno.
A pag. 8 sta dicendo al direttore di
turno che non se la sente di fare interviste,
non è una giornalista, ma una
scrittrice, e lui le impone: «E
allora scriva.»
Dice bene, lui. Mica facile, scrivere.
Davanti a un foglio banco, ci si blocca.
Si scrive una frase, la prima, tipo:
Il primo cane della mia vita... e si
fanno ghirigori con la biro in attesa
della seconda. E la testa si riempie
di ricordi dolce-amari.
Sul muro accanto al tavolo, che istoriava
di graffiti, scrisse: E DURO DOMARE
UNA SCRIVANIA.
Ma poi riscriveva su un foglietto: Il
primo cane della mia vita..., e rifaceva
ghirigori, la mente persa nei ricordi.
Li amava, i cani. Svisceratamente, direi.
I figli erano gattari. Come
me. Gattara dalla punta
dei piedi alla punta dei capelli.
Tra gli animali a due gambe, spicca
il Nero Veloce. Il suo medico e amico,
chiamato così perché,
fin dai tempi delluniversità,
entrava in un bar chiedendo un
nero veloce. La tacciava di essere
ipocondriaca. Lo era. Le faceva bigliettini
rassicuranti promettendole anni di vita.
Le chiedeva: Ma vuoi vivere per sempre?
No. Per sempre no. Abbastanza. E quantè
abbastanza? Giusto: quantè?
In casa sua, vigeva il caos. Figli con
la chitarra, amici dei figli con altre
chitarre, urla del compagno della sua
vita che non sopportava le chitarre,
cani che abbaiavano, gatti che le saltavano
addosso, saltavano sul tavolo e sulla
macchina per scrivere, il merlo indiano
o gracula religiosa, che, uscito dalla
voliera, si piazzava sui mobili e cantava.;
Scacciati senza polpa - gli anarchici
van via. Ci aveva perso le ore
per insegnargli a dire colpa, ma niente
da fare. Poveri anarchici, pure senza
polpa. .
In quel caos, lei ci viveva, ci lavorava
seduta al suo tavolo, davanti a quella
macchina per scrivere, e tutti le rompevano
il filo.
Ma come faccio a scrivere?, diceva a
tutti e a nessuno.
Scrisse sul muro: NON ROMPETEMI IL FILO.
Un filo fragile, aggrovigliato, che
le sfuggiva di continuo.
Poi si è corretta. Rompetemi
tutti i fili che volete, ma non rompetemi
quel filo là.
Il filo della vita alla quale era abbarbicata.
Scrisse sul muro: LA DONNA SI E
ROTTA, SIAM PRONTE ALLA LOTTA, da cantare
sullaria di Fratelli dItalia.
Se aggiungeva un punto interrogativo,
diventava: SIAM PRONTE ALLA LOTTA?,
frase sulla quale si poteva riflettere
a lungo. Erano gli anni settanta, femminismo
o no, le lettrici che le scrivevano
avevano ognuna un proprio problema che
non si poteva impacchettare per farne
un unico problema, con una soluzione
estemporanea uguale per tutte.
Scrisse sul muro il suo testamento spirituale,
suscitando lo sdegno del compagno della
sua vita, che non voleva sentir parlare
di ceneri e urne funerarie. Men che
meno vederle scritte su quel muro.
METTETE LE MIE CENERI SOTTO IL MIO GELSOMINO
E SCRIVETE SULLURNA: VIAGGIO
TUTTA LA VITA
INTORNO A UN TAVOLO
E in tempi più recenti, qualcuno
aggiunse un post scriptum:
SENZA PERALTRO COMBINARE UN CAVOLO
Chi era stato linfame che aveva
vergato la sacrilega riga? Il compagno
della sua vita?
No. Era stata lei.
Lei, Brunella Gasperini.
Che sapeva prendersi in giro con grande
ironia.
e Carlo Santulli
Gli uomini, si sa, non leggono la letteratura
femminile. Si sa, perché il più
delle volte lo dichiarano loro stessi,
quasi con sdegno. Specie se sono quelli
un po intellettuali, cui piace
essere aggiornati, à la page,
come si dice. Ci sono dei casi (tanti,
davvero) in cui sbagliano. Ma non diteglielo,
se potete.
Così, si sbagliava quel marito
di sua moglie, dal titolo di una
novella di Brunella Gasperini, che non
ce la faceva a tornare a casa, dalla
moglie, che faceva tutto come dieci
donne (ridere, piangere, scrivere, ecc.),
e preferiva una ventenne, morbida, magari
la tipica cassiera di un bar, anche
se per continuare a guardarla dobbiamo
riempirci lo stomaco di bitter, che
non ci piacciono mica poi tanto, ed
ovviamente pagarli. Per scoprire che
la cassiera, la Floretta, altro non
voleva che conoscere nostra moglie,
quella che scrive le novelle che tutte
leggono, con gli occhiali e sempre indaffarata
intorno ad una pagina o ad uno scritto,
o magari intorno al nastro della macchina
da scrivere inceppato. Il marito
di mia moglie, tematica che Brunella
Gasperini espande in un intero breve
romanzo, unautentica perla di
lieve umorismo familiare, Io e
loro. Cronache di un marito. Guardarsi
come mi vedono gli altri di casa, non
è da tutti, sembra quasi un esercizio
di bilocazione, più che un racconto.
Titolo non granché originale,
e credo volutamente, Il marito
di mia moglie, è stato
un film tedesco degli anni 30,
ma ancora prima è una novella
di Pirandello, ed una pochade francese,
tradotta in romanesco, e portata al
successo da Checco Durante già
nellanteguerra. Ma la questione
del titolo usato, anzi abusato,
è indicativa del modo di lavorare
di Brunella Gasperini: non pretende
di cambiare il mondo, e nemmeno di raccontare
verità sconvolgenti, ma vorrebbe
che quelle che sono le nostre realtà
di ogni giorno le vivessimo diversamente,
per esempio con un sorriso, magari ironico.
Senza dimenticare che dal sorriso e
dallironia partono le vere rivoluzioni,
quelle che cambiano il mondo, quelle
fatte con le armi durano poco.
Anche la realtà di essere bocciati
ad un esame, al primo esame, quello
dato di fronte ad un professore annoiato
e stanco in uno di quegli interminabili
pomeriggi passati a ripercorrere i corridoi
eterni di un dipartimento, credendo
(ancora) che luniversità
sia una cosa non solo difficile (come
può esserlo, eccome), ma seria,
come probabilmente non è (anche
se legioni di genitori fanno finta di
pensarlo). Ecco, quel ragazzo ero io
a diciotto anni, e mi sono trovato specchiato
in questa novella di una scrittrice
che conoscevo appena. E diceva delle
cose di me che avevo sempre pensato,
non tutte positive veramente, ma aveva
un modo di dirlo, quasi accennato, come
quella parola su cui vorremmo sorvolare
e che scappa detta, perché siamo
tutti un po distratti, ed una
piccola malignità non voluta,
a volte, è anchessa distrazione.
Ma non insisto: perché se lo
facessi, forse vi accorgereste che,
nelle piccole cose che provo a scrivere,
come questo breve ricordo di Brunella
Gasperini, penso di esserle debitore
(ed un po invidioso) di questa
capacità di esprimere cose profonde
ed importanti senza perdere mai il senso
della misura, che è poi lessenza
delleducazione, di quella vera.
Una scrittrice che ha avuto un solo
torto: quello di sparire troppo presto.
Oggi, più che mai, la sua autoironia
e corposa leggerezza sarebbe servita.
E probabile che abbia cercato
di trattare, con quelle sue armi delicate
e sottili, fin con la malattia e con
la morte. Ma questa dal lato dellironia
ci sente poco, perché il suo
dovere, ingrato, è un altro.
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