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Carlo
Goldoni
(1707-1793)
Bella
questa! Ah, ah, ah!
Ragazzi! Non ho mai fatto tante risate
nella mia vita!.
In una camerata solitaria, lontana dalle
altre, alla fine di un corridoio molto lungo,
sette o otto adolescenti si stanno letteralmente
sbellicando dalle risa, mentre uno di loro,
calmo e paffutello, recita con la sua vivida
parlata veneziana una commedia satirica
che ha appena finito di scrivere. Sono alunni
di uno dei più rigidi collegi di
Pavia, il Ghislieri, che hanno
domandato al loro compagno Carlo Goldoni
di scrivere qualcosa che rendesse più
eccitanti le loro serate e ravvivasse latmosfera
grigia dellistituto. E il giovane
non se lè fatto ripetere due
volte
Le battute, rivolte ai superiori
e allambiente austero della città,
poco ospitale nei confronti dei collegiali,
sono irresistibili e le risate delluditorio
si susseguono a ritmo continuo. Ma improvvisa
si leva una voce gelida ad interrompere
quella allegra riunione: Goldoni,
datemi da leggere quei fogli, se non vi
dispiace
. Non resta che consegnare
il manoscritto nelle mani del rigido superiore
e aspettare cosa ne dirà il direttore.
Logicamente, il giovane Carlo deve far fagotto
e rientrare rapidamente a Venezia, città
dove era nato il 26 febbraio 1707. Per sua
fortuna, il padre non se la prende troppo
per la sua piccola marachella: in famiglia
tutti avevano la passione per il teatro,
e in fondo la satira che era stata motivo
dellespulsione non era scritta poi
male
Carlo viene perdonato, ma in cambio
deve promettere di avviarsi allavvocatura,
la strada che il padrfe ha deciso per lui.
Il ragazzo, ubbidiente, studia i codici
e sta per avviarsi verso la professione
indicata dal padre; ma a un tratto riscopre
quella che era stata la sua più grande
passione fin dallinfanzia, il teatro,
e comincia a passare le sue ore studiando
e ristudiando gli antichi e più recenti
commediografi. Lui stesso scrive scene e
commediole. Infine arriva il momteno tanto
aspettato, quello del suo ingresso ufficiale
nel mondo del teatro con il Belisario.
Ma come era riuscito a far rappresentare
il suo dramma? Lui stesso nelle sue Memorie
(opera scritta in lingua francese) ci narra
il suo primo incontro con attori professionisti,
i comici della compagnia Imer:
Il
giorno dopo vado dal direttore, dove trovo
radunata tutta la compagnia. Imer voleva
offrire ai compagni una primizia. Il pranzo
era splendido; lallegria dei comici
piacevolissima
Terminato il pranzo,
ci riunimmo nella camera del direttore,
io lessi il mio dramma; lascoltarono
attentamente, e alla fine lapplauso
fu generale e caldissimo. Imer mi prese
per mano e in tono magistrale disse: Bravo!
(traduzione dal francese). Messo in scena
dallo stesso capo-comico Imer, il Belisario
viene rappresentato il 24 novembre 1734
a Venezia, e riscuote un grande successo.
Ma la sua prima opera importante è
La donna di garbo (1743). Questa
commedia, la prima veramente goldoniana
per la semplicità geniale e il grande
umorismo, ottiene un successo strepitoso.
Quattro anni più tardi, Gerolamo
Medebac, un geniale capo-comico, propone
al giovane avvocato Goldoni di diventare
il poeta stipendiato della sua
compagnia.
Il giovane non aspettava altro. Comincia
per lui la vita che aveva sempre sognato:
tournées in varie città, il
mondo pittoresco degli attori e dei comici,
le mozionanti serate delle prime.
Ma non tutte le sue commedie riscuotono
il favore del pubblico! Una piace e laltra
no, alcuni applaudono freneticamente e altri
fischiano o addirittura gridano ingiurie
Così la carriera di Goldoni continua
tra alti e bassi continui. Dopo la bella
e applaudita commedia Vedova scaltra,
LErede fortunata viene
invece fischiata sonoramente. Il Goldoni
allora lancia una vera e propria sfida ai
suoi detrattori che ne predicevano limminente
fine come autore drammatico: Entro
lanno prossimo dice
scriveerò sedici commedie nuove!.
La dichiarazione sorprende tutti.
Il Goldoni stesso rievoca quel pericoloso
momento della sua carriera teatrale: Quando
mi presi questo impegno non avevo in testa
nemmeno un argomento. Tuttavia dovevo tener
la promessa o crepare. Gli amici tremavano,
i nemici ridevano: feci coraggio a quelli,
mi feci beffe di questi. Quella fu unannata
tremenda per me, non me ne posso ricordare
senza fremere
Lavorai giorno e notte
e verso linizio dellautunno
tornammo a Venezia
E qui davanti a un pubblico straboccante
il Goldoni vince. Sera dopo sera gli applausi
divengono sempre più fitti: alla
rappresentazione dellultima commedia,
poi, una grande ovazione premia gli sforzi
del geniale commediografo. E questo
linizio del periodo più fecondo
dellarte del Goldoni: nascono allora
la Bottega del caffè,
I pettegolezzi delle donne e
La locandiera.
Nel 1753 scade il contratto con Medebac,
e il Goldoni si accorda con la compagnia
Vendramin del teatro S. Luca. Ormai celebre,
egli scrive alcune delle sue commedie più
belle: Il campiello, I
rusteghi, Le smanie per la villeggiatura
e molte altre. Nasce così il nuovo
teatro italiano.
La novità del teatro goldoniano inizia
quindi ormai a pemnetrare nellanimo
del pubblico; ma alcuni nobili e gli altri
autori, da lui canzonati sul palcoscenico,
gli sono ferocemente ostili e non perdono
nessuna occasione per attaccarlo direttamente.
Goldoni, uomo paziente e buono, è
amareggiato da queste critiche spietate.
Così, quando improvvisamente nel
1762 gli giunge linvito da parte della
Comédie Italienne di
Parigi di recarsi a lavorare in quella città,
accetta di buon grado. Nella capitale degli
spettacoli, però, trova un pubblico
dai gusti molto difficili. Ma il Goldoni
, vecchio leone pur sotto unapparenza
bonaria (laveva già dimostrato
nellanno delle sedici commedie), non
getta la spugna. Dopo lesordio molto
contrastato, poerò, la sua stella
comincia a tramontare.
Il suo soggiorno a Parigi tuttavia dura
ancora a lungo. Confortato dalla compagnia
della moglie, egli trascorre le sue giornate
passeggiando per la città e prendendo
appunti per strada sulle scene che la vita
di tutti i giorni gli offre per portarle
sulle scene. Ma la sua occupazione principale
rimane la stesura delle Memorie
(scritte in francese col titolo originale
di Mémoires), nelle quali
narra con vivezza le sue molteplici esperienze
di uomo e di artista.
Muore il 16 febbraio 1793, quasi dimenticato
e privo di grandi mezzi economici.
© Rossella Maria Luisa
Bartolucci
rbart@ciaoweb.it
Altri testi (possibile minore rilevanza):
(2) La riforma del teatro di Carlo Goldoni a cura di Giovanni Pellegrino - ARTICOLO (1) Uniformità oraria a cura di Emanuela Catalano - ARTICOLO
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