Elfriede
Jelinek nasce il 20 ottobre 1946 a Mürzzuschlag,
in Austria, precisamente in Stiria, da padre
ceco, ma di famiglia ebraica, e madre austriaca.
Da giovane studiò la musica, divenendo
un'organista diplomata al conservatorio,
mentre studiava anche teatro e storia dell'arte
presso l'Università di Vienna. La
sua carriera letteraria cominciò
con le poesie raccolte in Lisas Schatten
nel 1967, successivamente anche dal contatto
col movimento studentesco si volge verso
tematiche di maggiore critica sociale. Dopo
periodi trascorsi a Berlino ed a Roma, dopo
il matrimonio ha vissuto tra Vienna e Monaco.
Le tematiche trattate nei suoi romanzi sono
la sessualità femminile, l'abuso
che se ne fa e la guerra dei sessi e di
relazione. Più recentemente si è
volta ad una critica sociale a vasto spettro,
interessandosi anche all'apologia del fascismo
contenuta in certo modo di intendere lo
sport. Nel 2004 è stata il primo
austriaco ad essere onorata con il premio
Nobel per la letteratura. La motivazione
del premio è "per il suo fluire
musicale di voci e controcanti in romanzi
e drammi che rivelano con straordinaria
abilità linguistica l'assurdità
delle convenzioni sociali ed il loro potere
di soggiogamento". La sua scrittura
riprende una lunga tradizione culturale
austriaca di sofisticata critica sociale,
i cui precursori possono essere considerati
Johann Nepomuk Nestroy, Karl Kraus, Ödön
von Horváth, Elias Canetti e Thomas
Bernhard.
Opere disponibili in italiano: "La
pianista" (Die Klavierspielerin) presso
Einaudi, "La voglia" (Lust) e
"Le amanti" (Die Liebhaberinnen)
presso Frassinelli, "Sport. Una pièce-Fa
niente. Una piccola trilogia della morte"
presso Ubulibri.
Da "La pianista", incentrato sul
morboso rapporto tra madre e figlia in una
livida Vienna post-moderna, è stato
tratto l'omonimo film di successo diretto
dal regista austriaco Michael Haneke con
Isabelle Huppert ad interpretare la pianista
repressa.
Elfried Jelinek ha anche al suo attivo traduzioni
da Thomas Pynchon, Georges Feydeau, Eugène
Labiche, Christopher Marlowe, ha scritto
sceneggiature cinematografiche ed anche
un libretto d'opera. Dispone di un sito
web (CLICCA
QUI), in cui è attiva la discussione
su scottanti tematiche sociali. (F.D.P.)
La pianista di Elfriede
Jelinek
A cura di Fortuna della Porta
Quando l'anno scorso è stato annunciato
il Nobel all'austriaca Elfriede Jelinek,
lei stessa e il suo Paese non hanno creduto
alle proprie orecchie. La scrittrice, informata
del premio, ha confessato con modestia di
non essere pronta e di non sentirsi all'altezza
del riconoscimento, molti suoi conterranei
ugualmente stupefatti erano mossi però
da ragioni meno lodevoli e si sentirono
quasi offesi da uno sberleffo, tanto che
in Austria si è verificato il medesimo
scontro che incontrammo in Italia quanto
fu laureato Dario Fo.
La motivazione recitava che la J. era stata
prescelta per il fluire musicale di voci
e controvoci dei suoi romanzi e drammi che
con straordinario gusto stilistico rivelano
l'assurdità degli stereotipi della
società contemporanea e il loro potere
soggiogante e davvero in questa breve frase
è racchiuso il senso completo di
tutta l'opera.
Fuori da mode e cenacoli culturali, osservatrice
corrosiva degli sconci del potere e della
trappola mortale del perbenismo sociale,
illustratrice disincantata dell'intimo erotico,
anzi considerata sbrigativamente scrittrice
pornografica, si comprende il motivo per
cui non sia amata da tutti.
Da sempre femminista, iscritta al partito
comunista, dal 1974 al 1991, non ha mancato
di oggettivare la sua polemica con la destra
di Haider, che una volta l'ha dichiarata
persona non grata, e l'incomprensione con
una parte dell'opinione pubblica si è
fatta tanto aspra che la scrittrice ci riporta
di insulti per strada al punto da sentirsi
obbligata a cambiare la propria residenza
da Vienna a Monaco di Baviera, per ritornare
indietro, in modo discreto, dopo qualche
tempo.
Schiva e sorprendentemente fragile nei suoi
rapporti con la realtà, al punto
da rifiutarsi al ritiro del premio perché
sofferente di agorafobia, la J. non ha mai
cercato la consacrazione del potere che
di solito, nella società occidentale,
si svolge alla luce della ribalta, anzi
ha sempre rifuggito le platee mediatiche
e la consacrazione delle istituzioni.
A prescindere dal contenuto delle opere
già questi comportamenti non consentirebbero
di stilare una lunga lista di estimatori,
anzi la individuano con sicurezza come persona
scomoda. Anche la sfera ecclesiastica ha
espresso giudizi molto pesanti su di lei,
ribadendo il proprio dissenso dalla scrittrice
oscena, propugnatrice del nichilismo, in
un duro articolo apparso sull' Osservatore
romano.
Invece vale la pena incontrare una voce
originale che nel suo raccontare non ti
permette di dare nulla per scontato, perfetta
conoscitrice di forze sociali e psichiche,
di cui spietata esamina la violenza e le
interferenze reciproche. Mai banale, ha
una energia, che si esprime attraverso la
padronanza di uno stile denso e a tratti
sarcastico, che talvolta dà un'emozione
claustrofobica. Si incontra la stessa atmosfera
cupa e opprimente dei romanzi di Kafka,
che adombra lei stessa come maestro, ma
per superarlo nell'abbandono del personaggio
fuori da qualsiasi pietà.
Sembra che la J. abbia sollevato un velo
e l'Austria, la terra da operetta dei verdi
prati e cavalli bianchi, mostri attraverso
la sua parola il volto spietato, ignorante
ed avido con toni spesso dissacranti e provocatori.
Con la stessa lucidità ha scovato
tutte le distorsioni che albergano nella
condotta umana. Ne I figli dei morti, del
1995, descrive in una terrificante allegoria
i suoi concittadini come zompi e vampiri,
ma neanche nelle altre opere, tra le quali
ricordiamo Le amanti, Gli esclusi, La voglia,
Nuvole, monologo ispirato dalla caduta del
muro di Berlino, ha mai risparmiato le sue
frecciate alla borghesia austriaca.
La folla che subisce da vittima e carnefice
il proprio interagire soprattutto col potere,
all'interno della propria famiglia, vive
situazioni sado-masochiste altrettanto feroci
e devastanti. Esiste quasi un doppio tra
le regole che codificano le società
e schiacciano gli individui nel loro complesso
e quello che accade nelle relazioni duali
e tutto questo non appartiene alla vicenda
storica, ma spetta a tutte le epoche. La
J. l'ha analizzata nel suo tempo, ma la
patologia dei rapporti che producono sottomissione
e dominio appartiene alla parte oscura dell'uomo
in ogni momento. In qualche modo siamo prigionieri
di un'eredità genetica.
Il valore universale della penna della scrittrice
è proprio nella capacità di
aver osservato le leggi del funzionamento
individuale e sociale con uno sguardo particolarmente
acuto. Alcuni accentuano la lettura psicanalitica
della sua opera, ma il punto di vista dell'A.
è molto più complesso e sfugge
a qualsiasi catalogazione che non sia aperta.
La pianista, che giudico uno degli scritti
più riusciti, ci propone appunto
un personaggio che non ha saputo sfuggire
agli ingranaggi perversi e quindi appartiene
alla categoria di quelli che secondo il
parere della stessa J. vengono sputati fuori
dalla vita oppure si buttano fuori da soli.
Per sua testimonianza il romanzo, da cui
è stato tratto un film molto puntuale,
premiato a Cannes, ha una ispirazione autobiografica.
La musica che percorre tutta la narrazione
ha fatto parte della sua vita, indotta a
studiare violoncello, viola e pianoforte.
La relazione difficoltosa con la madre e
molti altri indizi, come la morte in manicomio
del padre, ci confermano che l'intera impalcatura
del romanzo è attraversata da esiti
personali.
Oltre alla musica e alla lacerante quotidiana
battaglia con la madre, altro connotato
onnipresente è il sesso. Anche in
quest'opera il sesso non implica completezza
o abbandono o matrimonio, mai serve ad arricchire
la propria vita. I lacci che imprigionano
la protagonista non la rendono tanto libera
da avvicinarsi al mistero della carne se
non attraverso il buco della serratura di
un quartiere di periferia a spiare scambi
a pagamento o locali porno dove avventori
lubrici e sbronzi gettano umidi pezzi di
carta che lei raccoglie per poi andarsi
a tagliuzzare con una lametta nel bagno
di casa propria.
Gli spunti, le considerazioni, i livelli
dell'approfondimento sono tanto numerosi
che è difficile andare oltre. Al
lettore il piacere di scegliere la propria
misura.
© Fortuna Della Porta
fortunadellaporta@virgilio.it
Altri testi (possibile minore rilevanza):
(1) Jelinek,Elfriede di Fortuna Della Porta - BIOGRAFIA
(1) La pianista di Elfride Jelinek di Fortuna Della Porta - ARTICOLO