Inevitabilmente, associato al nome di
Guareschi, resteranno per sempre legati
i suoi personaggi più famosi: Don
Camillo e Peppone. Un esempio superbo di
umorismo.
Questo autore nato nel 1908 nel parmense,
cominciò a scrivere giovanissimo,
come giornalista.
Scrisse per la rivista umoristica Bertoldo,
ironizzando sul partita fascista, allora
dominante; non curandosi delle conseguenze
che lo porteranno nel 1943, a esser deportato
e carcerato in Germania e, in seguito, in
Polonia.
Di questo periodo, Guareschi dice: Non
abbiamo vissuto come i bruti. Non ci siamo
rinchiusi nel nostro egoismo. La fame, la
sporcizia, il freddo, le malattie, la disperata
nostalgia delle nostre mamme e dei nostri
figli, il cupo dolore per linfelicità
della nostra terra non ci hanno sconfitti.
Non abbiamo dimenticato mai di essere uomini
civili, con un passato e un avvenire.
E da ammirare il suo coraggio nel
continuare a esporre le proprie idee. Infatti,
due anni dopo, torna in Italia e fonda Il
Candido, un altro settimanale di satira;
continuando nelle sue battaglie antigovernative.
Verrà arrestato di nuovo nel 1954.
Nel frattempo, diede vita con Mondo Piccolo
alla saga di Don Camillo e Peppone; due
personaggi in contrasto fra loro, nellItalia
post bellica.
Questi scritti ebbero un grande successo
popolare, e per questo furono snobbati dalla
critica. In seguito vennero riscattati dalla
rivista Life che di lui scrisse: Il
più abile ed efficace protagonista
anticomunista in Europa. Complimenti
gli vennero fatti anche da Indro Montanelli,
suo amico.
Nella sua biografia troviamo molti altri
titoli di suoi scritti, per la maggior parte
editi Rizzoli. E importanti
furono anche le sue collaborazioni con la
stampa nazionale, ad esempio con La notte
e Il corriere della sera.
Morì a Cervia nel 1968, dimenticato
da lettori e critica.
Io ho conosciuto Guareschi tramite
i film tratti dai suoi romanzi di Don Camillo
e Peppone.
Lessenza del suo scrivere, della sua
semplicità, di uomo fra la gente;
la possiamo notare nei tratti dei suoi personaggi
più noti. Ho sempre pensato che veramente
vide questi due individui ai quali lui ha
saputo far
risaltare i lati umoristici. Leggiamo infatti,
a conferma del mio pensiero che: Molti
tra i suoi più toccanti racconti
sono in realtà trasposizioni di fatti
reali che hanno inciso la sua anima fin
nel profondo.
Quando scrisse la sceneggiatura e i dialoghi
per il film Don Camillo, disse: Gino
Cervi corrisponde esattamente al mio Peppone.
Fernandel non ha la minima somiglianza col
mio Don Camillo. Però è talmente
bravo che ha soffiato il posto al mio pretone.
Così ora, quando mi avventuro in
qualche nuova storia di don Camillo, mi
trovo in grave difficoltà perché
mi tocca di far lavorare un prete che ha
la faccia di Fernandel.
Nonostante la vita non sia stata generosa
con lui, ha saputo mantenere questa visione
umoristica del mondo, e lha saputa
portare nei suoi libri.
A Brescello (RE), dove furono ambientati
i libri e i film, si trova il museo di Don
Camillo e Peppone, ubicato in un ex
convento benedettino. E stato inaugurato
nel 1989, e si possono trovare vari oggetti
che sono apparsi nei film. Il crocefisso
parlante è sistemato in una chiesa
del paese. E, Andrea Zangani, scultore,
per la Pro-Loco e il comune di Brescello,
ha costruito due sculture, raffiguranti
i due protagonisti immaginari (o chissà),
della nostra Italia, che rimarranno immortali.
a cura di Miriam Ballerini
Un
destino beffardo segna sempre le grandi
figure del passato? Forse non sempre: nel
caso tuttavia di Giovannino Guareschi, il
destino lo ha fatto nascere proprio il 1°
maggio dellanno 1908, giorno della
festa dei lavoratori. Proprio lui che avrebbe
avuto un comportamento di fiera opposizione
nei confronti della sinistra, nel periodo
che va dalla fine della seconda guerra mondiale
fino alla sua morte, nel 1968. Mi chiedo
cosa avrebbe scritto sulla contestazione
giovanile di quel periodo. Non lo sapremo
mai.
Ma non è delluomo politico,
né delle sue idee che si vuole trattare:
lasciamo questo esercizio mentale agli esegeti
del pensiero politico. Vogliamo scrivere
del Guareschi scrittore, disegnatore, giornalista.
Già caporedattore del Bertoldo, la
rivista che raccoglieva i più bei
nomi dellumorismo italiano (Mosca,
Metz, Frattini, Marchesi), fu chiamato da
Rizzoli che gli propose di far rivivere
la rivista.
Guareschi accettò a condizione che
il settimanale abbandonasse lumorismo
generico (cerano poche alternative
durante il fascismo) per calarsi profondamente
nella attuale realtà politica italiana.
Nasceva così il Candido, con le firme
degli umoristi di allora. Il settimanale
si collocava al centro, lontano dalle esasperazioni
della destra e della sinistra di quel tempo,
quasi in posizione anodina. E dire che il
cinema del dopoguerra aveva visto aumentare
la sua produzione, nei primi anni cinquanta,
grazie anche alla presenza dei maggiori
produttori di Hollywood, attratti dalla
convenienza dei costi e dal sostegno che
unapposita legge, varata nel 1949
e rimasta in vigore fino al 1955, garantiva
al cinema italiano.
In Italia si è scelta la repubblica,
e la divisione fra monarchia e repubblica
riposa su quei due milioni di voti a favore
della seconda. Ma il mondo, lEuropa,
si dividono in due blocchi. E lItalia
di De Gasperi fa parte del blocco occidentale,
mentre Berlino viene divisa in quattro settori,
quattro zone di influenza assegnate alle
potenze vincitrici.
Americani e sovietici si fronteggiano.
Anche il cinema risente di questa atmosfera.
E così che si scopre la guerra,
le gesta e il sacrificio di reparti impegnati
sul fronte russo o libico: Divisione
Folgore, i sette dellOrsa
Maggiore, Siluri umani.
Si era conclusa da poco la guerra di Corea,
e Stalin era morto nello stesso anno (1953);
la cinematografia coglieva lesigenza
di affrontare lesperienza bellica
da entrambi i punti di vista, dei vincitori
e dei vinti. Ma cera anche lesigenza
di rappresentare il sentimento di svolta
che attraversava tutte le popolazioni, per
dire basta agli orrori della guerra per
dare un senso alla ricostruzione.
Guareschi, nella serie Peppone e
don Camillo, non si sottrae a questo
compito.
I due personaggi principali, il signor
Sindaco di Brescello, nella bassa
parmense, e monsignor don Camillo,
camminano lungo i binari paralleli di unesistenza
raccolta, scandita dalle riunioni di partito
con i propri fedelissimi, o dai colloqui,
intimissimi, paterni, con un Cristo ligneo,
dispensatore di benevoli, provvidenziali,
opportuni consigli.
In una Italia dalle ferite ancora aperte,
versare laceto delle contrapposizioni,
delle divisioni non è nello stile
dei personaggi di Guareschi.
Una robusta suonata con un palo
data al tempo delle elezioni, tra
il lusco e il brusco al prete reazionario,
val bene una pedata partita come un fulmine
che Peppone, bolscevico e senza Dio, incassò
senza batter ciglio, permette di scoprire
due uomini che, al di là, delle posizioni
ideologiche personali, hanno un profondo,
reciproco rispetto di se stessi.
Il microcosmo paesano viene disegnato dalle
reciproche, benevoli, accuse che i due si
lanciano ad ogni occasione, in ogni luogo:
ma di questo non soffre alcuno dei personaggi,
neppure quelli di sfondo.
Peppone e don Camillo, in una parola Guareschi,
riescono a collocarsi luno al fianco
dellaltro, quando il paese dove
il sole picchia come un martello sulle teste
degli uomini, soffre per la siccità
che spacca le zolle, inaridisce campi e
ruscelli, o quando il grande fiume, il Po,
inonda con la violenza delle sue acque campagne,
poderi, e strade. In entrambi gli avvenimenti,
non si vedono né ampolle druidiche,
né sbarramenti celtici, ma solo due
uomini, e il paese dietro, che muovendosi
come un sol uomo, creano un caso unico di
simbiosi mutualistica, che materializza
le aspirazioni di Guareschi, e sicuramente
di tutti noi, verso un sentimento unico:
lamore e il rispetto per luomo,
anche quando cè da combattere
contro i proprietari terrieri, in genere
ottusi e pateticamente attenti solo al proprio
immediato tornaconto economico.
Lingenuità di Peppone, che
per obbedienza alla disciplina di partito,
tiene nel suo ufficio il ritratto di Stalin,
ben si sposa con la caratteristica di prete
decisamente anomalo che è don Camillo.
Questo Guareschi lo sa.
La vis comica dei personaggi testimonia
la necessità di contrapporre alla
sfida per la ricostruzione, lautenticità
del sentimento di reciprocità come
antidoto alla deprivazione umana, e la presa
di coscienza che la realtà, nella
sua formulazione di dominio paralizzante,
può essere pensata con leggerezza
e passione. E una comicità
che esilia lovvio, lo scontato, per
dare vita a personaggi continuamente in
movimento, legati ai simboli che rappresentano,
ma colti nel momento in cui ne affermano
la riconosciuta autonomia. Fernandel e Gino
Cervi, sono i simboli-portatori di questo
progetto guareschiano, che è stato
quello di guardare dentro lanimo umano
con la precisa intenzione di comunicare
che il raggiungimento di un obiettivo comune
può mettere insieme il diavolo e
lacqua santa.
Sebbene Guareschi abbia guardato con seria
preoccupazione allapertura fatta da
De Gasperi alla sinistra, in realtà,
lui, lapertura laveva già
operata.
Certo, questo era possibile in quel Mondo
Piccolo, dove il sindaco non è un
politicante di mestiere, ma continua a fare
il meccanico per mantenere la famiglia,
e dove le persone hanno mantenuto una dimensione
umana, mentre il Potere viene esercitato
con passione e non con interesse.
E una dimensione esistenziale che
contrattualizza, tacitamente, una logica
politica fatta non solo di compromessi,
ma di semplici, immediate indicazioni di
quello che è il suo vero scopo, perseguire
il bene disinteressato dei propri cittadini,
senza dimenticare le proprie posizioni ideologiche,
ma senza mai anteporre linteresse
del gruppo o del partito a quello del Paese.
a cura di Salvo Ferlazzo