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ITALO CALVINO
(1923-1985)


A cura di Carlo Diana

Italo Calvino nasce a Santiago – Cuba – il 15 ottobre 1923, durante il breve trasferimento dei genitori per motivi professionali. Il padre Mario, ligure d’origine, è Agronomo mentre la madre, Eva Mameli, nativa della Sardegna, è biologa. Nel 1925 la famiglia ritorna in Italia, stabilendosi a San Remo.
Qui Calvino vive la sua infanzia che egli ricorda spensierata nel clima amorevole di in una famiglia dedita alle attività scientifiche ed alla ricerca. Il padre dirige la stazione sperimentale di floricoltura “Orazio Raimondo” di San Remo, mentre la madre collabora con l’Istituto di botanica della Università di Pavia. Il periodo fascista, nel quale il piccolo Italo è dalla storia incastonato, non sembra sulle prime segnare in modo particolare la sua personalità né sconvolgere la serenità familiare di quegli anni. Nonostante i genitori siano intimamente e culturalmente contrari al “Regime” , la loro posizione (socialista lei, tendenzialmente anarchico lui) sfuma dentro una generale condanna della politica. Il primo vero contatto con la cultura fascista, è vissuto da Calvino negli anni tra il 1929 ed il 1933, quando non può sottrarsi alla esperienza di diventar “balilla”, obbligo scolastico esteso anche alle scuole Valdesi frequentate dal piccolo Italo. Nel 1934 inizia la frequentazione del l ginnasio-liceo “G.D. Cassini”, dove coltiva quell’amicizia con Eugenio Scalari, che più tardi diverrà un importante rapporto per la sua crescita letteraria e politica. La famiglia Calvino non ha una fede religiosa, e per quei tempi manifestare apertamente un certo atteggiamento agnostico, costava almeno l’appellativo di “anticonformista”. Segno che Calvino ricorderà poi quale elemento di formazione importante, per averlo presto svezzato ai sentimenti della tolleranza, della diversità, con la conseguenza di predisporlo al costante confronto con le ragioni dell’”altro”. Famiglia di scienziati agnostici, quella di Calvino, che gli imprime una educazione alla tolleranza, tanto convinta quanto dissonante in quel periodo fascista. Sono questi i semi culturali e sociali di quella formazione poliedrica che il giovane Calvino più tardi tradurrà in una scrittura capace di spaziare dalla saggistica politica a quella letteraria e teatrale; dal racconto impegnativo, all’ironico a quello umoristico. Dalla pungente critica sociale, alla sceneggiatura di testi teatrali, fin’anche alla composizione di testi per canzoni. Ma proprio quando l’età gli darebbe occasione di gustare appieno quella grande ricchezza cosmopolita e culturale che si addensa nel circondario di San Remo in quegli anni, la guerra sconvolge la serena vita di provincia. Destina Calvino ad una serie di vicissitudini, dai toni anche drammatici, capaci però di saldarsi con l’apertura di vedute già matura nel carattere, forgiando così l’impegno politico e sociale che Calvino esprimerà in forma di partecipazione e di scrittura. Tra il 1941 e 1942, dopo aver completato gli studi liceali, si trasferisce a Torino e s’iscrive presso la facoltà di Agraria. Mentre prepara e sostiene gli esami dei primi anni, superati poi con successo ma senza convinzione, Calvino coltiva ciò che sempre più marcatamente appare come suo vero interesse: la letteratura, il cinema, il teatro. Scrive “la commedia della gente”, un lavoro teatrale per un concorso letterario e “pazzo io o pazzi gli altri” che presenterà alla casa editrice Einaudi ma senza successo. L’ambiente culturale di Torino, che Calvino frequenta assiduamente, ed i fermenti politici di contrapposizione al “Regime”, più che mai vivi nel capoluogo piemontese, fondono in lui letteratura e politica. Grazie all’amicizia ed ai suggerimenti di Eugenio Scalfari, focalizza i suoi interessi sugli aspetti etici e sociali che coltiva nelle letture di Huizinga, Montale, Vittorini, Pisacane. L’8 settembre del 1943 trova Calvino renitente alla leva. Contrario ad aderire alla Repubblica di Salò, trascorre un breve periodo nascosto e solitario, momento in cui approfondisce ulteriormente il canovaccio politico-sociale della sua passione letteraria. La definitiva scelta per la clandestinità, matura più per questioni affettive ed emozionali che per persuasione politica. All’indomani dell’uccisione del giovane medico Felice Cascione per mano fascista, Calvino aderisce alla brigata partigiana “ Garibaldi”. In verità, egli si definisce un anarchico, ma in quegli anni di clandestinità impara ad ammirare gli esiti positivi della organizzazione ed il coraggio che la genuina persuasione politica irradia, allorché è scelta convinta. Nel marzo del 1945, quando ormai gli alleati sono in Italia, Calvino è protagonista attivo in una delle ultime battaglie partigiane. Ricorderà l’evento nel racconto “Ricordo di una battaglia” scritto nel 1974. Dopo la Liberazione, mentre la sua inclinazione anarchica e libertaria non affievolisce, in lui va costruendosi un’ampia e complessa visione del mondo che non cede a semplificazioni politiche e sociali. Non esalta l’idea comunista sotto il profilo culturale e filosofico. Matura, ciononostante, l’esigenza di organizzare forme politiche e strutture sociali a difesa dei diritti, della dignità umana e della libertà. Con questo spirito aderisce al P.C.I. e ne diviene attivista e quadro, esprimendo la sua partecipazione con interventi di carattere politico e sociale, su quotidiani e periodici culturali, oltre che nelle sedi istituzionali del partito.
Si iscrive alla Facoltà di lettere di Torino, accedendo direttamente al 3° anno, grazie alla legislazione postbellica in favore dei partigiani ed ex combattenti. Conosce Cesare Pavese che diverrà guida culturale ed umana, oltre che “primo lettore” delle sue opere. Scrive “Angoscia in caserma” ed inizia una collaborazione con il “Politecnico”, periodico diretto da Elio Vittorini. Tra il ’46 ed il ’47 compone “Campo di mine”, vincitore di un concorso letterario indetto da l”Unità”, ed una serie di racconti che saranno poi messi assieme ne “Il sentiero dei nidi di ragno” , pubblicato successivamente. Dopo la laurea, che consegue con una tesi su Joseph Canard, inizia una collaborazione con l’Einaudi, curandone l’ufficio stampa. Il rapporto con la casa editrice sarà centrale nelle attività di Calvino, anche se talvolta intermittente ma ricco di incarichi sempre diversi e via via più importanti. Durerà fino al 1961, momento in cui si trasformerà in “consulenza editoriale esterna”. Le attività culturali si intensificano assieme alle conoscenze personali. Frequenta Vittorini, Natalia Ginzburg, Delio Cantimori, Franco Venturi, Noberto Bobbio, Felice Balbo. Collabora con “l’Unità” e con “Rinascita”. Nel 1948 viene pubblicato “Ultimo viene il corvo” e resta inedito “Il bianco Veliero”. Scrive interventi politico-sociali e di saggistica letteraria, su diverse riviste culturali, tra cui “Officina, “Cultura e realtà”, “Cinema Nuovo”, “Botteghe Oscure”, “Paragone”, oltre che sul “Politecnico” Di Vittorini già citato. Sulle riviste pubblica anche brevi racconti, fra cui “La formica argentina” e le prime novelle di “Marcovaldo”.
Nel mese di agosto del 1950 Cesare Pavese si suicida e Calvino perde l’amico e maestro, oltre che il suo “primo lettore”. Ne rimane sconvolto poiché Pavese era da lui vissuto come uomo forte di carattere e di temperamento risoluto. Gli resta il profondo rammaricato per non aver intuito il dramma dell’amico. I suoi viaggi sporadici si infittiscono e nel 1951 visita l’Unione Sovietica per un paio di mesi, dandone puntuale resoconto nel “Taccuino di viaggio in URS di Italo Calvino”, con cui vince il premio Saint Vincent . Scrive il romanzo “I giovani del Po” e, quasi di getto, “Il visconte dimezzato”.
Tra il ’53 ed il ’54 tenta un romanzo di ampio respiro che resterà inedito “La collana della regina”, mentre lavora assiduamente ad un progetto nuovo che lo appassiona particolarmente. Si tratta delle “Fiabe italiane”, rimaneggiamento e raccolta di antiche fiabe popolari , pubblicate nel novembre del 1956.
Sul versante dell’impegno politico, l’idea di società maturata con gli anni, non delude il suo spirito anarchico e libertario, anzi lo arricchisce e lo caratterizza nella forma di precisi interventi critici in occasione del XX Congresso del P.C.U.S. del 1956. Calvino esprime il dissenso per certi aspetti che la politica sovietica va prendendo, soprattutto in ragione della libera espressione e circa l’importanza della forma democratica. Ma non risparmia critiche neppure ad una certa chiusura culturale dei dirigenti del P.C.I., nè a a talune pratiche interne all’apparato. L’idea di un nuovo P.C.I. riformato e rifondato, che ispira Calvino, è dichiaratamente di matrice giolittiana. La disillusione è però incolmabile solo pochi mesi dopo il Congresso, quando l’armata russa invade la Polonia. Con i fatti di Praga matura in Calvino la decisione di abbandonare il partito. Dimissioni che formalizzerà nel 1957, seguite a quelle di Antonio Giolitti. Spesso interviene su una rivista di intellettuali dissidenti “Città aperta”, a conferma che l’amarezza maturata a seguito di certe scelte del partito non degrada in qualunquismo, ma si fa critica puntuale e propositiva.
Continua a scrivere ed a viaggiare e fonda con Vittorini il “Menabò di letteratura”. Tra il ’58 ed il ’62 pubblica “La gallina di reparto”, “La nuvola di smog” e l’antologia “Racconti”. Sulla rivista culturale “Contacronache” scrive testi di canzoni “Canzone triste, Dove vola l’avvoltoio, Oltre il ponte, Sul verde fiume Po”. Nel 1959 Pubblica il romanzo “Il cavaliere inesistente” e parte per un viaggio negli Stati Uniti, esperienza che diverrà soggetto del racconto inedito “Un ottimista in America” . Escono su “Menabò” il saggio “la sfida al labirinto” ed il racconto “La strada di San Giovanni”.
La sua fama è ormai affermata. Spesso è chiamato per conferenze e dibattiti in ogni parte d’Europa. Nell’isola di Maiorca riceve il premio internazionale Formentor. Nel 1962, in occasione di un ciclo di incontri letterari, conosce a Parigi la sua futura moglie, la traduttrice argentina Esther Juthit Singer, detta Chichita, che sposerà a l’Avana il 19 febbraio del 1964. A Cuba ha anche occasione di incontrare Ernesto Che Guevara. Torna in Italia e si stabilisce a Roma con la moglie ed il figlio di lei Marcello Weil.
Nasce in quegli anni “il gruppo ‘63”, corrente letteraria “neoavanguardia”, che Calvino segue con intereresse pur senza condividerne l’impostazione di fondo. Pubblica i racconti “la giornata di uno scrutatore “ e “Speculazione edilizia”. A fine ‘64 vanno in stampa le prime cosmicomiche “La distanza della Luna, Sul far del giorno, Un segno nello spazio, Tutto in punto”. Poco dopo pubblica “Il barone rampante” ed il dittico “la nuvola di smog , la Formica argentina”.
Il 12 febbraio del 1966 muore l’amico Elio Vittorini, al quale dedica il saggio “Vittorini: progettazione e letteratura”. Calvino traccia nel saggio il pensiero d’un intellettuale aperto e fiducioso, in dissonanza col pessimismo letterario di quegli anni, della decadenza e della crisi. All’indomani della morte di Vittorini, Calvino inaugura un periodo di meditazione, necessario forse ad elaborare il proprio vissuto, distante dal frastuono delle città e della vita pubblica. Così egli descrive il cambiamento: “Lo stendhalismo, che era stata la filosofia pratica della mia giovinezza, a un certo punto è finito. Forse è solo un processo del metabolismo, una cosa che viene con l’età, ero stato giovane a lungo, forse troppo, tutt’a un tratto ho sentito che doveva incominciare la vecchiaia, sì proprio la vecchiaia, sperando magari di allungare la vecchiaia cominciandola prima” . Nel 1967 si trasferisce a Parigi assieme alla famiglia. Segue il dibattito culturale francese ma conduce una vita pressoché in disparte, pur frequentando alcuni intellettuali parigini come Gorges Perec, François Le Lionnais, Jaques Roubaud, Paul Fournel, Raymond Queneau. Di quest’ultimo traduce “i fiori blu”, da cui la letteratura del maturo Calvino trarrà gli aspetti più umoristici ed i riferimenti cosmologici. Approfondisce la sua passione per le materie scientifiche e per il gioco combinatorio. I frutti di questo nuovo arricchimento già si manifestano nella raccolta di racconti “Ti con zero” , vincitore del Premio Viareggio 1968. Premio che però Calvino rifiuta, ritenendo ormai tali manifestazioni letterarie semplice espressione retorica, anche se, successivamente, accetterà altri premi letterari. Pubblica la prima edizione dell’antologia scolastica “La lettura”. Assieme a Guido Neri, Gianni Celati ed altri intellettuali, lavora al progetto per la realizzazione di una rivista sociale e letteraria a larga diffusione, destinata al grande pubblico. Pur non condividendo l’ideologia di fondo del sessantotto francese, Calvino è particolarmente attratto ed affascinato dal valore utopico disseminato in di certe rivendicazioni del movimento studentesco e sociale. Tra il ’69 ed il ’73 lavora ad alcuni progetti letterari e pubblica racconti e saggi su diverse riviste. Escono il racconto “I tarocchi” ed i saggi “Osservare e descrivere” e “problema da risolvere”, pubblicati nella nuova edizione testo scolastico “La lettura”. Nel 1971 scrive “Gli amori difficili” per la collana “Centopagine” della Einaudi. Nel 1972 vince il Premio Feltrinelli conferito dalla Accademia nazionale dei Lincei , pubblica “Le città invisibili” che sarà finalista al XXIII Premio Pozzale 1974 per la letteratura. In quell’anno inizia anche una collaborazione con il “Corriere della sera” che durerà fino al 1979, dove inaugura la serie di racconti del signor Palomar. Pubblica due lavori autobiografici, il primo, “Ricordo di una battaglia”, rievoca la dura ed umanamente ricca esperienza da partigiano. L’altro, “Autobiografia di uno spettatore”, particolare sguardo di Calvino sul cinema, diventa prefazione a “Quattro film” di Federico Fellini . Nel mese di maggio del 1975 inizia un altro periodo di intensi viaggi. A maggio è in Iran dove, per conto della Rai, cura la preparazione di un programma radiofonico. L’anno successivo si reca negli USA, in Messico ed in Giappone, per una serie di incontri e di conferenze. “il signor Palomar in Giappone”, racconto che pubblica nelle colonne del Corriere della sera, a quei viaggi si ispira. A Vienna, Nel 1976, viene insignito d’un importante premio letterario europeo, dal Ministero della Istruzione austriaco. Nel 1979 pubblica “Se una notte d’inverno un viaggiatore” ed inizia la sua collaborazione con il giornale “la Repubblica”. Chiude quasi completamente il suoi interventi di carattere politico e sociale, con l’amaro articolo “L’apologo sull’onestà nel paese dei corrotti”, pubblicato l’anno successivo sul quotidiano diretto da Eugenio Scalfari. Gli anni ’80 vedono Calvino, ritornato a Roma con la famiglia, prevalentemente alla ricerca lungo quel territorio che è il punto di confine tra letteratura e scienze, sempre ispirato all’amico francese Queneau . Ne cura l’opera “Segni cifre e lettere” e ne traduce la “Piccola cosmologia portatile” redigendone anche la guida. S’impegna altresì nella stesura di testi teatrali, dove tenta d’inserire l’arte cosmologica e combinatoria. Nel 1983 esce “Palomar” pubblicato da Einaudi. Per la casa editrice torinese cura anche l’introduzione ad “America” di Kafka. A causa della seria crisi in cui versa l’Einaudi, nel 1984 è costretto a pubblicare presso Garzanti “Collezioni di sabbia” e “Cosmicomiche vecchie e nuove”. L’anno successivo, proprio mentre lavora ad una serie di conferenze (“Lezioni americane” pubblicate postume) che dovrà tenere presso l’università di Harvard, Italo Calvino è colto da un ictus. Muore il 19 novembre nell’ospedale Santa Maria alla Scala di Siena.
Sono usciti postumi anche i volumi "Sotto il sole giaguaro", "La strada di San Giovanni" e "Prima che". (a cura di Carlo Diana)

Le opere
 
Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
Ultimo viene il corvo (1949)
Il Visconte dimezzato (1952)
L´entrata in guerra (1954)
Fiabe italiane (1956)
Il Barone rampante (1957)
La nuvola di smog (1958)
Il cavaliere inesistente (1959)
La giornata di uno scrutatore (1963)
Marcovaldo (1963)
La speculazione edilizia (1963)
Le cosmicomiche (1963)
Ti con zero (1967)
Il castello dei destini incrociati (1969)
Le città invisibili (1972)
Ultimo viene il corvo (1976)
Se una notte d´inverno un viaggiatore (1979)
Una pietra sopra (1980)
Palomar (1983)
Collezione di sabbia (1984)
Cosmicomiche vecchie e nuove (1984)
Sotto il sole giaguaro (1986)
Racconti (1958)
Lezioni americane. Sei parole per il prossimo millennio (1988)
Sulla fiaba (1988)
La strada di San Giovanni (1990)
I libri degli altri. Lettere 1947-1981 (1991)


Altre fonti:
https://www.italica.rai.it/principali/argomenti/biografie/calvino.htm
https://www.italialibri.net/autori/calvinoi.html

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DA LEGGERE:

Marcovaldo, ovvero le stagioni in città
Mondadori 2002

171 pagine - prezzo euro 14.80

ISBN 8804509090

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Il sentiero dei nidi di ragno
Einaudi 2002

196 pagine - prezzo euro 7.50
ISBN 880616368X

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Il barone rampante
Mondadori 2001

189 pagine - prezzo euro 12.40
ISBN 8804497971

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