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LE INTERVISTE
DI ELISABETTA BILEI
Intervista
a: ALESSANDRA ORSOLATO
Immaginate un giardino.
Rigoglioso, ricco di fiori sbocciati e colorati,
i cespugli ben tenuti e il prato accuratamente
tagliato.
Uno spettacolo, insomma.
Ma dietro a uno spettacolo del genere, cè
sempre qualcuno.
Qualcuno che si prende cura di ciò, qualcuno
che ci lavora sapientemente e pazientemente,
qualcuno che ama quello che fa e che lo fa proprio
perché lo ama.
Un giardiniere, insomma.
Noi oggi parleremo con uno di loro.
Solo che i fiori saranno parole, i cespugli
pause, il prato una storia.
E il giardiniere, una scrittrice.
Alessandra Orsolato il suo nome, lArco
di Eros quello del suo giardino.
Chi
è...
Alessandra Orsolato
Alessandra Orsolato nasce
nel 1972 a Verona. Dopo la maturità
liceale si iscrive alla facoltà
di Lettere e Filosofia dove conseguirà
la Laurea nel 1999.
La caratteristica fondamentale del suo
carattere è la passione. Ama la
vita in ogni sua forma ed è spasmodicamente
affamata di novità e di esperienze
da vivere fino in fondo.
Scrivere romanzi gialli è diventato
il suo irrinunciabile passatempo. E
così che nel 2005 decide di pubblicare
con la casa editrice Montedit il suo romanzo
thriller Larco di Eros.
Ha inoltre partecipato al corso di scrittura
creativa tenuto da Marco Ongaro presso
il Teatro Stabile di Verona e ha collaborato
con i racconti La sciarpa rossa
e Lincontro e con la
poesia Rime dAmore alla
realizzazione del libro Via Stella 42
in uscita a giugno 2007.
Ti senti più artigiana o artista
delle parole e perché?
Né luno né laltro.
Sono convinta che le parole possano regalare
a chi le ascolta o le legge sensazioni potentissime,
nel bene e nel male. Con le parole puoi ferire,
con le parole puoi amare, con le parole puoi
divertire.
A mio avviso le parole non sono contrapposte
ai fatti ma sono esse stesse fatti, proprio
perché sono in grado di provocare in
noi le medesime reazioni che procurano i fatti.
Tutti usano quotidianamente parole per comunicare
i bisogni e le necessità ordinarie mentre
solo alcuni le utilizzano per dare sfogo a bisogni
più profondi dei quali non conoscono
la radice e forse a volte nemmeno lesistenza.
Io sono semplicemente una di queste persone.
La lettura è fonte di ispirazione?
E per te quali letture lo sono state?
Certamente sì. A mio avviso se vuoi essere
un bravo scrittore devi prima essere un accanito
lettore
Sono fermamente convinta che ognuno di noi si
porti dentro lintero bagaglio culturale
della collettività alla quale appartiene.
Leggere ciò che altri hanno scritto prima
di noi e magari anche contemporaneamente a noi
ci permette di confrontarci e quindi di migliorarci.
E tutto un lavoro di sintesi nella quale
due artisti o due gruppi di artisti si confrontano
per poi trarre ciascuno dei benefici che potranno
apporre alla loro opera.
E pur vero che larte è semplicemente
espressione di sé, senza regole né
direzioni, ma è altrettanto vero che
tutti gli artisti usano gli stessi strumenti
per fare arte. Ecco quindi che si creano dei
registri ai quali è difficile sottrarsi.
Ad esempio se io scrivo romanzi gialli è
evidente che nella mia narrazione dovrò
introdurre un assassinio e un omicida. Dovrò
decidere se svelare nelle prime pagine il nome
dellassassino e far assimilare quindi
al lettore il punto di vista dellinvestigatore
fino allo smascheramento finale o al contrario
far adottare al lettore solo esclusivamente
il proprio punto di vista muovendo i miei personaggi
come se fossero attori su un palcoscenico; o
ancora potrei decidere di dare voce ad un personaggio
secondario e di farne lio narrante, osservando
le scene da una angolazione decisamente marginale.
Vi sono mille modi, o registri per dare forma
alla mia ispirazione e questi registri li posso
imparare soltanto osservando il lavoro degli
altri. Per quanto mi riguarda, la mia maestra
indiscussa è Agatha Christie, unautrice
semplicemente straordinaria dalla quale non
finirò mai di imparare e alla quale devo
anche il successo che ha avuto lArco di
Eros.
Scrivere è una questione di pelle
o di neuroni?
E evidente che la propensione naturale
è determinante per la riuscita non solo
di unopera letteraria ma, se vogliamo,
di tutte le operazioni che gli esseri umani
sanno compiere. A mio avviso, però, lartista
non è più dotato degli altri (come
potrebbe essere per esempio uno scienziato)
non ha quindi più neuroni che funzionano
meglio, ma semplicemente ascolta i messaggi
della vita mentre altri sono talmente impegnati
a viverla che non hanno né tempo né
voglia (ma hanno la propensione!) di ascoltarne
la voce e di riproporla. Lartista riesce
purtroppo! - a vivere solo attraverso
la sua opera; è in un certo senso uno
strumento nelle mani di una entità più
grande e più potente che si deve esprimere
e che non trova altro modo di farlo se non attraverso
esseri umani dotati di antenne in grado di captarne
il segnale. Il prezzo da pagare per questi individui
sarà altissimo ma in compenso il messaggio
giungerà a destinazione decodificato.
Il fatto che venga più o meno divulgato
allinterno della collettività è
totalmente indifferente. A questo penseranno
gli editori, i commerciali, i librai, i galleristi,
i pubblicitari ecc. Tutto ciò a questa
entità potente non interessa minimamente.
Secondo te cè sempre qualcosa
di noi in ciò che raccontiamo? E cosa
cè di te nel tuo romanzo?
Come tutti gli individui anche lartista
ingloba fin dalla nascita piccole e grandi esperienze
che poi rimangono radicate nel corso della vita
e si esprimono attraverso il carattere, il modo
di porsi, il modo di parlare... E evidente
quindi che questo si rifletterà anche
nella sua opera seppur in forme e con modalità
diverse. Per quanto mi riguarda cè
una piccola parte di me in ogni personaggio
femminile del mio romanzo anche se, come è
stato più volte sottolineato, i miei
personaggi sono stati dipinti, volutamente,
come rappresentanti delle varie tipologie umane.
Ma a ben guardare ogni donna chiamata in causa
dal racconto ha le sue contraddizioni: ecco
quindi che vedremo una bisbetica che intesserà
una amicizia complice con la avvocatessa, di
contro avremo una avvocatessa che nonostante
la fermezza del suo carattere e laudacia
dellimpresa che deve compiere si troverà
spiazzata e fragile di fronte alla verità;
avremo una protagonista debole e sottomessa
che troverà la forza di risolvere il
problema che la sta attanagliando, e così
via.
Non il bianco e il nero quindi, ma un po
di bianco e un po di nero. Al di là
della trama del racconto che le ha volute chi
cattiva, chi debole, chi sottomessa, chi brava
e intelligente, chi innamorata , e delle
azioni che queste donne hanno svolto perché
costrette dal copione, tutte, seppur
in dosi diverse, portano traccia di me e del
mio percorso di vita.
Se il successo fosse in cima ad una montagna,
tu a che punto del sentiero ti sentiresti arrivata?
Risponderò a questa domanda con una
bellissima citazione che ho trovato in un libro
di Wayne W. Dyer: Il successo è
un viaggio non una stazione di arrivo.
Avevo in testa questa frase quando mi accingevo
a scrivere Larco di Eros e tuttora la
ripeto a me stessa tutte le volte che faccio
qualcosa che esula dalle mie attività
ordinarie. Quello che conta è dare espressione
di sé; fare una cosa perché la
si sente di fare non perché ci si aspetta
il plauso dagli altri. Se poi agli altri piace,
bene, è un regalo in più della
vita, ma questo non ci deve condizionare. Personalmente
considero già un successo il fatto che
Larco di Eros esista, che si possa toccare,
che lo si possa leggere e, perché no,
anche criticare.
Quando scrivi lorologio non ha più
lancette o queste corrono fin troppo veloci?
Quando scrivo ogni componente materiale della
vita come fame, sonno, e quindi anche tempo
che scorre, passano in secondo piano, quasi
non esistono o io non le percepisco. La sensazione
che si prova è paragonabile allo stato
ipnotico che regalano certe musiche: mentre
le ascolti dimentichi tutto, persino chi sei.
Fai parte tu stesso di quelle note che arrivano
alle tue orecchie e ne godi. Così è
scrivere. Almeno per me.
Tu scrivi dunque sei?
Come dicevo più sopra ogni essere umano
deve seguire le proprie inclinazioni naturali.
Se non lo fa può comunque donare alla
collettività opere straordinarie ma sarà
sempre in conflitto con se stesso.
Indipendentemente dal risultato, quindi, ognuno
di noi è sé stesso quando fa le
cose per le quali è stato in un certo
senso programmato. Ebbene, la vera Alessandra
Orsolato è quella che scrive. Quella
che si tuffa nel quotidiano nelle vesti di impiegata
è solo un surrogato che però mi
è necessario per far fronte ai problemi
quotidiani. Una dicotomia che a volte è
difficile da accettare. Ma, almeno per ora,
non ho altra scelta.
Se lArco di Eros fosse unessenza
profumata quale sarebbe e perché? Una domanda sicuramente particolare
Credo che sarebbe senza dubbio un olio essenziale
perché è un concentrato di emozioni.
per gentile concessione di
Elisabetta
Bilei
e Alessandra Orsolato
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