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LE INTERVISTE
DI ELISABETTA BILEI
Intervista
a: MASSIMILIANO MARTINES
Nellanima di un artista.
Mi ha sempre incuriosito la gente di fronte
allo specchio, è così buffa
I bambini, ad esempio, si travestono da adulti
mentre gli adolescenti misurano i propri cambiamenti.
Alcuni scappano, altri si adorano. Ma tutti,
almeno per un istante, si guardano dentro. Fissano
la loro immagine e vanno al di là di
essa, aprono un varco nella loro anima.
E questo è quello che fa un artista,
sempre, ed è questo il viaggio che intraprendiamo
oggi con Massimiliano Martines.
Chi
è...
Massimiliano Martines
Nasce a Galatina il 14
aprile 1974. Vive e lavora a Bologna.
Ha pubblicato le raccolte di poesia "Della
sete dell'anello" (Piero Manni ed.,
2000) e "Ho scritto ti amo sullo
specchio" (ed. Pendragon, 2006),
è in uscita la raccolta di testi
teatrali "Anime infernali" (ed.
Giraldi). Ha ricevuto alcuni premi e segnalazioni
per poesia, narrativa e teatro. Ha partecipato
in veste di attore agli spettacoli "Fuoco
centrale" del Teatro Valdoca, "Tempesta"
e "Iliade" del Teatrino Clandestino.
È del 2000 Un Pinocchio spericolato,
a firma di deicalciteatro, compagnia da
lui fondata, già vincitrice per
la sezione teatro, del premio del Comune
di Bologna Iceberg 98, con lo spettacolo
"Sul fondo". Nel 2001 fonda
la compagnia dry_art di cui è attore,
regista e drammaturgo negli spettacoli:
"Rum Ofelia", "Abbandonàti",
"Anima nera", "Les enfants
terribles" e il recentissimo "Era
male", adattamento di "Une saison
en enfer" di Arthur Rimbaud. È
anche autore di video: "Sangue cattivo"
è il suo ultimo lavoro. Attualmente,
oltre a gestire locali di intrattenimento
e ristorazione, si occupa di eventi culturali
e sta lavorando alla realizzazione di
un cd.
Cosa lega e cosa divide Massimiliano Martines
attore da Massimiliano Martines scrittore?
Le cose che accomunano l'attore e il poeta sono
tante: l'urgenza del dire, i silenzi, il narcisismo,
la forza di volontà, l'ironia, la sensualità,
la violenza, .. potrei continuare ancora ..
penso sia sufficiente vedermi dal vivo per rendersi
conto delle aderenze. Mi sembra più interessante,
invece, passare in rassegna le cose che dividono
le due anime. Paradossalmente mi sento più
vivo nella scrittura poetica che nel fare teatro.
La poesia vive di cose reali, vere, te la puoi
portare ovunque, ti sorprende frequentemente,
si lascia scrivere anche nel bel mezzo di una
discoteca tra suoni infernali (molti componimenti
del mio recente libro sono nati così!).
Ovunque poesia! Il teatro ha bisogno di concentrazione,
di luoghi asfittici, cupi, e parlo di luoghi
sia fisici che mentali (almeno questo è
il teatro che io ho avuto modo di frequentare
e di fare, il futuro è tutto in divenire
..). Il teatro è borghese anche nelle
forme più avanguardiste e sperimentali,
è fatto da figli di papà, gente
annoiata che simula spessori e si riempie la
bocca di paroloni. La poesia è invece
un dono, sfugge ad ogni paradigma sociale, gode
di una maggiore orizzontalità, è
una lingua che sgorga dal ventre, dalle zone
più remote, è mia mamma quando
piange al cesso, è mia mamma quando canta
tra i fornelli.
La poesia oggi è destinata alla morte
o alla rinascita? E per lei cosa rappresenta?
Non so rispondere a questa domanda, anche se
mi piacerebbe (in maniera positiva, ovviamente!).
Vedo che c'è una ripresa d'interesse
per la poesia. Il problema è che rischia
di diventare un fenomeno transitorio, non oserei
dire una moda, anche se sono tentato dall'affermarlo.
Diciamo che il Mondo è in un passaggio
criticissimo, le coscienze sono smarrite, la
Poesia ha la capacità di parlare per
direttissima al cuore delle persone. il problema
è sempre il solito: i potentati, le lobby
che si nascondono anche in questo ambiente,
apparentemente senza alcuna risorsa economica.
Mi riferisco a gruppi che esercitano il sottile
e volgare ricatto culturale dell'accademismo
e del baronato universitario, o di quei gruppi
che si mascherano con tutti gli -ismi possibili
e immaginabili, le avanguardie del belletto
.. Un altro serio ostacolo che si frappone a
una reale affermazione della poesia è
la mancanza assoluta di un'arte oratoria, da
un lato, e dall'altro la presenza invadente
di una retorica oratoria ora cotonata, ora invece
in camuffa da naif: tutto ciò contribuisce
a seppellire larte sotto spesse coltri
di forfora e muffa. Per ciò che mi riguarda
ho avuto la fortuna di aver studiato recitazione
(fuori dalle scuolette, seguendo grandi maestri
come Danio Manfredini e Fiorenza Menni per esempio),
eppure il nervo non me l'ha insegnato nessuno.
Se non avessi inciso sulla pelle le parole e
l'esperienza, probabilmente sarei un insopportabile
trombone, come tanti. Per me la poesia rappresenta
una assoluta coincidenza tra la voce fisica
e la voce del mio sentire. La poesia è
militanza. Ogni volta che faccio un reading
mi auguro di appassionare sempre più
gente, di rendere esplicite chiavi di lettura
e decodificazione delle metafore poetiche, del
linguaggio, dei sentimenti, .. È una
cosa che non faccio solo per me stesso e per
il mio egocentrismo.
Il suo Ho scritto ti amo sullo specchio
(Edizioni Pendragon € 11,00) ha, tra gli
ingredienti, più latte, sale o limone?
Quest'ultimo libro forse ha più sale
rispetto alla mia precedente prova. Non parlo
solo di sapore, anche di quello ..! Mi riferisco
al bruciore che il sale provoca su una ferita
aperta, laddove la ferita è uno squarcio
molto personale e il sale è un additivo
che tocca corde di una sofferenza umana vasta,
inquietante, allibente.
La scrittura per lei è come uninnamorata,
una confidente o una psicologa?
Come un'innamorata cui darsi con tenerezza spiazzante
e con inaudita ferocia, nel mezzo c'è
il poetuncolo che si rassicura con le serenate
d'amore e si fregia della propria sensibilità
d'accatto tra campi in fiore e uccellini cinguettanti.
Io vengo dal rock, dalla strada, la mia voce
è scartavetrata e i miei amori sono tutti
irrimediabilmente, maledettamente tormentati.
Hai detto di venire dal rock, dalla strada.
Cosa ti hanno insegnato?
A cadere in piedi sempre e a saper riconoscere
le persone vere, i fratelli, la gente che mi
somiglia. A contrastare l'ipocrisia, la noia
borghese, l'ingiustizia, l'arroganza, ..così
come mi hanno insegnato, sia il rock che la
strada, a fidarmi dell'altro, a guardarlo negli
occhi e specchiarmici dentro.
Hai un libro da comodino? Uno di quelli
che mai ci si stanca di leggere e nel quale,
per ogni volta che si prende in mano, si trovano
sempre cose nuove?
In realtà ne ho due: uno è Camere
separate di Pier Vittorio Tondelli, l'altro
è Une saison en enfer di Arthur Rimbaud.
Rispecchiano due parti di me sempre pulsanti
e vive: una romantica e tenera, l'altra rabbiosa
e talvolta ingenua.
Scrivere, per te, significa leggersi dentro
o leggere il mondo?
Senza dubbio scrivere è un ottimo mezzo
per conoscere se stessi, io lo faccio continuamente,
ma nello stesso tempo è lo strumento
che consente di indagare il mondo e decifrarlo,
proiettandovi sopra la propria visione fatta
di desideri, posizionamenti, attitudini, ..
Non si legge il mondo ma lo si filtra attraverso
la propria esperienza che rimane unica, singolare,
insopprimibile. Qui subentra una riflessione
sulla verità e la relatività.
Ognuno ha la propria verità, è
fuori di dubbio!, ma attenzione che questo non
sia un modo per relativizzare ogni cosa e azzerare
il senso critico: è un rischio molto
attuale e gli ambienti artistici tendono ad
aggravarlo sottomettendo irrimediabilmente l'etica
all'estetica. E' il gioco del Capitalismo più
subdolo che vende modelli a go-go e che ingurgita
avidamente tutto, senza alcun ritegno. Ci sono
artisti meravigliosi che lavorano, per esempio,
per Fabrica che è del Gruppo Benetton,
i loro oggetti, pur essendo prodotti in serie
(e questo potrebbe avere anche un suo senso),
sono bellissimi, a volte veicolano anche un
significato, purtroppo (come tutti i prodotti
di Benetton) vengono fatti in Sri Lanka, in
Cina, in Turchia, non si sa dietro quale sfruttamento
del lavoro, magari anche minorile... Qui c'è
una verità ineludibile davanti alla quale
le ragioni personali non sono altro che alibi
incredibili, non scusabili, non accettabili.
per gentile concessione di
Elisabetta
Bilei
e Massimiliano Martines
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