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LE INTERVISTE
DI PB
Morena
Fanti Intervista Daniele Barbieri
Chi
è...
Daniele Barbieri
Daniele
Barbieri, giornalista e saggista,
è nato a Roma nel 1948. Attualmente
vive a Imola. Da sempre impegnato nei
movimenti per la pace e per la giustizia,
ha lavorato per numerose riviste e per
i quotidiani "il manifesto"
e "Lunione sarda". Attualmente
è redattore del settimanale "Carta".
Di recente ha animato lagenzia
online "Migra"; nel 2005 è
uscito, pubblicato da Emi, il libro
"Migrante-mente - il popolo invisibile
prende la parola" (curato da Sabatino
Annecchiarico), che raccoglie scritti
di 25 fra autori e autrici, per lo più
migranti, ripresi dal sito. Come reporter,
e come persona impegnata contro le guerre,
è stato nei Balcani, in America
latina, in Africa e nellaprile
2002 in Palestina-Israele e più
volte in Africa (anche come osservatore
elettorale nelle recenti elezioni
in Congo). Ha un omonimo che insegna
alluniversità ed è
appassionato anche di fantascienza:
spesso i due vengono confusi ma loro
sorridono e non si offendono. Quel particolare
Daniele Barbieri qui intervistato è
papà di Jan e marito di Tiziana
e di entrambe le cose si vanta assai
(almeno per 351 giorni lanno).
Siccome ha unincredibile faccia
tosta, pur non essendo un attore, porta
in giro due letture tra fantascienza
e cronaca: ma lo spazio a nostra disposizione
è finito, tenetevi la curiosità.
Di buoni sentieri è
lastricato il mondo.
E anche il futuro. un colloquio con Daniele Barbieri
a cura di Morena Fanti
Una serata in una tranquilla
biblioteca di paese nei dintorni di Bologna.
Loccasione è una Conversazione
con lautore, che in questo caso
è Daniele Barbieri. Niente di più
sicuro e normale, così almeno
sembra. Ma limprevisto è spesso
dietro langolo. Visioni pericolose e penultime
verità sono sempre in agguato, in questo
come in un altro mondo, o meglio ancora, in
un mondo altro.
Potrei dirvi che sono stata folgorata da un
uomo e dalle sue parole e sono sicura che mi
credereste. E forse è davvero così,
qui dove tutto è possibile.
Barbieri presentava il libro Di futuri
ce nè tanti (per Avverbi
editrice), da lui scritto in coppia con Riccardo
Mancini, un libro che è una sorta
di guida alla fantascienza come scrive
Valerio Evangelisti nella prefazione. Non avevo
mai letto nulla di fantascienza e ho ascoltato
con occhi particolarmente attenti laffascinante
esposizione di Daniele Barbieri, che è
un vero esperto di questo genere letterario.
Mentre lo ascoltavo pensavo che forse la mia
ritrosia verso queste letture era dovuta al
fatto che nessuno mi aveva mai introdotto su
questi sentieri di buona fantascienza.
Ho pensato che ciò poteva essere accaduto
anche ad altri e che spesso per interessarsi
di un argomento serve solo una buona guida.
Una buona guida e risposte interessanti. Credo
che Daniele Barbieri ce ne fornirà alcune.
Si dice che la fantascienza
stia passando un momento di flessione nei gusti
e nei favori dei lettori. Cosa ha provocato
questa diminuzione dinteresse per un genere
letterario che in altri anni è riuscito
a generare grandi entusiasmi e grandi fermenti? «Partiamo dallinizio? La fantascienza
ovviamente è letteratura, dunque il suo
principale valore è nelle buone storie
e/o in una scrittura di qualità. Ma nasce,
cresce, diventa di massa e si aggroviglia
allinterno del secolo in cui trionfano
la scienza e la sua cuginetta tecnologia. Il
900 delle grandi speranze e dei grandi
incubi, anche rispetto alle scienze portatrici
di libertà o di nuove oppressioni. Qui
forse si può mettere un punto fermo.
Detto in estrema sintesi a me e a Riccardo Mancini
sembra che la crisi (poi bisognerebbe chiarire
meglio questo concetto) della fantascienza nasca
allinterno di un più generale buio
cioè dallidea diffusa che la storia
stia deragliando e le speranze,
i progetti, le grandi possibilità democratiche
e/o sovversive della ricchezza sociale (intellettuale
e materiale) vadano dimenticate. E un
discorso lungo e non vorrei, per eccesso di
sintesi, ridurlo a slogan ma è chiaro
che il pensiero unico vigente sta censurando
e bloccando molte teste oltreché scrittori,
scrittrici, editori Io e Riccardo siamo
fiduciosi che la fantascienza possa ancora aiutarci
e, più in generale che (per dirla con
Eduardo De Filippo) à da passà
a nuttata. Da qui la voglia di ricordare
urlare forse - che di domani ce nè
davvero tanti. Ricordarlo leggendo anche buoni
romanzi e racconti è un modo piacevole
per impiegare un po di tempo e per slacciare
qualcuna delle catene attorno al nostro pensare
e vivere».
Se leggere un buon libro ci
spalanca le porte di un mondo nuovo e ci apre
la mente, cosa può fare per noi un buon
libro di fantascienza? «Per usare la citazione di uno dei
nostri amori (ovvero scrittori e scrittrici
che ci hanno preso al laccio), cioè Theodore
Sturgeon, il compito della buona fantascienza
è svegliare il mondo sullorlo
dellimpossibile. La quarta di copertina
tuona e sussurra (parole di Marge Piercy) che
per conquistare un futuro bisogna prima
sognarlo. In questo intreccio proviamo
a mostrare per 8 sentieri (i temi sono: città;
robot; computer e dintorni; cyborg; religioni;
sesso, amore e x; galere; il potere) queste
potenzialità. E ovvio, gentile
intervistatrice (detto con sorriso alla gatto
del Cheshire) che se io ora le riassumessi tutto,
beh lintervista verrebbe lunghetta e poi
non venderemmo una copia in più (questa
la dico con tono da bottegaio ruffiano). Semplificando:
la buona fantascienza è piacevole, necessaria
e direi persino urgente. Wow».
Scrivere di mondi inventati,
di un futuro spesso temuto, è solo opera
di una fantasia molto vivace o è anche
legato ai timori che dobbiamo tollerare nella
nostra anima e nella nostra vita? La scrittura
diventa allora come una forma desorcismo? «Mmmmmm. Io e il mio socio di scrittura
crediamo (non è una gran scoperta, intendiamoci)
che gli esseri umani siano sempre divisi fra
paure e desideri. La percentuale di questi timori
e speranze varia, ovviamente, a seconda delle
persone e delle loro esperienze, del contesto
storico e sociale, delle informazioni alle quali
possiamo accedere o delle molte importanti di
cui (pur se viviamo in democrazia) ci è
negato disporre. Ogni scrittura è forse
anche un esorcismo. E anche azzeccare le paure
vere (non quelle strumentali agitate dal circo
mediatico e dalla cattiva politica) è
importante. La migliore fantascienza ci sfida
a verificare paure e desideri su unonda
lunga, su alcuni dei possibili mondi che possiamo
conquistare o perdere. Che la scrivano persone
con competenze scientifiche o meno, che siano
odiosi reazionari, simpatici riformisti o pericolosi-affascinanti
sovversivi importa questo costringerci (in forma
letteraria e appunto piacevole) a fare i conti
con domande del tipo: e se davvero succedesse?
oppure se potessi scegliere un universo
alternativo quale davvero vorrei? o cose
del genere. Piccola polemica: che poi noi viviamo
la nostra vita (lei usa questa espressione)
e non quella imposta da altri è una importante
e drammatica questione che andrebbe seriamente
discussa e non solo da romanzieri, psichiatri
o politici».
Quanto il nostro vivere nel
mondo reale, e cioè la politica, leconomia,
i problemi sociali, influiscono su una scrittura
fantascientifica? «Luno e laltro. La fantascienza
influenza il reale e viceversa. Per me
e credo di poter dire anche per Mancini
non è buona cosa vivere (e/o scrivere)
con tutti e due i piedi nel cosiddetto mondo
reale e neppure interamente in una dimensione
fantastica: lideale è stare un
po qui e un po lì».
Credo si possa dire che Philip
K. Dick sia uno dei suoi autori preferiti, se
non il preferito in assoluto. Mincuriosisce
sapere cosa lo rende così eccezionale.
Per dirla come una donna tradita dal marito:
cosha Dick che gli altri non hanno? «Per proseguire sulla metafora Dick
è il mascalzone geniale che tutte e tutti
vorrebbero amare, salvo ogni tanto sbottare
con un questo è troppo per
poi tornare a ri-innamorarsi. Ma se di amore
vogliamo continuare a ragionare, io e Mancini
confessiamo tre grandi passioni (Dick, Sturgeon
e Ursula Le Guin) più una scandalosa
quantità di flirt. Provare per credere.»
Qual è il libro che
consiglierebbe a chi non ha mai letto nulla
di fantascienza? Non le chiedo il libro che
lei ama di più, ma un libro che faccia
pensare: Comè che non lho
letto prima? Cosaltro mi sono perso? «E una domanda-trabocchetto.
Dovrei rifiutarmi di rispondere, anzi toglierle
il saluto. Oppure rispondere che il mio primo
choc fu con Cristalli sognanti di
Sturgeon: avevo, mi pare, 13 anni e da allora
continuo a regalarlo o prestarlo. Una sola persona
- su credo davvero centinaia - non mi ha ringraziato.
Ma ci sono cascato, sto parlando di passioni
e svicolo sul suo amo, sulla rete tesa. Però,
gentile intervistatrice, sia franca con me:
se un bipede le dicesse che non ha letto Calvino
e Pasolini, oppure Shakespeare e Toni Morrison,
oppure Farah e Scorza . lei avrebbe il
coraggio di dire Ti sei perso questo?
no, credo che onestamente parlerebbe di mondi
e mondi e mondi da esplorare».
Lei ha scritto Di futuri
ce nè tanti in coppia con
Riccardo Mancini, e sembra anche che il libro
vi sia riuscito bene ;-) e che la vostra coppia
Erremme Dibbì funzioni, almeno per quanto
riguarda la scrittura. In una società
in cui nessuna coppia resiste e in cui tutti
litigano, non è già fantascienza
che due scrittori riescano a lavorare insieme? «E ancora più sorprendente
forse che a volte (nei momenti più tranquilli
o allopposto nelle urgenze più
agghiaccianti) quando io e Riccardo lavoriamo
insieme esca fuori una terza persona, idee e
persino un modo di scrivere che non è
la somma di Barbieri e Mancini ma appunto Erremme
Dibbì. Fra laltro, come ha notato
qualche persona molto attenta, questa terza
persona ha alcune caratteristiche femminili
che invece noi due, maschiacci nel bene e un
po anche nel male, neppure sapevamo di
avere».
Per gentile concessione di
Morena Fanti
e Daniele Barbieri)
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