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LE INTERVISTE
DI ELISABETTA BILEI
Intervista
a: GIORDANO GIACCONI
Chi
è...
Giordano Giacconi
Nasce ad Ancona il 27 Dicembre
1978.
Cresciuto in un collinare paese di periferia,
segue studi tecnici in attesa di una maturità
non scolastica che tarda ad arrivare.
Osserva la vita che gli passa a fianco
come spettatore inconsapevole di quanto
a volte le cose possano cambiare. Studia
e lavora duramente e ad un certo punto
crede anche di averci capito qualcosa.
La chiarezza nella sua mente non dura
che il tempo di un abbaglio poi attimi
infiniti di confusione. Gettato il diploma
nella spazzatura si rifugia in una fabbrica
di mobili ed è proprio qui che
il grande tarlo prende di nuovo a dargli
la caccia. Dopo aver deciso che spesso
nella vita non vi è molto da decidere
comincia a trasmettere i suoi pensieri
ad una tastiera. Nel 2006 pubblica il
suo primo lavoro con la Prospettiva Editrice:
Confessioni di un giovane pazzo.
Un romanzo indipendente colmo di passione
e svincolato da qualsiasi catena letteraria.
Il mondo letterario lo appassiona e questo
lo porta a presentare il libro ad importanti
fiere, prima fra tutte quella di Torino.
Smette di giocare a calcio alletà
di 25 anni dopo un brutto infortunio.
Da quel momento in poi alterna il lavoro
alle letture, dove predilige autori come
Isabel Allende, Charles Bukowski, Alessandro
Baricco, e biografie di personaggi che
molto hanno contato nella storia quali
Ernesto Che Guevara. Rimane affascinato
da Centanni di solitudine
di Gabriel Garcia Marquez.
Giordano Giacconi, innamorato
amante amatore della scrittura
Lamore è passione, desiderio,
affetto, condivisione.
A un amore e alle sue mille sfaccettature puoi
dedicare te stesso e la tua vita senza mai pentirtene:
cè lamore carnale, e quello
amichevole, e anche quello genitoriale, e tutti
quelli per cui valga la pena vivere.
È forse questo che lega Giordano Giacconi
alla scrittura?
A voi scoprirlo.
La vita è fatta di molte cose,
è fatta di gioie e dolori, di giorni
buoni e di giorni cattivi, di cose belle e di
cose brutte.
Queste sono tue parole (Confessioni di
un giovane pazzo Prospettiva editrice,
10 euro) E la vita di uno scrittore di cosa
è fatta?
La mia vita è fatta di tante cose: è
fatta di lavoro, di sport, di vino, amore, gioia
e dolore. Posso dire che la mia vita sarebbe
del tutto normale se non mi fossi messo in testa
di voler fare a tutti i costi quello che più
mi piace. Scrivo da parecchio tempo, ma solo
dopo aver terminato "Confessioni di un
giovane pazzo" mi sono reso conto di quello
che volevo veramente dalla mia vita. Un lavoro,
una casa, un mutuo, non mi basta, una ragazza
che amo e che mi ama e tanti progetti futuri,
non mi basta, una brutta esperienza superata,
un ginocchio rotto e la ripresa dello sport
dopo una lunga riabilitazione, non mi basta.
Scrivere mi basta solo per il tempo di mettere
il punto sull'ultima riga di un romanzo, questo
per me è molto importante. Lavoro in
una fabbrica di mobili che mi permette di mantenermi;
non posso dire che il mio lavoro mi piaccia,
ma so che amo solo scrivere a modo mio, che
piaccia o meno, e qualsiasi altro mestiere mi
annoierebbe con il passare del tempo. La mia
insofferenza non riguarda tanto lo stare rinchiuso
in una fabbrica o in un ufficio per la maggior
parte della giornata, no, ciò che mi
turba è regalare la mia vita a qualcosa
di inutile, a qualcuno che della mia vita se
ne frega, questo mi infastidisce, ma sono certo
che presto le cose cambieranno.
Scrivere è una sensazione o unemozione?
Scrivere, per me, significa rinascere ogni volta
sotto una forma diversa, significa poter morire
e resuscitare, significa respirare acqua e volare
alto nel cielo, significa autodistruggersi o
essere grandi, significa capire, parlare, pensare,
cercare in qualche modo di spiegare alle persone
cosa ci passa per la testa. La società
in cui viviamo ci pone dei vincoli e l'unica
soluzione è la depressione o la tirannia,
per quanto mi riguarda preferisco per ora mettermi
di fronte ai miei pensieri e lasciar uscire
in maniera del tutto spontanea quello che mi
gira nella testa. Ciò che cerco di fare
è spiegare con una storia le sensazioni
che sento dentro di me, mentre lo faccio provo
delle emozioni indescrivibili.
Leggi libri più affini o più
distanti al tuo stile di scrittore e perché?
Ad essere sincero non ho ancora trovato un autore
che scriva con il mio stesso stile, questo anche
perchè non ho molto tempo per documentarmi
e leggo spesso libri di autori che già
conosco. Mi piace molto studiare le vite dei
grandi, per capire il significato delle loro
gesta, per capire cosa accade oggi e come potremmo
affrontarlo. Ciò che amo sono le sensazioni
trasmesse, descrizioni troppo dettagliate di
ambienti e personaggi non destano in me particolare
interesse, sono come la cornice di un quadro,
per quanto possa essere bella non svelerà
mai l'essenza del quadro stesso. Al momento
sono completamente immerso nella lettura de
"Il vangelo di Giuda".
Si scrive ciò che si è o ciò
che si vorrebbe essere? Scrivo solo quello che voglio scrivere nel
momento stesso in cui lo voglio scrivere. Non
ci sono regole, non ci sono leggi, adoro farlo
proprio per questo, perchè in quel momento
mi sento libero e sono io in quel momento, solo
io, e me ne frego dei giudizi, a me sta bene
e vado avanti. Scriverò fin quando non
sarò stanco di farlo e non avrò
trovato un altro sentiero buono per sentirmi
libero.
Ricordi il giorno in cui hai iniziato a
concepire Confessioni di un giovane pazzo? Eri
emozionato come un bimbo con un nuovo giocattolo
tra le mani o piuttosto come al primo giorno
di scuola? Ricordo molto bene il giorno in cui cominciai
a scrivere "Confessioni di un giovane pazzo".
Erano le sei del mattino di una giornata di
Aprile ed io ero appena tornato da una serata
con amici. Nonostante l'ora tarda non avevo
sonno e allo stesso tempo sentivo in me la mancanza
di qualcosa, un qualcosa di non ben definito,
come se ad un tratto tutti i dubbi che da tempo
tarlavano i miei pensieri fossero divenuti materia
reale, presente. Presi a camminare per la stanza
cercando una soluzione a quello strano stato
d'animo e ad un tratto, proprio davanti ai miei
occhi, vidi la tastiera, che da tempo ormai
non sentiva le mie dita pigiargli contro. La
riconobbi solo fissandola alcuni istanti, ma
poi, poi fu solo un susseguirsi di parole e
pensieri che defluirono liberi dalla mia mente.
Per un'ora almeno non staccai mai lo sguardo
dalla tastiera e in quel tempo mi ricordai di
quanto mi piaceva scrivere, di quanto il suono
dei tasti fosse melodico al mio udito, e di
quanto alla fine, rileggendo le pagine piene
di errori, riuscivo a sapere di essere vivo.
Da tempo non provavo emozioni così forti.
Solo dopo molte pagine mi accorsi di aver scritto
un romanzo e a quel punto il titolo bussò
da solo alla porta della mia abitazione.
Tre parole, e relative spiegazione, per
descrivere il tuo stile.
Credo che le parole più adatte per descrivere
il mio stile siano: libero, fuorviante, spontaneo. Libero perchè quando scrivo non penso
a nulla al di fuori dei miei pensieri, non ci
sono regole che devo seguire o schemi da osservare,
quando scrivo ci sono io e i miei pensieri e
le dita scorrono libere seguendo solamente la
traccia della mia mente.
Fuorviante perchè adoro depistare il
lettore e portarlo su strade diverse che conducono
poi ad una conclusione spesso inaspettata.
Spontaneo perchè ciò che faccio
è riportarmi agli altri sotto forma di
romanzo: quello che provo, le cose in cui credo,
tutta la mia forza e tutta la mia debolezza
racchiusi in un libro scritto senza censure.
Credo che poter comunicare con altre persone
in questo modo sia davvero una gran cosa.
Cosa provi rileggendoti?
Dopo l'uscita nelle librerie non ho più
letto il mio libro, questo perchè sarei
tentato di cambiare anche solo poche parole
ed essere consapevole di non poterlo fare mi
darebbe fastidio. Comunque al momento della
correzione della bozza ho provato sensazioni
contraddittorie, gioia e timore, sicurezza e
titubanza, ma alla fine ha prevalso la voglia
di mettersi in gioco ed è stata davvero
una gran bella soddisfazione.
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