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LE INTERVISTE
DI ELISABETTA BILEI
Intervista
a: MARCO MARCHI
Un viaggio chiamato Non si può mai
sapere
Un libro è come un viaggio, e uno
scrittore è un eterno viandante che non
arriva mai a una meta.
Sempre alla ricerca di qualcosa: del suo stile,
dellispirazione, della storia giusta.
Arriveranno uragani, tempeste di neve ma anche
giornate di sole che scalderanno il corpo e
lanima.
E profumi e colori e paesaggi che ispireranno
il viaggiatore per nuovi intrecci, nuovi libri.
Ma lui non si fermerà mai, perché
uno scrittore cerca sempre qualcosa di cui parlare.
Il viandante di oggi si chiama Marco Marchi,
e uno dei suoi viaggi lha intitolato 'Non
si può mai sapere' (Firenze Libri).
In cosa la tua vena letteraria trova la propria
foce?
Dipende dal periodo in cui mi trovo. Se siamo
in estate, l'ispirazione mi arriva da lunghe
passeggiate per i boschi, quando vado ad Asiago
nei week-end. Oppure dalla musica, se siamo
in inverno. Il mio primo libro, 'Non Si Può
Mai Sapere' è nato leggendo Kafka e Pirandello
e ascoltando la musica di Fabrizio de Andrè.
Quando scrivi sei un fiume in piena che
travolge e sconvolge o piuttosto l'ombra di
un albero secolare che tace e sottace? Di solito quando mi arriva l'ispirazione
è come un fiume in piena, devo subito
cercare un foglio di carta su cui scrivere quello
che la mia mente cerca di suggerirmi.
Un libro è più una fotografia
o un dipinto? Un libro, a mio avviso, assomiglia di più
a un dipinto.
Vista la cura che io ho messo nelle mie opere
se devo fare un paragone tra il primo libro
e il secondo, ora in stampa, devo dire che il
primo è stato un graffito su un muro
di periferia, mentre il secondo è più
simile a un affresco in stile seicentesco.
Si comunica di più con una parola
o con una pausa? La parola conserva senza dubbio il suo fascino
inalterato, tuttavia credo che pure un gesto
abbia la sua importanza. La pausa credo sia
sintomo di riflessione e che preceda la parola,
ma non che la sostituisca.
Scrivere per te è una passione, un
innamoramento o un amore? Per me l'atto di scrivere è tutte
e tre le cose insieme. Passione prima di tutto,
altrimenti sarebbe solo un gesto monotono. Poi
un amore, corteggiato giorno dopo giorno, con
pazienza e gioia. In fondo, anche se i miei
scritti sono velati da pessimismo, resto sempre
un sentimentale.
Se un libro è un percorso, il tuo
"Non si può mai sapere" dove
pensi possa portare il lettore? Nelle mie intenzioni il libro dovrebbe condurre
il lettore attraverso il terreno delle sorprese
della vita, lungo il dubbio, nelle illusioni
o disillusioni, nella ricerca giorno per giorno
della stabilità e della verità.
La scrittura e la lettura, secondo te, fanno
l'amore o la guerra? La scrittura e la lettura, a mio avviso,
fanno l'amore anche più volte al giorno.
La lettura è la base della scrittura,
un buon scrittore è per prima cosa un
buon lettore. Chi non ha letto libri, non riuscirà
a scrivere nulla di valido o di interessante
e, nel peggiore dei casi, non saprà nemmeno
scrivere.
Se nello spazio di un segnalibro dovessi
spiegare il tuo libro, cosa diresti? Il libro racconta il percorso dell'uomo
nei secoli e vuole dimostrare che in ogni epoca
l'uomo aveva i suoi dubbi, le sue riflessioni,
le sue sconfitte, era vittima di intrighi come
di vittorie, per dire che l'evoluzione umana
non è mai finita.
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