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UNA
INTERVISTA DI ANDREA COCO
Volare
sulle ali della musica
Mimmo Mancini è un
ex assistente di volo Alitalia che messo
in musica le sue esperienze professionali,
realizzando quattro dischi molto apprezzati
dai colleghi ed appassionati del settore. Con
lui parliamo del rapporto creativo che intercorre
fra il lavoro e larte.
Mimmo, comè nata
lidea di scrivere queste canzoni? I primi anni di volo ero molto coinvolto
da questa mia nuova condizione ed osservavo
intorno a me paesi, persone, cose che cambiavano
nel giro di poche ore come un bambino guarda
le vetrine dei giocattoli a Natale, tutto era
talmente veloce e scintillante che non potevo,
nè volevo, fermarmi a pensare troppo.
In seguito, quando questa mia fame di novità
si stabilizzò e viaggiare divenne una
routine a volte perfino noiosa cominciai a guardarmi
intorno, ero circondato da milioni di persone,
tutte diverse, particolari , mi attraevano i
loro comportamenti e soprattutto il perchè
di questi. Un esempio? Mi incuriosiva il fatto
che la maggior parte delle persone che entravano
nel famigerato tubo di ferro mutavano
in parte i loro comportamenti, sia che fossero
passeggeri che addetti ai lavori, e questo oltre
ad incuriosirmi mi stimolava a cercare una forma
per descrivere in qualche modo questo fenomeno.
Sapevo di dover trovare una chiave per aprire
la porta della curiosità altrimenti nessuno
mi avrebbe ascoltato, e pensai che non ci fosse
niente di meglio che la musica per stimolare
linteresse di colleghi tutti muniti di
moderni lettori portatili con cuffiette auricolari
sempre pronte durante i lunghi e noiosi trasferimenti
in bus da e per gli aeroporti.
Cominciai appunto a descrivere prima le anziane
e severe capo cabina di quegli anni, poi il
collega raccomandato, poi il comandante cattivo ;
quasi contemporaneamente al mio primo disco
(inciso addirittura su cassetta), cominciò
questa violenta crisi del trasporto aereo dovuta
al caro carburante, forse alla nascita di compagnie
low cost che sconvolgevano il mercato, fino
ad allora almeno in Italia del tutto imbalsamato,
ed ovviamente i miei interessi cominciarono
a spostarsi verso quegli argomenti, allora così
sentiti dalla categoria, come lerosione
continua ed inarrestabile di norme contrattuali,
lo svilimento di accordi sindacali, la cancellazione
di conquiste del passato.
Come lha presa la compagnia,
quando è venuta a sapere di questa tua
passione? Le mie canzoni in breve tempo cominciarono
ad essere conosciute, incuriosiva questo fatto
di parodiare brani famosi inserendo le problematiche
del lavoro di bordo, e molti mi dicevano che
si rivedevano perfettamente in alcuni dei miei
testi. Cominciarono, addirittura a circolare
copie pirata delle audiocassette da me incise,
proprio come gli .artisti veri , e questa
cosa mi inorgogliva molto.
Un giorno mi telefonò a casa il responsabile
del settore comunicazione, Fabio De Simone,
invitandomi nel suo ufficio, mi presentai al
colloquio aspettandomi una richiesta, magari
gentile, di interrompere questa mia goliardata,
ero ovviamente consapevole di non aver fatto
nulla di proibito tanto piu che nei miei
testi non compariva il nome dellazienda
o di chicchessia, ero altresì certo che
se avessero voluto farmi smettere avrebbero
trovato gli argomenti giusti
Invece il colloquio fu esattamente il contrario
di quello che mi aspettavo, Fabio De Simone
fu prodigo di complimenti e mi spinse a preparare
una serata dal vivo dedicata a tutto il personale
navigante, addirittura pubblicò un articolo
su un giornale interno, riservato al personale
navigante, per pubblicizzare questa occasione
di incontro.
Ed i tuoi colleghi? Alcuni colleghi di lavoro sapevano che cantare
nei locali era per me una grande passione e
fu quando cominciai a far sentire loro i primi
pezzi parodiati, tra una tratta di volo e laltra
, che capii che la cosa funzionava.
Alcune volte, durante le soste notturne, davo
ad ognuno dei componenti lequipaggio una
mia cassetta , la mattina dopo sentivo le reazioni,
quello che più mi colpiva è che
tutti dicevano di aver sorriso ma di avere anche
provato un senso di amarezza quando le parole
delle canzoni risvegliavano disagi latenti in
quasi tutti i naviganti; ovviamente capivo se
era piaciuto il lavoro a seconda del numero
di audiocassette che mi restituivano la mattina
dopo devo dire con malcelato orgoglio sempre
poche davvero.
La base strumentale la prendi
in prestito da canzoni famose. Come fai
ad abbinare le parole alla musica? Cosa ti ispira? Generalmente cerco di usare canzoni famose
che possono riscuotere lapprovazione di
chi le ascolta, un brano molto famoso, usando
assonanze giuste, oltre ad essere gradito musicalmente,
strappa più facilmente il sorriso se
parodiato.
Sono proprio le parole del pezzo originale che
scatenano la mia fantasia, e allora il dramma
delluomo nella canzone di Ranieri perdere
lamore diventa il dramma del navigante
in perdere il must-go; oppure Valeria
Rossi in solo tre parole sole, cuore,
amore, durante una attesa di dieci ore
a Mxp, chiusa per nebbia, diventa solo
tre parole, sono fuori ore e cosi via
Di solito mi ispirano proprio le storie raccontate
dal testo originale.
Quello che in realtà davvero mi attrae
è riuscire a raccontare una storia intera
pur avendo un obbligo ben preciso: far coincidere
perfettamente il mio testo con la base musicale.
Non so bene perchè, però mi affascina
lidea di riuscire a far viaggiare la mia
fantasia su due binari comunque predefiniti,
già esistenti.
Tecnicamente come fai a confezionare
la canzone? Prima cosa ascolto con attenzione loriginale,
a meno che non faccia parte già del mio
repertorio, poi lo canto fino ad averne una
buona padronanza, solo dopo comincio ad inserire
il mio testo, ancora grezzo, che sarà
corretto più volte prima dellincisione
per fare in modo che tempi, tonalità,
stacchi musicali, tutto coincida perfettamente.
Ultima cosa da fare preparare in maniera adeguata
la mia modesta sala di incisione,
(oggi il computer fa fare miracoli perfino a
me .), regolare bene tutti i livelli per
la registrazione ed, infine, cantare ,
la parte davvero più divertente, dopo
qualche giorno riascolto più volte salvando
solo le incisioni che ritengo adeguate che diventano
il CD.
Parliamo un po dei testi:
Con Airone prendi in giro i colleghi della concorrenza. Non era una presa in giro nei confronti
dei colleghi, piuttosto quasi una presentazione
di quello che stava succedendo nel mondo dellaviazione
civile: la tendenza a svilire un ruolo che,
fino ad allora, aveva rivestito unimportanza
fondamentale , commercialmente fondamentale.
Certo la storia dei cornetti caldi che dovevano
influenzare la scelta del cliente fu, ovviamente,
pretesto per denunciare, invece, le diversità
di trattamento tra i naviganti delle due compagnie
e la mancanza di un contratto nazionale che
dettasse le regole di impiego e tutto il resto.
Quando nella mia canzone il collega airone dice:
guarda invece i fortunati quelli fissi
e confermati si riferisce a noi beh
il senso del brano è tutto lì:
solidarietà, testimonianza di affetto
verso naviganti, allora, meno fortunati. Oggi
la situazione per i colleghi Airone è
di gran lunga migliorata e, credo, abbiano superato
in quanto a qualità di vita lavorativa
colleghi di compagnie più blasonate.
Negli anni abbiamo comunque visto che quel grimaldello
per scardinare una certa logica, affermata,
del trasporto aereo fu usato in maniera impeccabile
da sicuri professionisti.
Perché dedicare una
canzone ad un aeroplano? Beh in realtà ho dedicato canzoni
a due aeroplani, quelli che piu di tutti
mi hanno sbatacchiato in giro per
il mondo in un eta fondamentale per la
mia evoluzione, (ho cominciato a volare a 23
anni): il Boeing 747, mitico, eroico jumbo,
signore dei cieli e il Dc 9/30.
A differenza di quanto si potrebbe credere non
sono mai stato un appassionato del lato tecnico
di un aereo, mi ha sempre di piu attratto
il suo contenuto umano, ma un giorno
mentre ero involo su uno degli ultimi 747 rimasti
in flotta, (era il volo di ritorno da JFK NYC,
la 611) , il comandante ci informò che
quellaereo il giorno dopo il nostro arrivo
sarebbe andato in hangar, sarebbe stato sverniciato
e preparato per essere venduto; era il suo ultimo
volo, almeno con noi ! Provai un po di
tristezza e nello stesso tempo realizzai che
molti anni erano passati senza che me ne accorgessi,
immerso in un lavoro che mi aveva portato settimanalmente
da un continente allaltro.
Pensai che il 747 meritasse una canzone famosa,
la più famosa di tutte, e quale se non
Nel blu dipinto di blu di Modugno:
Penso che un aereo così non ritornerà
più me lo ricordo elegante salire nel
blu.
Loperazione per il Dc9/30 fu più
tecnica, la canzone fu scritta un pò .
a tavolino, mentre per il 747 provai davvero
quel senso di vuoto che si prova, quando qualcuno
che si ama non ce più!?!
( maledetto nasone , ma si può
definire così un aeroplano ? Si, si può).
E chi era il Barone Rosa? Quello che piu mi ha colpito in questi
ultimi dieci anni nel nostro ambiente è
stata la scomparsa di personaggi, positivi o
negativi, ma che si distinguevano in maniera
netta, decisa, dal resto dei naviganti, quelle
cinquanta persone su ottomila conosciute da
tutti, perfino fuori dellambiente, per
le loro capacità di stupire, sorprendere,
o semplicemente per il loro modo di interpretare
il ruolo e la vita stessa; eroi a volte positivi
a volte no.
Il barone rosa è uno di questi,
un comandante di lungo raggio noto per la sua
avversione nei confronti degli assistenti di
volo e per molti altri in verità, uno
che non perdeva mai occasione di ribadire il
suo ruolo anche quando davvero non cera
bisogno, esasperando gli animi di tutti compresi
i suoi colleghi piloti, uno che sembra uscito
da un film antico, lui creava un clima durante
il volo che davvero si conciliava male con la
pesantezza di un attività che, a mio
modo di vedere, necessita di serenità
e collaborazione.
Cosi facendo, negli anni, ahimé,
egli stesso contribuì alla creazione
della macchietta ridicola di cui tutti si ricordano
benissimo.
Personaggi così, a dire il vero, oggi
ci mancano un pò. La sensazione è
che lappiattimento e la necessità
di omologazione feroce, richiesti dalla società,
stiano creando gravi danni alla fantasia.
Il barone rosa incarna le manie,
le fissazioni, gli atteggiamenti ridicoli di
tanti personaggi diventati famosi e descritti,
spero bene , nelle mie parodie.
Oggi tutti noi abbiamo poco tempo e voglia per
soffermarci ad osservare, ad ascoltare, ed elementi
anche di un certo spessore, privi
di un pubblico, faticano di più ad emergere,
proprio come gli attori, quando il teatro è
quasi vuoto.
Sfatiamo un mito: le hostess
hanno un loro perché, ma non sono tipini
facili Essere oggi assistenti di volo donne è
interpretare un ruolo che è del tutto
differente da quello che una certa letteratura
continua a proporre, un ruolo che negli anni
è cambiato molto e poco è rimasto
di quel mondo affascinante e un po peccaminoso
di cui ci parlano i rotocalchi degli anni Settanta
e Ottanta.
Oggi è un mestiere molto impegnativo,
con pochi spazi liberi, poche soste in luoghi
esotici, e tanto transitare per Malpensa e Fiumicino
dove di sultani pronti a scarrozzare le hostess
su lussuosi tappeti volanti non si ha più
notizia!
Come in tutti gli ambienti di lavoro puocapitare
una storia simile a quella raccontata dalla
canzone, oltretutto finita malissimo per lavventore
di turno. Consiglio a tutti di non trascurare
che una donna che fa questo lavoro, sa muoversi
da sola nei paesi piu a rischio, che sa
rinunciare o quasi alla sua vita privata per
venti giorni al mese, sa anche sicuramente come
difendersi da attenzioni indesiderate mi
sa che non sono tipini facili per niente !
I passeggeri Millemiglia sono
davvero così petulanti da meritare una
canzone tutta per loro? Qualcuno ha inventato un meccanismo perverso,
ma perfettamente funzionante, che induce a volte
le persone a ritenere di avere acquisito chissà
quali importanti diritti per il solo fatto di
possedere una tessera o un distintivo. Vedevo
gente salire a bordo senza dire buongiorno ed
esordire dicendo: poi me la da una
mano a calcolare i miei punti millemiglia ?
Ed il messaggio lanciato a squarciagola attraverso
la cabina doveva essere chiaro per tutti; cera
chi teneva ben in mostra la sua etichetta di
freccia alata sul bagaglio a mano,
facendo miracoli allentrata perchè
la stessa non si girasse e rimanesse così
ben visibile al mondo intero. Una volta, sulla
tratta Roma Stoccolma, mi sono sentito
dire: Mi scusi sono un millemiglia. Sa
a che ora parte il treno da Stoccolma per Uppsala
? Ma dai...non lo sapevo nemmeno se eri
nostro Signore.
E così che nacque la canzone Il
millemiglia, una macchietta come tante
altre talmente esagerata da non riuscire nemmeno
più a risultare antipatica, anzi .
Credo, invece, che i millemiglia abbiano portato
molto allazienda e, quindi, affermiamo
che è solo per questo che meritano una
canzone, non per il fatto di essere petulanti!
Una bravata diventata leggenda:
Brucia lalbergo di Bangkok. Lalbergo di Bangkok, qualcosa di
magico unico al mondo. Ci credete se dico che
nella hall cera una affascinante musicista
thai nel suo classico e suntuoso costume che
suonava larpa? Beh immaginate il resto:
le camere la piscina i ristoranti .Eppure
quel posto fu, ahimé, profanato dal fumo
acre e denso che un giorno cominciò a
fuoriuscire da una delle camere dove era in
corso un allegro barbecue a base di carne! E
chi, chi aveva osato tanto (considerando anche
che le finestre non si potevano aprire in quanto
sigillate per via dellaria condizionata)?
Beh non lo voglio dire, so solo che nei mesi
successivi ogni volta che un nostro equipaggio
metteva piede in quella meraviglia esotica veniva
guardato dal personale dellalbergo con
giusta circospezione e sana preoccupazione.
Per fortuna, sigh, alla fine tutto si risolse:
ci cambiarono hotel !!!
Non è tutto oro quel
che luccica ovvero Ciao Mamma, guarda
come mi diverto. Vedo tanti mestieri al mondo che inesorabilmente
spariscono o si trasformano: il nostro è
uno di questi che, per fortuna, non è
sparito, ma si e trasformato profondamente
nel corso degli ultimi dieci quindici anni.
Io ho vissuto questo cambiamento ed è
scontato che debba affermare che questa prima
era unattività eccellente ed interessantissima,
le lunghe soste allestero, le ore di volo
limitate, un trattamento che, specie se visto
con lottica di oggi, era più che
buono da parte di unazienda consapevole
dellimportanza del personale front line,
se non per lungimiranza almeno per interessi
di parte.
Fondamentalmente cera più rispetto
dei ruoli, ed uno spiccato senso di appartenenza
da parte dei lavoratori, un valore che si è
totalmente polverizzato sotto lincedere
incalzante della precarietà e della meritocrazia
fittizia.
E qui che nasce la storia di Ciao
mamma, la storia di uno stagionale alla
settima, ottava, nona, non si sa più
quale stagione, anziano o quasi di compagnia
ormai e tuttavia senza ancora un giorno vero
danzianità, esperto però
considerato un perenne novizio, con pochi diritti
e molti moltissimi doveri, non ultimo anche
quello di fare tutto quello che gli altri non
vogliono fare o hanno il diritto di non fare,
con la disillusione di chi è forse arrivato
tardi ad una tavola dove è rimasto ben
poco da mangiare.
E a casa questo stagionale cosa racconta mamma
come mi diverto, ho anche la valigia
di alluminio, e vivo allAxa
in condominio, cerca di dare segnali positivi,
poi cede ,ma forse era meglio quando lavoravo
al bar di Alberto.
Bisognerebbe incoraggiare chi si avvicina al
mondo del lavoro, con la precarietà perpetuata
negli anni si stanno deprimendo le potenzialità
e le capacità di quasi una generazione
di giovani lavoratori.
Per non dire delle hostess
che devono essere simultaneamente delle brave
lavoratrici e mamme. E lo sono. Ho visto tante foto di bambini
a bordo, di chi credete fossero queste foto?
Nel figlio della hostess ho cercato
di far sorridere ma sapevo che non era facile,
largomento figli per chi fa questa attività
è davvero una spina nel fianco. Immaginate
una giovane mamma, quando per la prima volta
lascia a casa il neonato. E vero, passano
alcuni mesi dopo il parto, ma è comunque
una prima volta e deve essere devastante
, poi cè la seconda volta, non
credo sia molto diversa dalla prima, non ci
si abitua mai del tutto. Non è come per
unaltra lavoratrice, questa torna a casa
la sera, dopo il lavoro, e comunque gravita
generalmente in un raggio dazione ristretto,
ma per chi dorme a 15000 km di distanza, a dieci
quindici ore di volo ore da casa, abitualmente,
non può essere la stessa cosa. Essere
brave professioniste, invece, non è un
optional quando si è mamme, e, nonostante
gli inevitabili sacrifici che il duplice ruolo
comporta, non ho visto spesso persone approfittare
di questa condizione.
Sparliamo dei piloti: non
sono poi cosi splendidi come sembrano... I piloti mi hanno portato in giro per quasi
30 anni .figurati se ne parlo male! E poi,
non ci crederete, ma ho tanti di quei fans tra
loro che voi neanche immaginate. Come in ogni
ambiente ne ho incontrato di splendidi e di
meno brillanti, e se oggi io sono a terra
ringrazio tutti loro, che potrebbe sembrare
una cosa brutta, invece vi assicuro è
una cosa bellissima
A volte durante le soste fuori si diceva che
andiamo a cena con i piloti?, cera
sempre chi rispondeva aho quelli
parlano sempre de aeroplani! La verità
e che la loro passione è spesso incomprensibile
per noi che un aeroplano lo vediamo più
come il luogo di lavoro e basta, ovvio poi che
a cena dopo quattro tratte è poca la
voglia di sentire storie di turbine, o dimprobabili
evoluzioni aeree tra mitiche ed impenetrabili
nebbie padane.
E il discorso di prima negli anni tanti
personaggi singolari, fuori della norma, unici
nella loro a volte fastidiosa originalità,
hanno fatto la storia di unazienda anche
essa relativamente giovane, personaggi con un
carisma a volte dirompente, a volte solo rompente
ma personaggi, attori con un ruolo, uno solo
e sempre quello. Oggi i ritmi lavorati inibiscono
forse la crescita dei nuovi talenti, tanto che
risulta difficile anche trovare spunto per nuove
storie.
A bordo non è facile
riposare eppure nella canzone Bunker
777 si respira un clima quasi romantico. Romantico no, immagina: naso secco che
se lo muovi si spezza e cade. Infilati come
salme in loculi su misura, divisi dalla collega
che dorme accanto da una leggera paratia e ti
chiedi quanto tempo era che non dormivi così
vicino ad unaltra donna, così vicino
eppure così diviso, e mentre ci pensi,
complice anche un sobbalzo dellaereo,
ti passa il sonno. Alla fine ti addormenti due
ore dopo, proprio cinque minuti prima del cambio
del turno di guardia, quando devi riprendere
a lavorare. Scendi un pochino intontito, pronto
però ad affrontare il tuo ruolo ed ecco
che, mentre attraversi la cabina passeggeri,
uno ti chiede: scusi a quanti metri di
altezza stiamo ? Scherzi a parte il bunker
è un bunker per tutte le compagnie che
lo usano, ma generalmente su un volo di lungo
raggio, e di notte, non è un lussuoso
optional, semmai un necessario angolo dove riprendere
le forze quando si e in giro da 14 -15
ore tutto compreso.
Diciamo che in bunker 777 ho cercato
di convincermi che ci fosse un clima romantico
in quel posto un po spaziale, ma come
dice Bennato sono solo canzonette.
Dedicato a? Dedicato a tutti quelli che credono che
la conoscenza teorica sia sufficiente a pontificare
e che lesperienza acquisita sul campo
sia un noioso contrattempo, possibilmente da
aggirare; dedicato a quelli che credono che
una circolare informativa possa
davvero come per incanto risolvere i problemi,
dedicato a quelli che non fanno tesoro delle
risorse più vicine, immediate e a costo
zero, ma inventano nuove e spesso
disgraziate strategie scegliendo le strade meno
praticabili; dedicato ai colleghi con la freccia
sempre accesa, bramosi di sorpassare tutto e
tutti, che per molto poco si vendono ad una
causa in cui nemmeno loro credono, rinunciando
a tanti sorrisi di approvazione che non portano
nulla ma aiutano tanto, e dedicato a quelli
che ieri erano come te ed oggi quando ci parli
ti sembra di parlare con Sua Santità
E per concludere, lultima
fatidica domanda: mi racconti comè
andata la prima esibizione davanti a colleghi
e responsabili? E andata bene, molto meglio di quanto
io potessi mai immaginare.
Arrivato al locale mi resi conto che stavano
arrivando davvero tante persone, molte piu
di quelle che avevano prenotato.
Iniziai a cantare che non cera più
nemmeno un posto in piedi disponibile e, pur
essendo abituato a cantare in pubblico, provai
anche un attimo di emozione, che volete daltronde
era la prima volta che presentavo di mio almeno
i testi, sempre alle prese con cover di artisti
famosi e celebrati. Tra un pezzo e laltro
raccontavo delle storie buffe: perchè
era nato il pezzo, come era nato, spiegavo i
personaggi, e le risate fragorose dei colleghi
ed anche di alcuni dirigenti, che erano venuti
a vedere, mi davano una spinta incredibile.
Nel mio piccolo, ovvio, fu un gran successo,
ne ebbi conferma nei giorni successivi quando,
tornato a volare, incontravo colleghi che chiedevano
se avevo con me la registrazione della serata.
Mi sono divertito molto a scrivere queste parodie,
dopo ci sono state altre serate ma, come si
dice, la prima non si dimentica mai come
non si possono davvero dimenticare trenta anni
passati a volare per i cieli del mondo.
Per gentile concessione di
Andrea Coco
e Mimmo Mancini
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