GLI
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LE INTERVISTE
DI PB
Monia
di Biagio intervista... 10 DOMANDE A PAOLO ROVERSI
Chi è Paolo
Roversi?
Vorrei
oggi presentarvi, ed io farò la
sua conoscenza insieme a voi, colui che
già nel 1997 venne definito da
La Voce di Mantova: Roversi,
promessa della nuova narrativa.
Paolo Roversi è nato nel nel marzo
del 1975 in una lingua di terra, Suzzara,
ritagliata sul confine fra le province
di Mantova e Reggio Emilia. La sua passione
per la scrittura è nata presto,
fortemente incentivata dalle possibilità
che gli venivano offerte dalla libreria
di famiglia. Che come ricorda lui stesso
era proprio un luogo magico e stimolante
che mia madre curava con passione e che
ha scandito dieci anni della mia vita.
Anni trascorsi in letture, incontri, presentazioni
e, nel mezzo, la sudata conquista della
tessera da giornalista. Si è
laureato in Storia Contemporanea all'Università
Sophia Antipolis di Nizza e, da allora,
coltiva una vera passione per la Francia,
anche se lui scherzosamente ama aggiungere:
Nonostante i francesi...Aver vissuto
due anni in riva a quel mare azzurro,
lontano da casa, mi ha trasformato in
un uomo con la valigia in mano: non ce
l'ho più fatta a restare in un
posto troppo a lungo. Fuma soltanto
sigarette fatte a mano, beve birra Foster's
preferibilmente in lattina da mezzo litro,
da qualche anno vive a Milano e qui la
sua vita lui ce la descrive così:
abito in un appartamento senz'angoli,
col parquet dappertutto e foto di scrittori
appese alle pareti. Ho un frigo blu elettrico,
un ficus beniamino di dodici anni ed una
pianta di rosmarino, sul davanzale della
finestra, che lotta ogni giorno con la
città. Proprio come me. Consumo
quantità industriali di pizza,
mangio piccante e, sul balcone, coltivo
menta selvatica appositamente per farci
il Mojito. Ho trascorso un paio d'anni
in sella ad una mitica Vespa 50 del 1974,
che una volta era gialla, e a bordo di
una Jeep grigia che ora è solo
un ricordo. Da tempo cerco di allestire
una cantina di vini rossi ricercarti,
senza successo: li bevo prima che s'impreziosiscano.
Se dovessi comprare una macchina da scrivere
non avrei dubbi: una Underwood d'inizio
novecento, come quella dell'Arturo Bandini
di John Fante, anche se probabilmente
non riuscirei ad usarla... Ho un cane,
giù nella bassa, che dicono essere
un segugio indiano, ma forse è
solo uno come tanti: un piccolo bastardo,
ma dall'infinta sensibilità. La
sua pet terapy è il miglior elisir
di giovinezza per i miei nonni. Odio i
gatti, la confusione e le discoteche.
Ho una discreta ossessione per il blu,
che si traduce in una fissazione compulsiva
per gli oggetti di quel colore: la mia
casa è tutta tende, copriletti,
divani, lenzuola, termosifoni perfino,
rigorosamente blu. Quando fa freddo, e
fa sempre freddo sotto la Madunina, sogno
di ritornare sulla "Promenade"
e, un giorno o l'altro, lo farò.
Vivrei volentieri come un bohemien ma,
non avendone i mezzi, ho trasformato l'altra
mia grande passione, l'informatica, nella
mia professione. Il misterioso mondo del
software e dei computer mi riempie le
tasche e, con l'immancabile valigia in
mano, mi porta in giro per l'Europa.
Da questa esperienza è nato, nel
2002, il libro sulla figura degli informatici,
bambinoni mal cresciuti che ha ribattezzato
I Peter Pan del Pc. Che come
dice lui: Roba da far venire un
colpo al vecchio Bukowski, mio scrittore
feticcio, che sicuramente non avrebbe
approvato... Del suo fedele adepto,
tuttavia, non si può lamentare:
nel 1997, gli ha dedicato un libro di
aforismi intitolato appunto Bukowski:
Seppellitemi vicino all'ippodromo così
che possa sentire l'ebbrezza della volata
finale, pubblicato da Stampa Alternativa
nella collana Millelire. Non solo: il
seguito, è già in libreria.A
questo link https://www.roversiplanet.com/books.asp:
viene riportata la bibliografia completa
dell'autore. Dopo l'esordio nel 1996 con
la raccolta di racconti "Musica per
vagabondi" a cui ha fatto seguito
un anno più tardi il romanzo "La
notte aspettava all'uscita", è
apparso per Stampa Alternativa. Il Millelire
sugli aforismi di Bukowski "Seppellitemi
vicino all'ippodromo così che possa
sentire l'ebbrezza della volata finale".
Qualche anno di silenzio ed ecco il libro,
ironico e sarcastico, sulla figura degli
"Informatici - I Peter Pan del Pc"
cui ha fatto seguito nel novembre 2003,
"Mantovani - I nipoti di Virgilio"
dedicato a Mantova e alla gente della
bassa. Un anno di silenzio ed eccoci al
gennaio 2005 quando in libreria è
arrivato il pamphlet "Bukoswki -
Scrivo racconti poi ci metto il sesso
per vendere". Insomma, quello che
Paolo Roversi fa è scrivere libri
sulle sue passioni; quindi non poteva
mancare un tributo alla Bassa, come la
chiama lui, ovvero la sua personale trasposizione
del virgiliano: mantua me genuit.
Il Libro intitolato Mantovani -
I nipoti di Virgilio, è una
vera e propria dichiarazione d'amore verso
la sua terra e la sua gente. Infine Paolo
stesso ci informa: Come il piccolo
principe, che non è affatto un
libro per ragazzi, anch'io possiedo un
pianeta sul web dove è facile atterrare:
www.roversiplanet.com. Inoltre, da bravo
informatico, sono sempre connesso ad Internet
in un rapporto quasi simbiotico: da mesi
tengo un diario on line, un blog in cui
scrivo tutti i giorni. Non vi resta
dunque, dopo averlo conosciuto un po
meglio qui di andarlo a trovare lì!
(Monia di Biagio)
1-Ciao Paolo piacere di conoscerti. Come
ti dicevo quando ti ho contattato per Lintervista,
mi permetto di darti del tu perché abbiamo
press a poco la stessa età, anzi,
io nello specifico ho quella della tua vespa
50, entrambe a malincuore un anno più
grandi di te E per iniziare a conoscerci
meglio, vorrei proprio partire dalla tua Amicizia
posso definirla così (?) con Charles
Bukowski. Due tuoi libri a lui dedicati, ed
in quello da poco uscito, avvalendoti di un
interlocutore d'eccezione: Fernanda Pivano,
conduci il lettore per mano nel mondo bukowskiano,
che spazia dalla poesia all alcool, dalla
religione al cinema, dal teatro alla musica,
dalle corse dei cavalli ai reading ubriachi.
E come ho potuto leggere sulla Presentazione:
un testo dalla parte dei lettori appassionati,
ma sopratutto del Bukowski scrittore, l'ubriacone,
il donnaiolo, l'amante delle corse dei cavalli,
il poeta underground, il ribelle sfregiato dall'acne,
l'impiegato delle Poste, l'uomo dai mille lavori,
il factotum dei bassifondi, il grande scrittore
maledetto, che sorridendo, sentenziava: Tutti
gli scrittori sono dei poveri idioti.
È per questo che scrivono. Tu e Bukowski
dunque: Amici per la pelle, scrittori della
stessa fattispecie, visionari di un mondo più
giusto dove non esiste il binomio new economy,
o semplicemente, come ogni scrittore rientranti,
nella definizione spicciola di Bukowski?
La prima volta che ho letto Bukowski sono rimasto
folgorato. Forse è proprio grazie a lui
che ho deciso di mettermi a scrivere: i suoi
libri mi hanno dato la voglia di leggere febbrilmente,
di trascorrere notti intere davanti al computer
per scrivere e riscrivere. Tanti autori in erba,
comero io allora, sognano di diventare
come Bukowski ma nessuno scrive bene come lui.
Buk rappresenta un modello, unaspirazione,
un desiderio recondito. Con i miei libri ho
cercato di farlo conoscere un po meglio,
mettendo in luce aspetti meno noti del personaggio:
chi era veramente, cosa pensava, come si rapportava
con gli altri. La cosa che più ho ammirato
di lui è stata la costanza nello scrivere;
qualità che gli ha permesso di diventare
uno degli scrittori più conosciuti al
mondo.
2- Per quanto riguarda invece il tuo "Seppellitemi
vicino all'ippodromo così che possa sentire
l'ebbrezza della volata finale" edito da
Stampa Alternativa nel 1997, libro in cui vengono
raccolti Pensieri e aforismi di Charles Bukowski
scelti, introdotti ed imitati da te .Difatti
mi sono soffermata a leggere questo: «Il
guaio di ogni aforisma, di ogni affermazione,
è che può facilmente diventare
una mezza verità, una fregnaccia, una
bugia o un appassito luogo comune.» (Charles
Bukowski). E ironico o anche per te è
proprio così? Ed è stata questa
frase la spinta iniziale per questo libro? O
meglio è proprio questa frase che, con
questo libro, vuoi praticamente dimostrare?
E se tutto è il contrario di tutto, quanto
ti diverte giocare con la bugia e la verità?
Bukowski era un dissacratore nato, amava molto
le battute ad effetto, i calembour. In ogni
suo racconto cè una boutade, un
aforisma. Gli piaceva stupire il lettore, colpirlo.
E il bello, come dice lui, è che molte
di queste affermazioni potevano essere mezze
verità, fregnacce o bugie secondo il
contesto. Il giudizio è lasciato al lettore;
nella prosa e nelle poesie di Bukowski non ci
sono giudizi, soltanto sfumature, punti di vista.
Quando iniziai a leggere i suoi libri, come
fanno molti, sottolineai quelle frasi che mi
colpivano di più. Le frecciate che Buk
tirava al lettore...
Il risultato di quel lavoro, cominciato per
gioco, ha stupito anche me. Le battute, gli
ipse dixit che avevo sottolineato, sono stati
raccolti in un fortunato Millelire che, pubblicato
nel 1997, è ormai divenuto una specie
di manifesto per tutti i bukowskiani ed io ne
sono veramente contento. Da lì si attinge
per trovare una frase ad effetto per varie occasioni:
divertire, sorprendere, attirare lattenzione,
dissacrare...
3- E per concludere il Capitolo Charles
Bukowski, anche se suppongo che, in qualche
modo, questi sia inscindibile da te, dalla tua
vita ed attività letteraria, dicevo che
ho appena letto su La Gazzetta di Mantova
del 26 Febbraio 2005, larticolo dal titolo
Bukowski secondo me. Ecco che allora
scontatamente ti chiedo ancora: Bukowski secondo
te?
Charles Bukowski, secondo me, era un grandissimo
scrittore. Venendo dalla strada, aveva fatto
la gavetta e conosceva il mondo. Le cose che
scriveva le aveva vissute sulla sua pelle, non
barava mai col lettore. Aveva uno stile efficace,
diretto e riusciva a descrivere la quotidianità
con una chiarezza impressionante. Il mio grande
rimpianto è stato non conoscerlo. Bukowski
morì nel 1994, anno in cui io scoprii
il suo genio letterario. Salinger, nel Giovane
Holden, sosteneva che uno scrittore è
qualcuno che quando hai appena finito di leggere
il suo libro senti tuo amico e che vorresti
chiamare al telefono tutte le volte che vuoi.
Mi sarebbe piaciuto farlo con Buk ma non ne
ebbi il tempo. Così, dieci anni dopo
la sua morte, questo libro che ho scritto rappresenta
quella telefonata mancata.
4- E proprio tornando a parlare della new
economy, vorrei far ora riferimento al tuo "Informatici
- I Peter Pan del Pc", edito da Sonda nella
Collana Lavori Socialmente Inutili. Difatti,
in questo libro, ad essere raccontato con ironia
è proprio il popolo dell'high-tech, della
new economy e della milano-da-bere, mettendo
in luce debolezze, manie, stravaganze e modus
vivendi degli informatici. Essendo tu stesso
un informatico, quanto cè di te
in questo libro? Cosa significa vivere una certa
vita per guadagnarsi da vivere e poi da scrittore
essere ricatapultato in quel mondo bukowskiano
che aborra e deride tutto ciò? E
così che è nato questo libro?
Nel libro cè molto di me. Lispirazione
per scriverlo mi è venuta proprio in
ufficio, uno di quegli open space che fanno
tanto azienda ICT allavanguardia. Un luogo
pieno zeppo dinformatici: spettacolo davvero
notevole da vedere, interessante sopratutto
per chi non fa quel lavoro. Ci sono personaggi
incredibili, situazioni stravaganti, usi e costumi
esclusivi della generazione dot.com, che dovevano
assolutamente essere raccontati. Questo mi sono
detto alzando gli occhi dal monitor e cominciando
a prendere appunti sul popolo dell'high-tech,
della new economy e della milano-da-bere, vera
capitale delle aziende informatiche italiane.
Nel libro ho cercato di raccontare tutto questo
con ironia, mettendo in luce debolezze, manie,
stravaganze e modus vivendi degli informatici.
5- Vivi da alcuni anni a Milano anzi come
a te piace chiamarla nella Milano da bere, e
come ci vivi ce lo hai simpaticamente spiegato
nella presentazione. Ma come dici in Mantovani
- I nipoti di Virgilio, edito da Sonda
nel 2003 nella Collana Guide Xenofobe Italiane
Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù,
che già dal titolo è tutto un
programma .Sei molto legato e fiero delle
tue origini, geloso delle tradizioni, orgoglioso
della cucina, e sempre pronto a tessere le lodi
della propria terra. In estrema sintesi, proponi
al lettore, con questo libro, il ritratto del
vero mantovano: un curioso personaggio
intimamente convinto che al centro di tutto
ci sia Mantova, la sua provincia e attorno il
nulla. Simpatica ed affettuosa ironia
per la propria terra a parte, quanto ti manca
questultima? Quanto ti manca la vita di
tutti i giorni nei luoghi che ti hanno dato
i natali? Ed è vero che: la propria terra
è più vicina al proprio cuore,
quando da questo è più lontana?
O ancora una volta si tratta di un aforisma
che a furia di affermarlo diventa bugia?
Mantova ce lho sempre nel cuore. Credo
che quando ci si allontani da un luogo si finisca
per idealizzarlo e, molto spesso, per rimpiangerlo.
Fortunatamente non mi sono trasferito dallaltra
parte del mondo e, in un paio dore, riesco
a ritornare nella Bassa. Ogni volta è
sempre un piacere. La buona tavola, la calma
sonnacchiosa della provincia lontana anni luce
dalla frenesia meneghina, la nebbia che, per
noi che ci siamo nati nel mezzo, è qualcosa
che ci portiamo dentro per tutta la vita...
Nel mio libro Mantovani I nipoti
di Virgilio cè proprio questo:
la descrizione della mia terra, della sua gente,
le tradizioni, il modo di pensare, i difetti
e le idiosincrasie, il cibo, il Festival Letteratura,
la Celeste Galeria.... Insomma, una specie di
guida che raccoglie tutte quelle particolarità
e quegli aspetti antropologici e umani, che
non si trovano in una guida turistica.
6- Soffermandomi incuriosita a leggere una
raccolta di articoli e recensioni apparsi sulla
stampa nazionale, locale e su internet, debbo
dire che contenuti a parte, che tutti potranno
comunque leggere semplicemente clickando qui:
https://www.roversiplanet.com/press.asp e dove
si cerca di descrivere Paolo Roversi Autore
e la sua anticonformista attività letteraria,
quelli che realmente mi hanno colpito sono i
vari titoli che dicono di te e delle tue opere:
Il diavolo e l'acqua santa dal Tirreno
del 5 Marzo 2005; Tutti pazzi per Bukowski
da Il Riformista del 9 Febbraio 2005; Letteratura
maledetta non autorizzata da La Rivisteria
N°142 - Dicembre 2004; I mantovani:
un popolo coriaceo alla conquista del Sud America
da Agenzia: News Italia Press del 18/05/2004;
Il tallone d'Achille degli informatici?
L'italiano da La Gazzetta di Mantova del
07/02/2003; Roversi, promessa della nuova
narrativa da La Voce di Mantova del 22/02/1997.
Come ti misuri ogni volta con questi articoli
e questi titoli che dicono di te ?
E quanto realmente, giustamente e degnamente
dicono di te, di quello che scrivi, di quello
che realmente pensi?
Mi piace scrivere delle mie passioni, delle
cose amo. Penso che sia importante farlo, anzi
essenziale, se si vuol apparire credibile al
lettore. Non cè niente di peggio
di uno scrittore che si mette a raccontare qualcosa
che non conosce a fondo. Quando succede i risultati
sono sempre deludenti. Partendo da questo pensiero
mi è stato quindi naturale parlare della
mia terra, del mio lavoro e del mio autore preferito.
La stampa, ad ogni passaggio, mi ha seguito
in questo cammino e ogni volta ha descritto,
e credo apprezzato viste le critiche positive,
le mie passioni.
7- Su una divertente sezione del tuo sito
personale, intitolata Friends & Passions
scrivi: Passions-Charles Bukowski, Birra,
Vespa, 50 Nizza e la passeggiata di quelli,
Friends-Gli Zingari: la pagina della memoria,
Er Pomi Se potessi assegnare un solo aggettivo
ad ognuno e ad ogni cosa presente in questi
due elenchi, importanti e distinti, quale scegliresti?
Buk: Un mito
Birra : Alla spina, ghiacciata
Vespa: Odio ripetermi ma è un altro mito.
Il modello vecchio, però.
Nizza la città ideale
Friends: Essenziali per vivere bene
8- Da BooKCorsara, io difatti ho appena
terminato un E-ring sulla mia Dama Bianca,
e quest ultimo iscritto al Journal di
BookCrossing, con il famoso bcicode che ne segnala
gli spostamenti ovunque venga abbandonato e
ritrovato, vorrei passare a segnalare unimportante
iniziativa alla quale anche tu, con mia grande
soddisfazione appunto da BookCorsara, stai prendendo
parte. Difatti a Guastalla, nel corso dell'incontro
con l'autore Paolo Roversi sono stati liberati
quaranta libri: ognuno di essi è riconoscibile
per una particolare etichetta apposta sulla
copertina. Sarà cura di chi li troverà
comunicare il luogo di "ritrovamento"
la nuova ubicazione del libro; con la speranza
che il volume possa passare tra molte mani,
sino alla consunzione. Tra i libri liberati
di Roversi anche MANTOVANI - I NIPOTI DI VIRGILIO
ed INFORMATICI - I PETER PAN DEL PC. Quanto
ti entusiasma il BookCrossing da autore? Quanto
potrebbe interessare meno il tuo editore? Siete
in simbiosi su questa attività? Cosa
senti quando ti soffermi a pensare che i tuoi
libri stanno percorrendo una propria strada
e tutta da soli, segnata solo dal caso e dal
destino di chi li trova e poi li abbandona ancora,
magari in un luogo totalmente diverso dItalia,
dEuropa o del mondo?
Mi piace il bookcrossing perché i libri
nascono liberi, per essere letti. Lidea
che qualcuno trovi per caso un mio libro e,
incuriosito, lo legga mi affascina e mi stimola.
Questo credo sia lobbiettivo di chi scrive:
essere letto, anche per caso. Non dobbiamo preoccuparci
di come il libro arrivi fra le mani del lettore;
limportante è che ci arrivi. Non
penso che gli editori condannino liniziativa:
anzi; grazie al bookcrossing molta gente è
incentivata a leggere e questo non può
essere che un bene per leditoria.
9- In apertura del tuo Blog personale hai
voluto riportare questa frase di Michael Moore,
tratta dal discorso pronunciato durante la cerimonia
per il ritiro dellOscar 2003 per il documentario
Bowling a Colombine: Ci piace la non-finzione
e viviamo in tempi fittizi. Viviamo in unepoca
dove ci sono elezioni fittizie per eleggere
un presidente fittizio. Viviamo in unepoca
dove cè un uomo che ci manda in
guerra per ragioni fittizie. [ ] Noi siamo
contro questa guerra, signor Bush. Si vergogni,
signor Bush, si vergogni! Quando ed in
quale modo ti sarebbe piaciuto pronunciare anche
a te la medesima frase?
Non riesco a pensare ad unoccasione in
particolare. Forse questa frase rappresenta
per me più uno stato mentale: un modo
per dire basta allipocrisia, una cosa
che proprio non sopporto nelle persone.
10- Ultima, classica, immancabile domanda
di ogni mia intervista, quella che vuol tracciare
un filo conduttore tra le varie vedute degli
intervistati a proposito di un consiglio da
dare allesordiente, ed oggi chi meglio
di lei a cui porla, che nel mondo dello scrivere
e delle pubblicazioni cartacee vive e sopravvive
già da un bel po? Cosa consiglierebbe
dunque, in primis, Paolo Roversi ad uno scrittore
esordiente, che in quel suo stesso mondo sta
muovendo i primi impacciati passi?
Di tenere duro. Diventare uno scrittore è
un percorso lungo e pieno di delusioni. Per
centrare lobbiettivo bisogna desiderarlo
intensamente, leggere moltissimi libri dei generi
più diversi, scrivere e riscrivere costantemente,
come un atleta che si allena per le olimpiadi,
essere ipercritici con se stessi e cestinare
tutti quei racconti mediocri che ognuno di noi
conserva come reliquie in qualche cassetto...
Questo per cominciare bene, poi anche un po
di fortuna e di faccia tosta non guastano.
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