GLI
AUDIOLIBRI DI PB
Le versioni audio dei migliori racconti
comparsi sulla rivista, lette dagli autori
o dai membri della redazione di PB. Da ascoltare
on line o scaricare gratuitamente nel proprio
lettore MP3 per portarli con sè in
auto, in metropolitana o... al lavoro. Al
momento sono presenti in archivo
129racconti scaricabili gratuitamente. >>Clicca qui per ascoltare
Dal 01/01/2003
questo sito ha generato 131.161.540 esposizioni
Utenti connessi: 0
LE INTERVISTE
DI PB
Morena
Fanti Intervista PAOLO ROVERSI
Chi è Paolo
Roversi?
Paolo Roversi (Suzzara,
29 marzo 1975) è uno scrittore
italiano e giornalista, vive a Milano.
Mantovano di origine, nel 1999 si laurea
in Storia contemporanea all'Università
di Nizza-Sophia Antipolis con una tesi
sull'occupazione italiana in Costa Azzurra
durante la seconda guerra mondiale.
Studioso di Charles Bukowski, alla sua
opera ha dedicato tre libri: la prima
biografia italiana scritta con l'aiuto
di Fernanda Pivano, un romanzo con protagonista
proprio lo scrittore ed un libro di aforismi
pubblicato nel 1997 nella collana Millelire.
Giallista, è uno degli esponenti
del cosiddetto noir metropolitano, ha
pubblicato due romanzi che hanno come
protagonista il giornalista hacker Enrico
Radeschi.
Ha scritto un libro-guida su Mantova e
la sua gente, ed un volume umoristico
sulla professione dell'informatico.
Collabora con riviste e giornali letterari
come Rolling Stone,Diario,Detective Magazine
e Stilos.
È fondatore e direttore della rassegna
dedicata al giallo e al noir NebbiaGialla
Suzzara Noir Festival che si svolge ogni
primo weekend di febbraio a Suzzara.
Dirige il portale MilanoNera il lato oscuro
della scrittura, dedicato interamente
alla letteratura gialla.
Ha vinto la 4^ edizione del Premio Camaiore
di Letteratura Gialla con il romanzo "La
mano sinistra del diavolo". Con lo
stesso titolo è finalista del Premio
Fedeli 2007.
Quando il Diavolo ci mette le mani Camaiore
diventa emozione e il noir assume
i contorni sfumati e misteriosi della bassa. un colloquio con Paolo Roversi
di Morena Fanti
Paolo Roversi, pur essendo anagraficamente
uno scrittore giovane, ha al suo
attivo già diversi libri pubblicati.
La critica lo definisce da sempre uno dei migliori
scrittori emergenti nel panorama nazionale e
ora ne abbiamo ulteriore conferma: Roversi,
con il suo romanzo La mano sinistra del
diavolo (Mursia), ha appena vinto il IV
Premio Camaiore di letteratura gialla. Scrittore
eclettico, dalla penna facile e dalla vena inesauribile,
è capace di passare dal saggio al romanzo
noir, al giornalismo, all'informatica. Roversi
è anche grande appassionato di Bukowski,
cui ha dedicato già tre libri. E
promotore diniziative molto interessanti,
come il Nebbia Gialla Suzzara Noir Festival,
rassegna dedicata alla scrittura di gialli e
di noir. Sua è anche lideazione
e redazione della rivista Milano Nera,
un blog tematico in cui si scrive di letteratura
di genere, polizieschi & company, cioè
il lato oscuro della scrittura,
comè indicato nella testata del
blog.
Incontrare uno scrittore nel momento in cui
ha appena vinto un Premio è come pasteggiare
con un buon Berlucchi: atmosfera frizzante e
profumo dallegria.
La prima domanda che viene in mente è:
cosa si prova a vincere un premio? Oppure: ti
aspettavi di vincere? Io, invece, ti chiedo:
cosa significa vincere un premio come il Camaiore?
E un riconoscimento al lavoro svolto e
una prova della tua capacità di affascinare
i lettori? E una conferma di ciò
in cui tu hai creduto e credi, o è uno
stimolo?
Vincere è bellissimo, come ovvio. Nel
mio caso è stato ancora più gratificante
perché non me lo aspettavo. Certo ci
speravo, inutile negarlo, ma sapevo che mi confrontavo
con un pezzo da 90 come Marcello
Fois e la partita era durissima. Detto questo,
ritengo che il premio Camaiore sia un riconoscimento
certamente importante che gioverà alla
mia carriera di scrittore avvicinando, spero,
nuovi lettori al mio lavoro. Lavoro che, tuttavia,
deve continuare come se niente fosse. Cerco
di non accontentarmi mai: mi sforzo di cercare
sempre nuove storie e nuove idee, spinto dalla
ferma convizione che il prossimo libro che scriverò
sarà il romanzo più bello che
avrò scritto.
In finale eri insieme a Katia Ferri e a
Marcello Fois. Nella serata della premiazione
siete stati protagonisti di un bellissimo dibattito-confronto
sui temi dei vostri romanzi. Oltre allemozione
di quella serata così particolare, cosa
pensi di queste occasioni di confronto con i
tuoi colleghi?
Sono momenti di forti emozioni. Anni di lavoro
messi in palio, su un palco, davanti ad una
giuria. Adrenalina pura. Il tuo romanzo viene
passato ai raggi X dai colleghi, e tu passi
al setaccio le opere degli altri finalisti per
cercare di capire se possono batterti...
Insomma, unesperienza non adatta ai deboli
di cuore.
Le storie a sfondo poliziesco hanno spesso
una base di verità presa direttamente
dalla cronaca nera. Quanto c'è di cronaca
nei tuoi romanzi e quanto di invenzione?
Dipende. Molte idee le prendo dalla cronaca
nera, che per i giallisti rimane la principale
fonte d'ispirazione, altre invece sono di pura
fantasia. Faccio due esempi: in Blue Tango,
il mio primo noir, racconto un episodio veramente
accaduto e da lì parto per imbastire
una storia. Ne La mano sinistra del diavolo,
invece, l'episodio fondante della narrazione
è pura inventio anche se non escludo
che possa essere accaduto veramente qualcosa
di simile.
Bukowski è uno dei tuoi scrittori
preferiti. Tu stesso hai affermato che è
stato grazie a lui che hai deciso di diventare
scrittore. Cosa ti affascina maggiormente in
lui?
La capacità di raccontare sempre la stessa
storia in maniera originale, mai scontata ed
intrigando il lettore. Aprendo uno qualsiasi
dei suoi libri il lettore sa già cosa
aspettarsi: sesso, alcool e corse di cavalli.
Ciò nonostante la storia che leggerà
non lo annoierà: solo un grande scrittore
può riuscire in questo.
So che ti piace molto anche la scrittura
di Scerbanenco. C'è un filo che lega
uno dei padri del giallo made in italy a quello
del grande dissacratore zio Buk?
Sono entrambi due grandissimi scrittori. Non
li accomuna nulla se non il fatto di essere
narratori di razza, ognuno con le proprie storie
da raccontare. In maniera esemplare ed originale.
Ho letto nel tuo blog che hai tenuto un
workshop di scrittura creativa, come ora sembra
essere tanto di moda. Voglio farti una domanda
provocatoria: non pensi che stia fiorendo un
business esagerato attorno a questi corsi? In
poche parole: non pensi che sia una maniera
di alimentare i sogni di chi, in effetti, scrittore
non diventerà mai?
Il rischio senza dubbio c'è. Per quanto
mi riguarda io tengo dei workshop, otto ore
in tutto, in cui si parla a trecentosessanta
gradi di letteratura e scrittura. Un modo per
far conoscere il mestiere dello scrittore più
che per insegnarlo. Cerco di non creare illusioni
ed esordisco sempre con un paragone, secondo
me calzante, eccolo: Andare ad un corso
di scrittura creativa è come frequentare
una scuola di musica. Vi può fornire
gli strumenti ma non è affatto detto
che fra di voi ci sia il nuovo Hendrix o un
novello Mozart.
Il principale merito di questi corsi credo sia
di stimolare la lettura. Molti arrivano ai miei
workshop dicendo che loro non leggono niente
perché hanno paura che potrebbe influenzare
il loro stile... In realtà l'unico segreto
per scrivere bene sta proprio qui: leggere molto
e leggere di tutto.
Tu sei un esperto informatico. Oggi internet
è diventato lo strumento di propaganda
per eccellenza, forse più della televisione.
Sei d'accordo, o pensi che questo mezzo abbia
dei limiti?
Non sono d'accordo sul termine propaganda: su
quello televisioni e media tradizionali sono
ancora imbattibili. Internet sin dalla sua nascita,
e ancora oggi anche se molte cose stanno cambiando,
è principalmente un formidabile strumento
d'informazione. Libero perché nessuno
riesce a controllarlo o ad ingabbiarlo anche
se, purtroppo, le ragioni economiche stanno
cedendo alla censura. Uno dei maggiori motori
di ricerca al mondo, ad esempio, pur di mettere
le mani sull'immenso mercato cinese ha deciso
di fornire agli internauti con gli occhi a mandorla
risultati solo alle ricerche gradite al governo
centrale...
Stai già lavorando al tuo prossimo
libro? Puoi darci qualche anticipazione? I tuoi
lettori ne sarebbero felici.
Sto ultimando il terzo romanzo con protagonista
il mio personaggio simbolo, il giornalista-hacker
Enrico Radeschi. Se in Blue Tango, Radeschi
non usciva mai da Milano, e in La mano sinistra
del diavolo faceva la spola fra la città
ambrosiana e la Bassa, in questo terzo romanzo
sarà protagonista di una vicenda che
lo vedrà costretto a varcare i confini
del nostro Paese. Di più, per ora, non
posso dire.
Per gentile concessione di
Morena Fanti
e Paolo Roversi
IMPORTANTE: Il presente sito non costituisce testata giornalistica, non assume carattere periodico e viene aggiornato senza regolarità ogni qualvolta se ne presenti la necessità
ovvero secondo
la reperibilità e disponibilità dei contenuti e delle informazioni. Pertanto, il presente sito non può essere in alcun modo considerato testata
giornalistica assoggettabile
agli obblighi previsti dall’articolo 5 della legge n. 47 del 1948.