Chi
è Gianfranco Goria?
Nato nel Sud Tirolo e trascorsi
i primi anni di vita a Roma, si trasferisce
a Torino dove tuttora vive. Negli anni,
oltre ad occuparsi di Letteratura Disegnata
(leggasi fumetti per i profani) in qualità
di sceneggiatore, trova anche il tempo
di fondare nel 1993 l'Anonima Fumetti
(Associazione Nazionale dei Professionisti
del Fumetto) di cui è stato il
Presidente fino all'agosto del 2003, la
Fondazione e Museo del Fumetto Franco
Fossati nel 1995 e l'Associazione Sportiva
Nazionale di calcio Autori di Fumetti
nel 1998. Come se non bastasse, svolgeva
e svolge l'attività di sindacalista
e ciò l'ha portato a lavorare alla
costituzione del Silf (Sindacato Italiano
Lavoratori del Fumetto, dell'Illustrazione
e del Cinema di Animazione) del quale
è tuttora Segretario Generale nazionale.
Altre creature di Gianfranco Goria sono
AfNews (Agenzia di Informazione Quotidiana
sul mondo del fumetto) ed il dominio internet
fumetti.org di cui è il web master.
Queste in breve sono alcune delle tappe
di Gianfranco Goria ma, per una più
completa e dettagliata biografia, vi rimandiamo
caldamente al sito:
www.fumetti.org/goria
|
a cura di PAOLO
COSTANTE
PC: Cominciamo parlando di Anonima Fumetti.
In realtà tale associazione è
nata localmente già nel 1982 con lo scopo
di promuovere il fumetto come espressione artistica
e culturale ed inoltre aveva il fine di aiutare
i nuovi autori a presentarsi sul mercato. Nel
1993 c'è stata poi l'istituzione di Anonima
Fumetti a livello nazionale. Cosa ha determinato
tale passaggio? E quali sostanziali cambiamenti
sono avvenuti all'interno di Anonima Fumetti?
GG: Negli anni ottanta i fumettisti piemontesi
si ritrovarono insieme per via di una mostra.
Scoprimmo che non eravamo pochi, eppure non
ci conoscevamo personalmente. Questa è
stata la molla che mi ha spinto a cercare con
gli altri di creare una prima associazione,
per stare un po' insieme, scambiarci opinioni
e informazioni, socializzare dire un sacco di
cretinate, sognando il futuro
Eravamo
quasi tutti molto giovani. Così, piano
piano, ognuno prese la sua strada e il gruppo
si sciolse naturalmente. Negli anni novanta
l'idea che fosse importante stare insieme per
far uscire gli autori dall'anonimato era ancora
molto forte in me, così ricercai gli
amici di allora (con diversi dei quali i rapporti
erano rimasti costanti) e ruppi le scatole finché
ricostituimmo l'associazione, ma stavolta a
livello nazionale, perché, nel frattempo,
avevo visto fallire diversi altri tentativi
di associazionismo pur se presieduti da autori
importantissimi. Tutto qui.
PC: Dal 1993 sono trascorsi circa quindici
anni. In questo periodo come è evoluta
Anonima Fumetti e quali sono, a tuo giudizio,
le principali conquiste che ha ottenuto?
GG: Da quando mi occupo "a tempo pieno"
del SILF ho abbandonato tutte le cariche dell'Anonima
Fumetti, pur continuando a dare un piccolo contributo
esterno. Da piccola associazione di autori appassionati,
è diventata una associazione di professionisti
e uno strumento culturale. Con tutti gli alti
e bassi che comporta tenere in piedi una struttura
che non era più locale e nemmeno nazionale,
ma internazionale per i contatti istituzionali
che nel tempo aveva sviluppato. Ha sempre operato
come "movimento culturale", stimolando
e suscitando idee, percorsi, modificazioni del
tessuto fumettistico italiano, non necessariamente
figurando in modo evidente. Ha ottenuto che
i problemi di categoria venissero affidati a
un vero sindacato, ha visto cambiare radicalmente
la concezione del fumetto e degli autori di
fumetti nella considerazione popolare e intellettuale
italiana, ha contribuito a far sorgere l'esigenza
concreta di una diffusa attività mussale,
ha contribuito alla diffusione di conoscenze,
notizie, informazioni, comunicazione fra gli
autori. Non malaccio, in fondo, considerando
che, come capita di solito, a occuparsi di tutto
questo sono state sempre pochissime persone.
PC: Come ti aspetti, o speri, si trasformi
Anonima Fumetti da qui ad altri dieci anni?
GG: Non ho la più pallida idea. Cambierà?
Evolverà? Chiuderà? Vedremo. Penso
che non abbia ancora esaurito le sue potenzialità
di spinta culturale. Spero che i Presidenti
dopo di me sapranno trarne il massimo. Non è
un lavoro facile, se teniamo conto del fatto
che bisogna occuparsene nel tempo libero
PC: Non siamo qui certo per convincere nessuno
a sottoscrivere nulla, ma se tu dovessi dare
tre buoni motivi per iscriversi ad Anonima Fumetti,
quali sarebbero?
GG: Perché ha un logo bellissimo! Perché
insieme ci si diverte di più e perché
più si è, e più cose si
riescono ad ottenere (se si dà una mano,
s'intende
).
PC: Parliamo ora di AfNews. Come abbiamo
già detto, si tratta dell'agenzia di
informazione quotidiana sul mondo del fumetto
e credetemi, io che la seguo da anni, posso
affermare che si tratta di un'Ansa precisa,
puntuale e ben informata. A tal proposito mi
viene da chiedere: ma come riuscite a reperire
in tempo reale informazioni sempre così
dettagliate?
GG: C'è un piccolo errore di forma:
l'uso del plurale. afNews, non avendo introiti
finanziari, non è gestita da un gruppo
redazionale, ma da una sola persona, cui occasionalmente
arrivano contributi da corrispondenti vari (che
ringrazio per la loro generosità). Come
faccio? Finché ce la faccio, è
una questione di senso di responsabilità,
o di testardaggine se vogliamo: ogni giorno
io devo mettere in linea almeno una notizia,
altrimenti mi sento a disagio
Poi di notizie
finisco per metterne molte, molte di più
di una al giorno, ma questa è un'altra
storia. Il fatto di esserne l'unico proprietario
(e conseguentemente, direttore, webmaster, redattore,
fotografo ecc.), mi garantisce una libertà
assoluta: non dipendo da nessuno e nessuno può
condizionarmi. E' l'indipendenza assoluta, persino
dagli sponsor, visto che non ce ne sono. I corrispondenti
(giornalisti professionisti, freelance, esperti,
collezionisti, critici, autori ecc.), italiani
e stranieri, che mi inviano liberamente e sporadicamente
i loro testi sanno, ahiloro, di dipendere, invece,
dalla mia disponibilità, non tanto nell'accettare
o meno i loro articoli (che, di norma, è
un discorso fatto in precedenza), quanto nel
tempo che riesco a dedicare loro, sia per la
eventuale revisione (più che altro per
la misura del pezzo, e per la correzione degli
inevitabili piccoli refusi, oltre che per la
verifica giornalistica per la quale mi sento
comunque moralmente responsabile nei confronti
dei lettori), sia, soprattutto, per il montaggio.
Il "tempo reale" è legato all'altra
mia professionalità, quella nel campo
informatico (di cui mi occupo dall'inizio degli
anni ottanta per la FISAC/CGIL): io sono collegato
a Internet tutto il santo giorno, quasi ininterrottamente.
Mentre programmo, o analizzo progetti, o assisto
strutture sindacali, contemporaneamente esamino
la rete continuamente (con i miei occhi, non
con inutili motori automatici, capiamoci
)
alla ricerca di notizie, informazioni, indiscrezioni,
curiosità, primizie
Con gli anni
(tanti, ormai) ho affinato un po' di naso, per
cui d una notiziola apparentemente insignificante
in un giornale indiano, o da una nota economica
di una rivista finanziaria statunitense, o da
due righe buttate lì in un forum specialistico
australiano, mi scatta la curiosità "investigativa"
e magari trovo qualcosa che altrimenti non sarebbe
venuta fuori. Subito dopo c'è da fare
il lavoro di verifica giornalistica: controlli
incrociati su fonti accreditate (e su quelle
molto meno note, ma fondamentali), qualche veloce
scambio di informazioni con le conoscenze personali
in Italia e all'estero (frutto di decenni di
frequentazione di questo piccolo mondo del segno),
qualche eMail per chiedere chiarimenti, quando
serve una telefonata e così via, finché
le informazioni e i contatti si trasformano
in una notizia vera e propria. E, se sono fortunato,
non è neppure sbagliata e così
la possono usare tranquillamente i giornalisti
delle altre agenzie (quelle "vere"),
dei quotidiani, delle radio, delle tv
e i lettori di afNews, naturalmente!. Troppo
spesso, però, le notizie che mi arrivano
per prime sono quelle legate ad autori in fin
di vita. Così, ben prima che sia lecito
dare la notizia, scopro, e tengo tristemente
per me solo, che persone che stimo, o che conosco,
stanno per affrontare il passo definitivo che
ci attende tutti. Questa è la parte peggiore
del mio lavoro giornalistico, quella di cui
farei volentieri a meno. Ma so bene che fa parte
della vita anche questo.
PC: Il Silf, Sindacato Italiano Lavoratori
del Fumetto, è stato di certo la creazione
più importante per chi lavora od aspira
a lavorare nel mondo della Letteratura Disegnata.
Brevemente, ci illustri quali necessità
hanno spinto alla sua costituzione?
GG: Ecco, proprio gli autori anziani mi hanno
stimolato, senza saperlo, a intraprendere questo
arduo passo. Tanti anni fa, quando cominciai
a frequentare questo nostro piccolo mondo, ebbi
modo di venire a conoscenza della sorte penosa
di troppi disegnatori e sceneggiatori che morivano
letteralmente di stenti, dopo una vita passata
a offrire sogni ai propri lettori e guadagni
lauti ai propri editori. Non esisteva previdenza
sociale per loro, a quei tempi. Non c'era tutela,
e spesso nemmeno rispetto. I diritti erano scritti
nella legge, ma chi li applicava? E chi li conosceva
davvero? Questo, mi ha spinto.
PC: Attualmente, quali sono le battaglie
che più impegnano il Silf? E quali conquiste
si prefigge di ottenere a breve termine?
GG: La quasi totalità (non tutti, purtroppo,
ancora oggi) dei lavoratori gode di quella cosa
preziosa (che troppo facilmente si dà
per scontata): la Previdenza Sociale. Cioè
la pensione. E' un fatto di civiltà,
né più né meno. E' dalla
fine dell'ottocento che esiste, e quando venne
introdotta per la prima volta, non fu semplice
far capire che era una conquista fondamentale:
le imprese giuravano che sarebbero tutte fallite
miseramente (dovendo versare una quota di contributi
per i lavoratori). Oggi nessuno mette in discussione
che sarebbe follia farne a meno, che sarebbe
un disastro sociale inenarrabile e mostruoso,
e, anzi, il problema è quello di garantirsi
che continui a esistere sempre. Per i settori
fumetto, illustrazione e cinema di animazione
questa conquista più che centenaria è
appena arrivata (insieme, ovvio, alle stesse
obiezioni di oltre cento anni fa) e dobbiamo
cominciare a gestirla da zero, come tutto quel
che dobbiamo gestire sindacalmente in questo
settore che è stato anarchicamente deregolamentato
per ben più di cento anni. Situazioni
stratificate in cui la legge la facevano "i
più forti", proprio come nell'ottocento.
Per fortuna agli autori odierni non tocca versare
fisicamente il proprio sangue per le strade,
per ottenere dei miglioramenti nel lavoro e
nella vita. Perché oggi, a sostegno del
nostro giovanissimo sindacato, ci sono strutture
che stanno per festeggiare i cento anni di attività.
Cento anni di crescita per i lavoratori, conquistati
dai lavoratori veramente col proprio sangue.
Così, nel corso dell'anno, assistiamo
gli iscritti SILF nella gestione dei propri
contratti e delle vertenze che ogni tanto li
confrontano con committenti vari (superando
l'ostacolo dell'enorme costo delle cause giudiziarie
grazie al sostegno del Sindacato), offriamo
loro servizi sindacali, fiscali ecc. Nel frattempo
seguiamo iter parlamentari di leggi che possono
interessarci, proponiamo modifiche e integrazioni
e via così. Forniamo consulenze d'ogni
tipo in continuazione. Di lavoro ce n'è
un oceano, perché abbiamo cento anni
da recuperare
PC: A chi consiglieresti di effettuare l'iscrizione
al Silf?
GG: Chiunque lavori, anche occasionalmente,
nei settori fumetto, illustrazione e animazione
può iscriversi ed è caldamente
consigliato a farlo. Perché solo se si
è in tanti si conta tanto, perché
un iscritto ottiene servizi che altrimenti sarebbero
troppo cari, perché così si migliora
non solo il proprio (e l'altrui) lavoro ma anche
la propria (e l'altrui) vita.
PC: Parliamo per un momento del Museo del
Fumetto intitolato a Franco Fossati, famoso
giornalista esperto di fumetti e comunicazione
di massa. Perché fondarne uno? E quali
sono gli scopi di chi lo gestisce?
GG: Tutto nasce dalla disgrazia che ci ha portato
via l'amico Franco a soli cinquant'anni. Il
fratello Furio e il fraterno amico Luigi F.
Bona hanno voluto conservare e valorizzare nel
suo nome la strepitosa collezione che Franco
aveva raccolto nel corso della sua vita. Io
non ho potuto fare a meno di aderire con forza.
Nel frattempo avevo collaborato alla progettazione
di altri musei (che o non sono stati fatti,
o non secondo il nostro progetto, purtroppo)
e di altri centri culturali (che invece sono
stati realizzati e funzionano). Ma il Museo
Fossati ha in più una partecipazione
emotiva particolare, ovviamente. Il merito di
questo Museo però, non è da ascrivere
a me, che sono solo un socio fondatore, ma a
Furio e in particolare a Luigi, che ci dedica
buona parte della sua vita quotidiana.
PC: Soffermiamoci ora sui figli bistrattati
della Nona Arte: gli sceneggiatori. Il rapporto
disegnatore/sceneggiatore, a mio avviso, tende
sempre più ad assomigliare a quello Regista/Sceneggiatore.
Per i non addetti basti considerare che spesso
si sente parlare del regista di un dato film
mentre, dei suoi effettivi creatori, gli sceneggiatori,
difficilmente si fa menzione. Gianfranco Goria,
sindacalista, sceneggiatore e, curatore di siti
internet, come vive questo rapporto che spesso
viene considerato simile a quello tra Caino
ed Abele?
GG: Sul rapporto tra sceneggiatore e disegnatore
si raccontano un sacco di storielle divertenti
(che racconto sempre agli allievi dei miei piccoli
corsi di fumetto). Ma è semplicemente
un rapporto professionale. Nei casi fortunati
c'è anche un rapporto di amicizia e quindi
di complicità: questo rende il lavoro
molto più divertente e, di conseguenza,
rende i risultati incredibilmente migliori.
Dove la "lavorazione del prodotto"
è "industriale" non si può
pretendere che sia la stessa cosa
In questo
caso capita che i due manco si incrocino e magari
nemmeno si conoscano. Un po' triste, ma è
così. Oggi comunque gli sceneggiatori
non sono più gli sconosciuti totali di
un tempo (tempo nel quale,a onor del vero, anche
i disegnatori, da questo punto di vista, non
se la passavano molto meglio) e firmano albi
anche loro, per i fan, per cui
Personalmente,
a parte le difficoltà per riuscire a
contattare i disegnatori che avevo quando lavoravo
coi personaggi Disney, mi trovo benissimo con
i disegnatori: ci si piglia in giro quanto basta
per arrivare a essere soddisfatti del risultato.
PC: Parlando sempre di Disegnatori e Sceneggiatori
va detto però che in Italia esistono
anche sodalizi fruttiferi che hanno portato
all'ideazione e produzione di fumetti che non
solo vendono bene in Italia, ma anche all'estero.
Due fenomeni su tutti sono i progetti Pk e Witch.
Questo nuovo format misto Disney/Marvel rappresenta
il futuro, oppure si tratta solo di una nuova
nicchia di mercato?
GG: Il fumetto in Italia tende sempre più
a essere di nicchia. Il punto è sgrossare
le produzioni di bassa o infima qualità,
per far posto invece a tante nicchie di qualità
(nel pieno rispetto dei diritti di chi lavora
in questo settore, s'intende). Questo potrebbe
aiutare a sviluppare un futuro degno anche qui
da noi. Le tendenze stilistiche "di moda"
hanno scarso significato: quel che dura nel
tempo non è dettato da esigenze temporanee
di marketing, ma de ben altri fattori umani,
artistici e letterari.
PC: Dato che ne abbiamo accennato, affrontiamo
il Mercato del Fumetto Italiano. Non c'è
città che non abbia negozi dove si vendono
fumetti Francofoni, USA o Giapponesi. Mentre
librerie, giornalai e centri commerciali, sono
stracolmi di pubblicazioni nostrane. Dobbiamo
forse considerare il Mercato del Fumetto saturo?
C'é ancora spazio per nuovi emergenti
e nuovi progetti?
GG: Se i nuovi progetti sono robette di scarso
livello, magari fatte in fretta con quattro
soldi, assolutamente no. Sono un pessimo curriculum,
per gli autori che, per giunta, o non vengono
pagati, o vengono pagati una miseria, creando
un circolo vizioso di scarsa qualità,
scarsa retribuzione, scarse vendite ecc., distogliendo
energie da altre iniziative. Se invece si tratta
di progetti di buon livello, professionalmente
ben supportati da editori capaci e competenti,
allora altro che se c'è spazio, alla
faccia della recessione. E, per giunta, diventano
vendibili anche all'estero.
PC: Voglio fare una domanda provocatoria.
Non sarebbe forse meglio fare come l'Australia
che ha imposto un blocco alle importazioni di
fumetti provenienti dall'estero? (l'Australia
è un grande continente però scarsamente
popolato che ha deciso di non introdurre al
suo interno in maniera massiccia e indiscriminata
tutto ciò che viene realizzato nel resto
del mondo proprio per non penalizzare le produzioni
locali.)
GG: E rinunciare a leggere anche tutte le belle
cose si fanno fuori dei nostri ristretti confini?
Giammai! Tra l'altro sarebbe castrante anche
per la nostra creatività autoriale, che
si nutre, senza confini, di tutta la creatività
umana, ovunque sia.
PC: Scott Mc'Cloud nel suo secondo libro(
Reinventare il Fumetto ) parla di internet come
naturale evoluzione del fumetto e come via di
fuga dalla catena: Editori - Distributori -
Rivenditori. Gianfranco Goria, si trova concorde
con tale prospettiva? Davvero, come dice Scott
Mc Cloud, internet è l'unico mezzo per
abbattere i costi oppure possiamo tentare qualche
altra via?
GG: Non è l'unica. McCloud sa che parte
delle sue considerazioni di pochi anni fa, sono
state già superate dall'evoluzione dei
mercati e della tecnologia. Quando si parla
di tecnologia, non si possono fare previsioni,
è troppo mutevole e veloce. Ma questo
non è mai stato un problema per i racconta-storie:
ci basta un qualunque supporto, per lasciare
dei segni e raccontare i nostri sogni. Più
supporti ci sono, più raccontiamo.
PC: Concludo con la classica domanda da
100 milioni di dollari. Secondo Gianfranco Goria,
quale potrebbe essere il futuro della Nona Arte?
GG: Imprevedibile. Meraviglioso. Purché
ci sia un futuro (degno) per gli esseri umani
(e quindi gli autori di fumetti) su questo pianeta
s'intende!
Ringrazio Gianfranco Goria per il tempo
dedicatoci per la realizzazione di questa intervista
ed invito tutti voi a consultare www.fumetti.org
dal quale potrete accedere ad Anonima, il Silf,
AfNews, le pagine personali di Goria e tanti
altri siti dedicati alla Nona Arte che nessun
appassionato di fumetti dovrebbe mancare.
>>Progetto Babele
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