Chi è Art
Spiegelman?
Nato in
Svezia da genitori ebrei polacchi che
si trovano lì perché rifugiati
dopo la seconda guerra mondiale, Art Spiegelman
si trasferisce nel 1951 con la famiglia
in America, e più precisamente
nella zona di Rego Park, a New York. I
genitori lo vogliono dentista, ma lui
è attratto dal fumetto e già
a sedici anni comincia a lavorare come
illustratore. Studia poi all'Harpur College
e negli anni Sessanta collabora con la
Topps, disegnando loghi pubblicitari e
figurine per più di vent'anni.
All'inizio degli anni '70 si trasferisce
a San Francisco, allora vera sede del
movimento hippy, dove si avvicina al fumetto
underground. Tornato a New York, collabora
come illustratore per molte prestigiose
riviste, da 'The New York Times' a 'Village
voice' e 'Playboy'. Nel 1978, dopo anni
di riflessione sull'argomento, inizia
a lavorare a quello che sarebbe divenuto
il suo capolavoro, 'Maus', storia della
sua famiglia durante l'orrore del nazismo;
contemporaneamente comincia anche ad insegnare
storia ed estetica del fumetto alla School
for Visual Arts di New York. Infine nel
1980, assieme alla moglie Françoise
Mouly fonda la rivista 'Raw', capofila
nella sperimentazione artistica, dove
peraltro comincerà ad apparire,
a puntate, 'Maus'. Così tra il
1986 e il 1991 escono in volume le due
parti del capolavoro di Spiegelman, che
ottengono un gran successo e che gli valgono
il Premio Pulitzer, per la prima volta
assegnato a un fumetto. Nel 1993, infine,
diventa copertinista di un'altra famosa
rivista, 'The New Yorker', con la quale
però interrompe la collaborazione
nel 2003 a causa di dissidi sulla linea
aggressiva in politica estera assunta
dalla direzione.
Fumettista ed illustratore:
fumettografia
1. Garbage Pal Kids (1963)
2. Wacky Packages (1963)
3. Bazooka Joe (1968)
4. The New York Times (1975, illustrazioni)
5. Village voice (1975, illustrazioni)
6. Playboy (1975, illustrazioni)
7. Raw (1980)
8. Maus I e II (1986/1991)
9. The New Yorker (1993, illustrazioni)
10. Open me... I'm a dog (1997)
11. The wild party (1999, illustrazione
del libro di Joseph Mancure March)
12. Little Lit (2000)
13. Legal Action Comics (2001)
14. Jack Cole and Plastic Man (2001)
15. Strange stories for strange kids (2001)
16. L'ombra delle torri (2003)
Saggista e drammaturgo:
bibliografia
1. Dr. Seuss goes to war (2001, saggio)
2. Drawn to death: a three panel opera
(2004, opera)
|
Primo Levi pubblicòSe questo è
un uomonel 1947 presso un piccolo editore,
perché il libro gli era stato rifiutato
da Einaudi che riteneva che il pubblico fosse
stanco di simili argomenti.
A ventisei anni da quella data, la storia dellOlocausto,
anzi, diremmo meglio, la storia dei sopravvissuti
dellOlocausto, ha dato ancora uno splendido
frutto: Mausche è stato premiato
nel 1991 con il premio Pulitzer attribuito per
la prima volta ad un fumetto.
Le strisce disegnate sono molto amate in Giappone
anche e soprattutto dagli adulti che le considerano,
nelle loro prove più mature, una vera
e propria opera darte e che, in Italia,
Sgarbi non ha esitato ad inserire, in unapposita
saletta della Palazzina di Caccia di Stupinigi,
nella mostra Il Male Esercizi di
pittura crudele (dal 26 febbraio al 26 giugno
2005) accanto a grandi capolavori.
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana dinverno.(1)
Questi versi sono stati scritti da Primo Levi
e posti allinizio di Se questo è
un uomo, il libro che racconta la sua
esperienza nei lager nazisti. Egli ritiene che
linternato nei lager non si possa più
considerare uomo e in particolare quelli che
erano soprannominati musulmani perché
inerti, rassegnati come gli occidentali allepoca
si figuravano i popoli dellIslam. Chi
sopravviveva lo doveva alla sola fortuna, al
caso, allaver potuto svolgere un lavoro
migliore, non certo al fatto di possedere doti
superiori.
Art
Spiegelman in Maus abbraccia questa
tesi, anzi la porta alle estreme conseguenze:
non caratterizza con il disegno né suo
padre, né sua madre, né alcun
particolare personaggio.
Il tratto è monotono, triste. Il fumetto
è tutto in bianco e nero e varie tonalità
di grigio, gli uomini sono rappresentati con
corpi antropomorfi e volti come musi di animali
e ricordano gli dei egizi con corpo umano e
capo di animale. Ogni tanto una tavola più
ampia rappresenta un momento topico del racconto:
lorrore, lurlo di dolore dei bruciati,
lingresso al campo di Auschwitz. Sono
le tavole che più richiamano lespressionismo
tedesco per il segno tipico delle xilografie
di Erich Heckel.?
Le linee seguono i contorni delle figure ma
non mostrano lespressione dei visi. Gli
ebrei sono rappresentati come topi, i tedeschi
sono gatti e i polacchi sono maiali, anche se
delle bestie hanno solo la maschera facciale
quasi inespressiva. La caratterizzazione dei
personaggi avviene attraverso lo scritto. Art
non nasconde le manie e le paranoie del padre
che è un uomo insopportabile, un ebreo
simile al maligno stereotipo creato dai nazisti:
gretto, avido, prepotente, manipolatore, bugiardo
ma non crede che i suoi difetti si debbano attribuire
allesperienza dellOlocausto: altri
superstiti non sono paranoici come lui.
Ci dice però che il suo anziano padre
Non è mai uscito dai campi,
come se quella esperienza avesse cristallizzato
e condensato tutti i difetti di suo padre impedendogli
di prendere aria, di essere libero, in definitiva
di cambiare. I nazisti si sono impadroniti anche
del suo futuro e del futuro della sua famiglia.
Questo è il tema centrale del libro:
che cosa significhi aver vissuto una simile
esperienza, non solo per chi è sopravvissuto,
ma per tutti coloro che, in qualche modo, sono
venuti a contatto con i sopravvissuti.
Il tratto di Spiegelman richiama quello di
Max Beckmann delle litografie di The Hell,
1919 (Linferno)? ma mentre questultimo
cerca lespressività non solo delle
figure ma anche dei visi, ricorrendo spesso
alla deformazione e al grottesco, Spiegelman
rinuncia alla caratterizzazione grafica dei
singoli personaggi in favore della denuncia
della loro riduzione a animali braccati, sub
umani, senza più volto. Nel suo fumetto
giovanile Prigioniero sul pianeta inferno
di cui quattro pagine cono inserite in Maus
a pagina 98, 99, 100 e 101 delledizione
di Giulio Einaudi Editore, Torino, 2000, i volti
sono definiti, non sono maschere. Spiegelman
racconta il suicidio di sua madre e i tremendi
sensi di colpa che causarono in lui. Qui linfluenza
dellespressionismo è molto più
forte.
Sicuramente il tipo di segno di Maus
così semplificato e monotono sposta lattenzione
del lettore sulla vicenda.
Maus è la storia non solo
delleccidio di un popolo ma anche della
fine di un modo di vivere, di una cultura. Le
grandi famiglie ebree sono spazzate via e i
sopravvissuti restano soli, incapaci di creare
e di mantenere nuovi legami. Vladek è
solo negli stati Uniti, la moglie Anja si è
uccisa, il figlio lo evita. Egli occupa il suo
tempo a collezionare cose inutili e a contare
le medicine. Riuscirà a dividere la sua
solitudine solo con unaltra sopravvissuta
che lo sopporta perché è incapace
di lasciarlo.
(c) Angela Ravetta
(1) Primo Levi, Se
questo è un uomo, Einaudi, Torino
1989, pag.7
>>Progetto Babele
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