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LE INTERVISTE
DI PB
Felice
Pedroni, un emigrante italiano nella corsa all'oro
in Alaska Intervista a Massimo Turchi
Massimo
Turchi, nasce a Fanano nell'Appennino
modenese nel 1962 e lavora alla realizzazione
di progetti di sviluppo ambientale, culturale
e turistico della montagna. È ricercatore
storico, appassionato di storie e tradizioni
dell'Appennino ed è Guida Ambientale
Escursionistica.
Felice Pedroni, un emigrante italiano
nella corsa all'oro in Alaska
Una intervista di Chiara Bellettini
Come è nato l'interesse per questa
storia particolare? Nel 1990, quando mio padre, emigrante e
promotore della riorganizzazione del locale
Comitato Emigranti, si impegnò per ripristinare
la centenaria Festa triennale; nell'occasione
fu realizzato un monumento in onore a Felice
Pedroni, simbolo dell'emigrazione fananese.
Da quel momento ho iniziato a cercare notizie
in vecchi giornali, poi mi sono rivolto direttamente
in Alaska... e sai com'è: una cosa tira
l'altra...
Perché? Mi ha sempre colpito il contrasto tra la
vita nell'Appennino, fatta di stenti dove la
gente doveva emigrare, e l'avventura nell'ultima
frontiera americana: l'Alaska, dove tutto sembrava
possibile.
Le vicende di questo emigrante-cercatore
d'oro sono davvero incredibili. Secondo te cosa
lo ha spinto a tanto? Lui emigrò all'età di 23 anni
e per 14 anni fu uno dei tanti emigranti italiani
in America. Il suo spirito inquieto e soprattutto
la sua voglia di riscatto sociale - era un emarginato
nella società trignanese - credo siano
stati la causa, nel 1895, dopo la morte in miniera
di un suo caro amico, della decisione di andare
a cercare l'oro: se doveva rischiare la vita
per una misera paga, tanto valeva alzare la
posta in gioco, dopo tutti lo avrebbero considerato.
Sì, ma lui era analfabeta...
È vero, l'unica cosa che sapeva fare
era la sua firma. Però era dotato di
una grande intelligenza pratica e manuale. In
più, il fatto di aver fatto il pastore
e l'esperienza del vivere quotidiano nelle montagne,
ricavando dalle poche risorse a disposizione
il sostentamento, gli permisero di sopravvivere
in parecchie situazioni molto critiche.
Raccontane una.
Nel 1898 fu sorpreso da una tempesta di neve
e lui, nel rientrare, si perse rimanendo da
solo, in più non era attrezzato per l'inverno.
Scorse delle impronte d'orso e decise di seguirle.
Lo uccise assicurandosi così cibo a sufficienza
e una pelle per proteggersi dal freddo, ma non
solo, essiccò le zampe posteriori confezionandosi
due comode e calde calzature.
Perché hai intitolato il libro "Alla
fine dell'arcobaleno"?
C'è una leggenda nordica che parla di
una pentola piena di monete d'oro: il tesoro,
che si trova, appunto, alla fine dell'arcobaleno.
Il romanzo vuole raccontare quale è il
significato di questo "tesoro" per
i due protagonisti: Felice e Giuseppe.
Chi è Giuseppe?
Giuseppe è il personaggio che incarna
il giovane emigrante di Trignano che parte per
raggiungere il padre in America. Durante il
viaggio conosce Pedroni e così cambia
idea decidendo di andare a fare il minatore
in Alaska, scoprendo però che non è
tutto oro quello che luccica. Quello dell'emigrazione
è un aspetto a me molto caro: ho voluto
raccontare la storia di due emigranti dal di
dentro.
Com'è nato il romanzo?
Devo dire che all'inizio non mi sentivo all'altezza
della situazione: mettere su carta quei pensieri,
quelle sensazioni e quelle immagini che "vedevo".
Un giorno un caro amico mi ha detto: Prova...
Io non mi sono tirato indietro. L'ho scritto
in soli quattro mesi, di getto per racchiudere
fra le righe la grande emozione che stavo provavo.
La storia si svolge in quattro anni...
Sì sono quattro anni cruciali sia per
i personaggi che per Fairbanks. Il romanzo inizia
nel 1906 è il periodo quando per Pedroni
inizia la sua parabola discendente, mentre per
il ragazzo, "costretto" ad emigrare
per raggiungere il padre, gli capita l'occasione
di continuare a sognare e decide di seguire
il suo istinto e nel frattempo diventerà
adulto. Sono anni importanti anche per la città
perché nel periodo finale le miniere
si stanno esaurendo e la città deve iniziare
a ripensare al suo futuro.
È una storia di frontiera...
Sì, vedi, Felice Pedroni e la sua testardaggine,
unita ad un grande coraggio hanno spostato più
a nord l'ultima frontiera. L'Alaska è
nell'immaginario americano, ma non solo, la
terra dell'ultima frontiera, dove i giovani
vi si recano per provare a se stessi di riuscire
a farcela; per tutti la storia di Chris nel
film di Sean Penn "Into the wild".
In più in questo territorio di frontiera
ci sono gli indiani e l'incontro/scontro di
culture diverse.
Ora quando si pensa alla famosa corsa all'oro
del Klondike (la più famosa) ci vengono
in mente immagini romantiche, quasi arcadiche... Fu un mondo davvero particolare, un momento
quasi unico, sicuramente irripetibile... Vale
però la pena ricordare che quelle persone
inseguivano sogni di ricchezza...
Sei mai stato a Fairbanks?
Si ci sono andato nel 2002 in occasione del
gemellaggio tra Fanano e Fairbanks, ospite di
un professore dell'Università di Fairbanks,
dei campi minierari. Da lui ho imparato tutto
sulla ricerca dell'oro, sulle tecniche e sull'uso
degli attrezzi, tanto che alla fine mi ha diplomato
ricercatore d'oro! La città oggi conta
circa 30.000 abitanti che non sono pochi considerando
la latitudine e le condizioni climatiche. Oggi
vive dell' "Alaskan Pipeline", l'oleodotto
da Prudhoe Bay a Valdez, di una miniera d'oro
(scoperta da Pedroni) che produce ancora 500.000
euro al giorno, dell'Univeristà con un
bel museo e di turismo.
Che progetti hai?
Oggi sto collaborando con il Comitato "Terra
di Trignano" (frazione che ha dato i natali
a Felice Pedroni) per il rilancio della frazione
e assieme realizziamo iniziative come la festa
del "Felix Pedro Day" (2° domenica
di luglio) dove si cerca l'oro con la "padella".
In più ho in essere un'unità didattica
rivolta alle scuole elementari e medie dove
si parla della montagna modenese da terra di
emigrazione a terra di immigrati e nel pomeriggio
tutti a cercare l'oro.
Infin, assieme ad alcuni amici stiamo organizzando
la spedizione "Sulle orme di Felice Pedroni"
un viaggio che prevede tra l'altro cinque giorni
di canoa lungo il fiume Yukon e quattro giorni
di bicicletta per arrivare a Fairbanks.
So che ci tieni a sottolineare il fatto
che al di là dell'avventura Felice Pedroni
e Giuseppe sono due emigranti. Sì, ci tengo moltissimo sottolineare
questo aspetto. L'emigrazione italiana ha segnato
davvero tanto la storia d'Italia, non ha fatto
notizia - anche per pudore - ma ha permesso
la sopravvivenza quotidiana dei familiari che
sono rimasti; ricordiamo che spesso si emigrava
anche solo per non gravare sul magro reddito
familiare.
La storia di Felice Pedroni, un emigrante
che divenne cercatore d'oro e che pose le basi
per la nascita della città di Fairbanks
Felice
Pedroni, nasce a Trignano di Fanano
(Mo) nel 1858 è il quarto di sei fratelli.
La famiglia è povera. Nel 1870 il padre
muore e i fratelli maggiori devono partire in
cerca di fortuna. Fabiano parte per la Corsica,
l'Africa e infine l'America. Nel 1881 Domenico
e Felice vanno in Francia a lavorare nelle miniere
di carbone, ma il lavoro è troppo duro
e tornano a casa. Lo stesso anno Felice parte
per l'America e raggiunge Fabiano. Per 14 anni
fa tanti lavori spostandosi verso Ovest. Nello
stato di Washington, nel 1881, diventa cittadino
americano col nome di Felix Pedro. Nel 1894,
in un incidente minerario muore un suo amico
e questo lo fa decidere di diventare cercatore
d'oro. Nel 1895 si trasferisce a Forty Mile,
Yukon (Canada). Quando nel 1897, negli Stati
Uniti arriva la notizia della scoperta del Klondike
e miglia di persone partono per raggiungere
i campi minerari, Pedroni se va a Ovest a cercare
in un territorio semi-sconosciuto vivendo anni
di intense avventure. Riesce a diventare amico
degli indiani (che odiano i bianchi). Nel luglio
del 1902, malato e ormai sfiduciato, trova l'oro,
uno dei più ricchi giacimenti auriferi
dell'Alaska. Fairbanks, oggi la seconda città
per importanza, è dedicata ad un senatore
dell'Indiana che diverrà vice-presidente
degli Stati Uniti. Felice è ricco e nel
1906 torna in Italia per sposarsi, conosce una
maestrina e la corteggia assiduamente, ma alla
fine, lei, anche per le pressioni della famiglia,
rifiuta la proposta. Nel novembre dello stesso
anno, in America, Felice sposa un'irlandese
che gestiva una locanda. Lei lo sposa per i
soldi. Il suo socio, quello che lo ha aiutato
a diventare cittadino americano, gli fa causa.
Felice muore a Fairbanks nel luglio del 1910
in circostanze non chiare. Nell'ottobre dello
stesso anno il tribunale riconosce al socio
tutti i diritti e così la moglie rimane
con pochi spiccioli.
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