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Felice Pedroni, un emigrante italiano nella corsa all'oro in Alaska
Intervista a Massimo Turchi


Massimo Turchi, nasce a Fanano nell'Appennino modenese nel 1962 e lavora alla realizzazione di progetti di sviluppo ambientale, culturale e turistico della montagna. È ricercatore storico, appassionato di storie e tradizioni dell'Appennino ed è Guida Ambientale Escursionistica.

Alla fine dell'arcobaleno
di Massimo Turchi
ISBN 978-88-7418-357-9
12 Euro - Prospettiva Editrice 2007
(www.prospettivaeditrice.it)
Collana Lettere 97

La linea gotica e le stragi
Il fronte di guerra nell'Appennino bolognese, modenese e pistoiese
di Massimo Turchi
ISBN 9788874184033
12,00 Euro - Prospettiva Editrice 2008
343 p. rilegato
(collana CostellazioneOrione)

Felice Pedroni, un emigrante italiano nella corsa all'oro in Alaska
Una intervista di Chiara Bellettini

Come è nato l'interesse per questa storia particolare?
Nel 1990, quando mio padre, emigrante e promotore della riorganizzazione del locale Comitato Emigranti, si impegnò per ripristinare la centenaria Festa triennale; nell'occasione fu realizzato un monumento in onore a Felice Pedroni, simbolo dell'emigrazione fananese. Da quel momento ho iniziato a cercare notizie in vecchi giornali, poi mi sono rivolto direttamente in Alaska... e sai com'è: una cosa tira l'altra...

Perché?
Mi ha sempre colpito il contrasto tra la vita nell'Appennino, fatta di stenti dove la gente doveva emigrare, e l'avventura nell'ultima frontiera americana: l'Alaska, dove tutto sembrava possibile.

Le vicende di questo emigrante-cercatore d'oro sono davvero incredibili. Secondo te cosa lo ha spinto a tanto?
Lui emigrò all'età di 23 anni e per 14 anni fu uno dei tanti emigranti italiani in America. Il suo spirito inquieto e soprattutto la sua voglia di riscatto sociale - era un emarginato nella società trignanese - credo siano stati la causa, nel 1895, dopo la morte in miniera di un suo caro amico, della decisione di andare a cercare l'oro: se doveva rischiare la vita per una misera paga, tanto valeva alzare la posta in gioco, dopo tutti lo avrebbero considerato.

Sì, ma lui era analfabeta...
È vero, l'unica cosa che sapeva fare era la sua firma. Però era dotato di una grande intelligenza pratica e manuale. In più, il fatto di aver fatto il pastore e l'esperienza del vivere quotidiano nelle montagne, ricavando dalle poche risorse a disposizione il sostentamento, gli permisero di sopravvivere in parecchie situazioni molto critiche.

Raccontane una.
Nel 1898 fu sorpreso da una tempesta di neve e lui, nel rientrare, si perse rimanendo da solo, in più non era attrezzato per l'inverno. Scorse delle impronte d'orso e decise di seguirle. Lo uccise assicurandosi così cibo a sufficienza e una pelle per proteggersi dal freddo, ma non solo, essiccò le zampe posteriori confezionandosi due comode e calde calzature.

Perché hai intitolato il libro "Alla fine dell'arcobaleno"?
C'è una leggenda nordica che parla di una pentola piena di monete d'oro: il tesoro, che si trova, appunto, alla fine dell'arcobaleno. Il romanzo vuole raccontare quale è il significato di questo "tesoro" per i due protagonisti: Felice e Giuseppe.

Chi è Giuseppe?
Giuseppe è il personaggio che incarna il giovane emigrante di Trignano che parte per raggiungere il padre in America. Durante il viaggio conosce Pedroni e così cambia idea decidendo di andare a fare il minatore in Alaska, scoprendo però che non è tutto oro quello che luccica. Quello dell'emigrazione è un aspetto a me molto caro: ho voluto raccontare la storia di due emigranti dal di dentro.

Com'è nato il romanzo?
Devo dire che all'inizio non mi sentivo all'altezza della situazione: mettere su carta quei pensieri, quelle sensazioni e quelle immagini che "vedevo". Un giorno un caro amico mi ha detto: Prova... Io non mi sono tirato indietro. L'ho scritto in soli quattro mesi, di getto per racchiudere fra le righe la grande emozione che stavo provavo.

La storia si svolge in quattro anni...
Sì sono quattro anni cruciali sia per i personaggi che per Fairbanks. Il romanzo inizia nel 1906 è il periodo quando per Pedroni inizia la sua parabola discendente, mentre per il ragazzo, "costretto" ad emigrare per raggiungere il padre, gli capita l'occasione di continuare a sognare e decide di seguire il suo istinto e nel frattempo diventerà adulto. Sono anni importanti anche per la città perché nel periodo finale le miniere si stanno esaurendo e la città deve iniziare a ripensare al suo futuro.

È una storia di frontiera...
Sì, vedi, Felice Pedroni e la sua testardaggine, unita ad un grande coraggio hanno spostato più a nord l'ultima frontiera. L'Alaska è nell'immaginario americano, ma non solo, la terra dell'ultima frontiera, dove i giovani vi si recano per provare a se stessi di riuscire a farcela; per tutti la storia di Chris nel film di Sean Penn "Into the wild". In più in questo territorio di frontiera ci sono gli indiani e l'incontro/scontro di culture diverse.

Ora quando si pensa alla famosa corsa all'oro del Klondike (la più famosa) ci vengono in mente immagini romantiche, quasi arcadiche...
Fu un mondo davvero particolare, un momento quasi unico, sicuramente irripetibile... Vale però la pena ricordare che quelle persone inseguivano sogni di ricchezza...

Sei mai stato a Fairbanks?
Si ci sono andato nel 2002 in occasione del gemellaggio tra Fanano e Fairbanks, ospite di un professore dell'Università di Fairbanks, dei campi minierari. Da lui ho imparato tutto sulla ricerca dell'oro, sulle tecniche e sull'uso degli attrezzi, tanto che alla fine mi ha diplomato ricercatore d'oro! La città oggi conta circa 30.000 abitanti che non sono pochi considerando la latitudine e le condizioni climatiche. Oggi vive dell' "Alaskan Pipeline", l'oleodotto da Prudhoe Bay a Valdez, di una miniera d'oro (scoperta da Pedroni) che produce ancora 500.000 euro al giorno, dell'Univeristà con un bel museo e di turismo.

Che progetti hai?
Oggi sto collaborando con il Comitato "Terra di Trignano" (frazione che ha dato i natali a Felice Pedroni) per il rilancio della frazione e assieme realizziamo iniziative come la festa del "Felix Pedro Day" (2° domenica di luglio) dove si cerca l'oro con la "padella". In più ho in essere un'unità didattica rivolta alle scuole elementari e medie dove si parla della montagna modenese da terra di emigrazione a terra di immigrati e nel pomeriggio tutti a cercare l'oro.
Infin, assieme ad alcuni amici stiamo organizzando la spedizione "Sulle orme di Felice Pedroni" un viaggio che prevede tra l'altro cinque giorni di canoa lungo il fiume Yukon e quattro giorni di bicicletta per arrivare a Fairbanks.

So che ci tieni a sottolineare il fatto che al di là dell'avventura Felice Pedroni e Giuseppe sono due emigranti.
Sì, ci tengo moltissimo sottolineare questo aspetto. L'emigrazione italiana ha segnato davvero tanto la storia d'Italia, non ha fatto notizia - anche per pudore - ma ha permesso la sopravvivenza quotidiana dei familiari che sono rimasti; ricordiamo che spesso si emigrava anche solo per non gravare sul magro reddito familiare.

La storia di Felice Pedroni, un emigrante che divenne cercatore d'oro e che pose le basi per la nascita della città di Fairbanks

Felice Pedroni, nasce a Trignano di Fanano (Mo) nel 1858 è il quarto di sei fratelli. La famiglia è povera. Nel 1870 il padre muore e i fratelli maggiori devono partire in cerca di fortuna. Fabiano parte per la Corsica, l'Africa e infine l'America. Nel 1881 Domenico e Felice vanno in Francia a lavorare nelle miniere di carbone, ma il lavoro è troppo duro e tornano a casa. Lo stesso anno Felice parte per l'America e raggiunge Fabiano. Per 14 anni fa tanti lavori spostandosi verso Ovest. Nello stato di Washington, nel 1881, diventa cittadino americano col nome di Felix Pedro. Nel 1894, in un incidente minerario muore un suo amico e questo lo fa decidere di diventare cercatore d'oro. Nel 1895 si trasferisce a Forty Mile, Yukon (Canada). Quando nel 1897, negli Stati Uniti arriva la notizia della scoperta del Klondike e miglia di persone partono per raggiungere i campi minerari, Pedroni se va a Ovest a cercare in un territorio semi-sconosciuto vivendo anni di intense avventure. Riesce a diventare amico degli indiani (che odiano i bianchi). Nel luglio del 1902, malato e ormai sfiduciato, trova l'oro, uno dei più ricchi giacimenti auriferi dell'Alaska. Fairbanks, oggi la seconda città per importanza, è dedicata ad un senatore dell'Indiana che diverrà vice-presidente degli Stati Uniti. Felice è ricco e nel 1906 torna in Italia per sposarsi, conosce una maestrina e la corteggia assiduamente, ma alla fine, lei, anche per le pressioni della famiglia, rifiuta la proposta. Nel novembre dello stesso anno, in America, Felice sposa un'irlandese che gestiva una locanda. Lei lo sposa per i soldi. Il suo socio, quello che lo ha aiutato a diventare cittadino americano, gli fa causa. Felice muore a Fairbanks nel luglio del 1910 in circostanze non chiare. Nell'ottobre dello stesso anno il tribunale riconosce al socio tutti i diritti e così la moglie rimane con pochi spiccioli.

Per gentile concessione di Massimo Turchi

inserito 30/01/09
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