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LE INTERVISTE
DI PB
Paola
Bisconti intervista Giuseppe Pierri
Giuseppe Pierri è figlio
del poeta Michele
Pierri(nella foto)
Michele
Pierri (Napoli 1899
Taranto 1988) A cura di Paola Bisconti
Di
certo non è semplice raccontare
una vita quando questa è molto
più di un'esistenza poetica, politica
o religiosa. Si tratta di una biografia
che racchiude in sé l'emblema dell'uomo
il quale combatte tra reale e ideale,
amore e passione, religione e trascendente,
legislatura e anarchia.
Scrivere di logica,
etica e cuore in tal caso è come
ammazzare un'anima di santo di che in
realtà non lo è stato. Michele
Pierri rappresenta un intellettuale sui
generis non solo per la produzione poetica
ma per l'esempio lampante delle scelte
che ha compiuto in vita.
Nacque a Napoli
nel 1898 e sembra essere avviato nel settore
della magistratura dove ne fanno parte
il padre, lo zio e il nonno. Michele Pierri,
tuttavia, dichiarò di non essere
giudice di nessuno e sulla scia di un
carattere forte forma la personalità
di uomo. A diciotto anni si arruolò
come volontario nell'esercito e in Dalmazia
partecipò al primo conflitto mondiale,
memorabile è la scelta di combattere
disarmato. Il gesto derivante da profonde
convinzioni pacifiste indicò il
suo essere ben saldo ai propri ideali.
Lei crede che per riconoscere nel mondo
letterario la giusta importanza del dottor Pierri
sia indispensabile diffondere i testi, parlarne
e scriverne o basterebbe quel sincero e nostalgico
ricordo che gli offrono i prediletti
che lo hanno conosciuto?
I prediletti che lo hanno conosciuto
hanno certo avuto per Michele Pierri una grande
importanza, né avrebbe potuto essere
diversamente se pensiamo al valore dei letterati
che lo hanno conosciuto e, tra essi, ai non
molti con i quali si instaurarono profonde assonanze
daffetto e di spirito. Per fare solo alcuni
nomi di questultimi posso citare Carlo
Betocchi, Giorgio Caproni, Girolamo Comi, Luigi
Fallacara, Oreste Macrì, Giacinto Spagnoletti,
Giuseppe Ungaretti, Donato Valli con i quali
esistono epistolarii importanti. E naturalmente
molti altri nomi e persone e lettori si affiancano
loro.
Ma noi vediamo poeti illustri, editi, che vengono
dimenticati già a pochi anni dalla loro
scomparsa. Forse ciò è umano anche
se doloroso. La poesia per raggiungere il lettore
deve essere incanalata in un alveo editoriale
il quale risponde a ragioni commerciali, e qui
si potrebbe inserire un discorso politico sulla
editoria. E difficile per un poeta raggiungere
le vetrine delle librerie con la sola bandiera
dei suoi versi.
Quando, poi, la poesia viene scritta come esigenza
intima e non vi sono stimoli alla pubblicazione,
come è avvenuto in vita per mio padre,
e quando essa poesia chiede al lettore un impegno
morale, le cose divengono ancor più difficili.
Betocchi in una sua lettera scrisse a mio padre:
tu sarai antologizzato, come lo sarai, non prima
di 50 o 200 anni.
Ritengo perciò importante ed opportuno
che sia necessario diffondere i testi, far conoscere
la poesia ed i poeti. Questo è il significato
del mio impegno nei confronti della poesia di
mio padre, consistente nella diffusione delle
piccole stampe casalinghe de Gli Amici.
Esse, anche se quasi insignificanti nella tiratura,
hanno avuto un sorprendente effetto, quello
di portare alla riedizione, dalla editrice
La Finestra di Trento, di tutte le raccolte
poetiche edite e dun romanzo inedito,
Il Bruto.
In tempi come questi che ci vedono coinvolti
in una crisi che non è solo economica,
sarebbe opportuno, a suo parere, promuovere
e divulgare la sagace dottrina del dottor Pierri
riguardo il marxismo purificato? Potrebbe, tale
pensiero, essere un incoraggiamento per tutti
quei giovani che vivono senza ideali, progetti
e sogni?
Oggi il problema dei giovani è gravissimo
nel senso che, mi sembra, stia togliendo largamente
la speranza nel futuro, specialmente nella nostra
realtà meridionale. E qui si aprirebbero
altri discorsi. La crisi economica attuale aggrava
la difficoltà del lavoro, ma non credo
sia essa ad incidere sugli ideali, sui progetti
e sui sogni dei ragazzi. I loro problemi sono
più antichi. Però cè
un nesso tra le due cose nel senso che, se la
crisi economica attuale è conseguenza
dun modo irrazionale e falso di gestire
leconomia mondiale e dello smodato profitto
privato ad ogni costo, anche la crisi giovanile
è figlia delle stesse colpe. Il governo
delleconomia ci ha condotti a due conseguenze
gravi: lo sprofondamento sempre maggiore dei
poveri e la riduzione progressiva dei beni a
nostra disposizione. Oggi gli economisti dicono
che per fermare la crisi occorre acquistare,
spendere, mettere in circolazione i risparmi;
ma questo, al di là di possibili sviamenti
ideologici per avidità di profitto, a
cosa porterebbe? Siamo sicuri che senza gli
spiccioli dei risparmi si starebbe meglio? E
proprio necessario, per salvare lindustria
e chi vi lavora, continuare a distruggere le
ricchezze sotto montagne di carcasse di automobili,
di telefonini, di usa e getta, distruggendo
perfino lacqua da bere? E questo
il mondo che dobbiamo difendere e conservare
per i nostri giovani? E qui che devono
indirizzare le loro idee, le loro speranze?
E poi, è mai possibile che debbano sopravvivere
decentemente solo le popolazioni dalle realtà
economiche ricche, scacciando a pedate se non
con le armi le popolazioni vessate? Una serie
di domande che certamente i giovani avvertono
e che investono letica sociale. Qui mi
sembra di vedere il senso delle proteste giovanili,
persino di quelle violente, di chi vede sfuggire
il valore degli studi compiuti e spesso visti
come ripiego doccupazione del tempo.
Occorre ridisegnare la morale sociale per una
economia mondiale più equilibrata. Il
marxismo purificato vuol forse dire cristianesimo,
non sacramentale ma della socialità?
Non il cristianesimo dellobolo della social
card spendibile nelle cattedrali nel profitto
capitalistico, ma quello della lezione di San
Martino, quello senza ipocrisie e che ama il
prossimo.
In questo senso la poesia, se non può
dar pane, può dare incoraggiamento.
La poesia del dottor Pierri ha delle caratteristiche
ermetiche surreali. Aspetti che lo accomunano
a Bodini, così come l'impronta ispanica.
Ma il suo era uno stile plateresco o semplicemente
una risposta alle urgenze della propria anima?
Ritengo che mio padre abbia scritto poesia essenzialmente
come esigenza interiore, come necessità
dellanima, e che in essa cercasse laccostamento
alla spiritualità attraverso la chiarificazione
di se stesso. Quindi, poesia come percorso di
ricerca spirituale, come parola che cerca di
penetrare nella essenzialità morale e
di tradursi, nella sua bellezza accattivante
(che attrae per primo lo stesso poeta) in discorso
etico esportabile, universale. Ciò naturalmente
presuppone limpegno della coerenza tra
vita vissuta e la parola scritta. Dalla caratteristica
interiore della poesia e dal carattere molto
schivo di Pierri, derivò la grande ritrosia
che egli aveva a pubblicare e lo sfuggire, che
aveva, dalla notorietà.
Il dottor Pierri ha composto dei versi sublimi
soprattutto per le tematiche ad essi attinenti.
La religione, la fede, la cristianità
sono stati dei punti saldi nono solo della poesia
ma della sua intera esistenza. Egli ha voluto
affidarsi al volere di Dio oppure ha messo in
atto una presa di coscienza di ciò che
significa essere cristiano?
La religione, la cristianità credo siano
stati dei punti di arrivo per Pierri. Educato
in un ambiente borghese cattolico, il suo spirito
indipendente e ribelle a forme di costrizione
sociale, politica, anche familiare e forse persino
religiosa; la sua ansia di apprendimento vissuta
nel senso dellimpossessamento, della acquisizione
interiore delle conoscenze volute, lo hanno
portato, e fino ad unetà matura,
a scostarsi da una religione ricevuta.
I temi della morale interiore e sociale e della
spiritualità dovranno essere stati profondamente
esaminati in lui nel periodo della avversione
al fascismo durante il quale si impossessò
delle dottrine marxiste, sociali economiche
e libertarie, ma anche dei vangeli cristiani.
Il suo accostamento, allora ardito, di Marx
ai Vangeli, che illustrava agli operai dellarsenale
di Taranto durante laddottrinamento antifascista,
trovava fondamento proprio nella molteplicità
del suo sentire. La conseguenza finale fu, con
il momento culminante della carcerazione politica
del 1934, quella della acquisizione definitiva
in lui della religiosità cristiana nellambito
della fede cattolica.
Quindi, non una religiosità che confida
nellappoggio divino, non una grazia donata,
ma che si deve conquistare seguendo la strada
indicata dal Cristo, strada non facile come
potrebbe apparire, ma che richiede grandi impegni
morali e sacrificio personale.
Pierri è personalissimo nellindagare
il divino, vuol vederci chiaro, non accetta
ma vuol comprendere. Perfino la Madonna nel
suo Taccuino mariano, pur nella suprema elevatezza,
si discosta dai canoni ufficiali
e viene scrutata anche nellintimo umano,
nei servizi di casa, alle prese con le stoviglie
per accudire gli apostoli dopo la morte di Gesù.
Nellultima poesia di Pierri appare con
molta evidenza la diversità tra il Dio
biblico e il Cristo dei vangeli. Il primo è
incomprensibile nella sua grandezza ed onnipotenza
e col suo silenzio incute il terrore duna
sua possibile inesistenza. Gesù è
la voce certa, ascoltata dellamore, è
il modello da imitare. A modo di esempio posso
leggere due liriche cristiane pressoché
inedite.
DISCEPOLO DI CRISTO
Discepolo di Cristo posso in ogni luogo
e occasione parlare della carità,
ma non poterla saziare con miracoli
a flusso ininterrotto come il Maestro
è il mio tormento. Debbo contentarmi
di offrire
qualche spicciolo a disastrati,
qualche garza, latte in polvere
e il tutto seppellire con valanghe
di parole. Dovrò riscattarmi offrendo
il corpo
in battaglia comandando schiere
di non-violenti, guidando alla sconfitta.
CRISTIANO
Umile non mi levo
più in alto della croce
dalla terra - e temendo
nel più alto dei cieli
incontri con quel vecchio
Tonante. E ovunque io vada
o minviino avrò con me
nel bagaglio del pane
e del vino in memoria
dei cari cibi in terra.
Oreste Macrì definì Contemplazione
e Rivolta un libretto dolce e astuto, mistico
e crudele. Lei come descrive la poesia di suo
padre?
Io non sono capace di esprimere giudizi sulla
poesia, non ne posseggo gli strumenti. La massima
parte degli scritti di mio padre mi è
addirittura oscura e non posso che comunicare
poche impressioni. Nulla sulla poesia in senso
letterario, se non lurto che si riceve
dai risultati di una puntigliosa ricerca linguistica,
che dagli avantesti appare a volte tormentata
e che spinge la parola alla essenzialità,
per cavarne il nocciolo profondo che permetta
una rapida possibile traduzione della sensazione
poetica in concetto. Una strutturazione del
linguaggio che viene ad assumere valore attraverso
la precisa posizione ed essenzialità
delle parole, ottenendo il massimo espressivo
con il minimo dei segni. Macrì lo definì
anche il più irto e bruciato dei nostri
poeti. Un esempio può essere la breve
lirica Noi due sul prato scritta dopo
la perdita di Aminta.
Noi due su un prato anzi eravamo
il prato sulla terra -
ma perché questa non-scienza
se eravamo il mare anzi in esso
e ne siamo usciti bramosi
del cielo, e la fiamma fu nostra
anzi ci siamo dentro sacra
famiglia delle ceneri.
Dal punto di vista dei contenuti del pensiero
e dei concetti, mi sembra che alla base della
poesia vi sia il tormento della coscienza, lansia
di comprendere i propri valori morali, che la
poesia sia un luogo dove cercare la via da percorrere
verso la verità. Forse poesia-preghiera.
I primi versi Pierri li compose quando non aveva
ancora raggiunto i dieci anni; ancora sconosciuto
è un poemetto da lui scritto intorno
ai ventanni; Nato nel 1899, si può
dire che è entrato nella
poesia quando aveva già superato i quarantanni
e possedeva un bagaglio di grandi esperienze:
la grande guerra sul fronte della Dalmazia;
la medicina e tra gli insegnanti fondamentali
vi è stato Giuseppe Moscati; lo studio
delle religioni e del pensiero orientali con
la frequentazione di Giuseppe De Lorenzo; la
conoscenza di Francesco Saverio Nitti;
le esperienze operaie ed anarchiche a Parigi;
i viaggi verso lAmerica latina su piroscafi
demigranti; il matrimonio con Aminta Baffi
e la stabilità nella famiglia numerosa;
la lotta al fascismo con lo studio delle dottrine
sociali, del marxismo e ladesione al partito
comunista clandestino; la carcerazione politica
con laffermazione del cristianesimo; la
guerra dAfrica del 36; la dedizione
dellimpegno di chirurgo tra i dolori ed
il sangue della umanità sofferente. Una
innata passione letteraria laveva già
portato alla scrittura dun romanzo a sfondo
autobiografico, Il Bruto, centrato sulla necessità
della coerenza morale e della lotta alloppressione
del potere.
La poesia di Michele Pierri fa i conti con questa
somma intrecciata di esperienze e con il suo
animo mai quieto, sempre teso alla ricerca della
verità e allaccostamento al mistero
divino. Quindi poesia religiosa non perché
illuminata dalla fede o contemplativa, ma per
ineludibile necessità morale che deve
portare luomo allesercizio del bene
attraverso la strada della morale da percorrere
attraverso la presa di coscienza delle proprie
debolezze. Un Dio da cercare dentro se stessi,
una fede di ragione più che di grazia.
Verso gli anni 60 e 70 il divino
legato alluomo si amplia fino ad accogliere
tutti gli esseri viventi accomunati universalmente
nel segno del dolore. E il periodo del
Chico ed io, con il rifiuto del mondo creato
per il solo uomo e di un aldilà dal quale
siano escluse le altre creature viventi, anche
minime. Non è ammissibile che il dolore
- identico - possa avere valore solo per lanima
umana, Dio non può aver donato dolore
gratuito alle miriadi delle sue creature animali;
la salvezza sarà universale o non sarà
di nessuno.
Il decesso di Aminta nel 1980 (il poeta ha 81
anni) viene vissuto in una dimensione divina
irta di dubbi e timori di fronte ad un Dio incomprensibile
nella sua grandezza biblica, che sconvolge a
suo arbitrio ciò che Egli stesso ha creato,
lunità sacra della coppia, e schiaccia
il sopravvissuto nel dolore. E fortissima
lansia e lattesa della ricongiunzione.
La mente del poeta viene atterrita dal
dubbio del nulla ultraterreno nel quale potrebbe
ritrovarsi, (nell'ultimo / cerchio, quello che
Dante non vide, / nella geenna del Nulla), si
tormenta nellincertezza e nell'ansia della
conoscenza, La poesia diviene narrazione continua,
di minuto in minuto, del suo stato danimo.
In meno di quattro anni sgorgano più
di duemila liriche intricate tra ricordi luminosi
e rimpianti, paure, ansie e tormenti teologici.
Un intrigo dal quale, per ricerca di lettura
ordinata (e quindi lontana dal vissuto del poeta)
io cercai di mettere assieme alcune minuscole
raccolte di liriche che diedi ai pochi antichi
amici del babbo. Mi venne riferito che quando
Oreste Macrì morì, accanto al
suo letto aveva uno di quei quaderni di poesia,
il numero due, del dialogo di salvezza tra Michele
in terra e Aminta in cielo.
In sintesi credo che la poesia di Michele Pierri
possa essere intesa come linea di moralità
umana e, quindi, sociale, e come religiosa e
filosofica, del rapporto delluomo con
il divino, non con finalità sistematiche
ma come esigenza vitale, poesia come vita, il
che vuol dire che il messaggio lasciato potrebbe
essere quello stesso della vita dellautore,
quello della tensione della coerenza morale
e dellesercizio del bene.
Cosa pensa della poesia di Alda Merini,
soprattutto quella scritta nel periodo in cui
la vede sposa del dottor Pierri?
I quattro anni trascorsi da Alda Merini con
Michele Pierri hanno significato il ritorno
di lei, dopo le lunghe sofferenze della malattia,
nellambito letterario italiano. Si è
detto che quel periodo in Taranto sia stato
per lei assai sofferto e travagliato per avervi
sopportato gli orrori dellospedale psichiatrico.
In effetti lei, subito prima di rientrare a
Milano mio padre era ormai in fin di
vita e la loro convivenza diventata molto difficile
venne ricoverata per breve tempo nellospedale
civile di Taranto, nella quale degenza non poté
certo rivivere le dolorose esperienze sofferte
nei lunghi ricoveri psichiatrici del Paolo Pini
di Milano, che così bene e poeticamente
ha descritto nel romanzo Laltra verità.
Fu proprio la preparazione di quel romanzo a
precedere dun paio di anni laccostamento
di Alda Merini a mio padre. Il loro incontro,
dal punto di vista letterario, portò
lei alla rinnovata esteriorizzare pubblica della
sua poesia, e determinò, per lui, la
interruzione del doloroso travaglio poetico
susseguente la scomparsa di Aminta.
Una trasformazione per entrambi nella quale
si verificò a tratti una reciproca interferenza,
forse non estranea una sorta di rivalsa, che
portò a commistioni o composizioni liriche
congiunte. Ma è un aspetto ancora del
tutto inesplorato e del quale vi sono pochi
relitti, almeno qui a Taranto.
Della poesia propria meriniana di quel tempo
vanno ricordate le poesie su Michele ed i suoi
familiari da lei pubblicate in forma sporadica
in varie occasioni traendole dalla più
ampia Antologia pierriana. Una poesia di getto,
rapida come la sua capacità di cogliere
istantaneamente i sentimenti e forse il pensiero
di chi le è di fronte, e pur tuttavia
poesia piena, nella quale si riversano suoni
classicheggianti e luminosi, molto armoniosi
da ascoltare direttamente dalla sua stessa lettura.
La visione angelica di sua madre nel paradiso
è un intuizione poetica oppure un miraggio
che ha accecato la vista di un uomo perdutamente
innamorato?
Per comprendere la poesia di Michele Pierri
successiva alla scomparsa di Aminta è
necessario guardare al valore che lei ha rappresentato
per lui, un valore che lha portata a divenire
una reale componente costitutiva di Michele,
a penetrare nei percorsi dello spirito di lui
con una forza determinate di necessario sostegno
nelle avversità. La loro vita è
stata attraversata da forti travagli e dolori.
Aminta è sempre determinata e conosce
la via da seguire, è punto di riferimento.
Michele, pur caparbio e indipendente, deve riconoscere
che lei rappresenta la forza della vita congiunta.
Negli ultimi undici anni di vita di Aminta,
di sua paralisi corporale, Michele non sallontana
più di casa assistendola strenuamente,
osservando ogni segno di sconforto e sorvegliando
ogni tenue respiro. Lui, che aveva pur sopportato
carcerazione e guerre e morti, in una sua lirica
li chiamerà anni di granito. Ma non è
soltanto lui che sostiene lei, perché
anche lei è sostegno di vita per lui.
La morte di Aminta lascia un vuoto incolmabile,
Michele avverte e sa daver realmente perso
gran parte di se stesso. La poesia subisce una
grande trasformazione a cominciare dallo stesso
dettato poetico che diviene più semplice
e comunicativo quasi egli avverta lesigenza
di rendere il lettore immediatamente consapevole
del suo tormento. La poesia diviene ragione
di vita e si addentra nella rivisitazione della
vita vissuta con Aminta, con i suoi tempi belli
e la luce di lei, e la amarezza della perdita
e i rimorsi per i travagli a lei inflitti con
la sua esistenza tumultuosa. La sopravvivenza
ad Aminta diviene terrificante, fino a farlo
sentire, nelle lagrime ghiacciate, un traditore
vigliacco. Chi ci va di mezzo è addirittura
Dio ché ha frantumato la coppia terrena
che Lui stesso aveva creato nellunione
sacramentale del matrimonio, Dio che diviene
incomprensibile, che non ascolta le invocazioni,
le suppliche, le urla e le provocazioni al ricongiungimento
delle anime, Dio che non dà alcun segno
di Sé lasciando nella disperazione il
vecchio poeta che cade nel dubbio più
atroce, quello dun aldilà vuoto
dove lanima si sperda, sola, nel silenzio
assoluto. Perfino linferno diviene speranza,
perché significherebbe la certezza dellesistenza
di Dio. E in questa straordinaria poesia,
definita da Valli il lirismo teologico poetico
di Pierri, che si inserisce luminosa la visione
ultraterrena di Aminta che continua ad essere
lo spirito guida di Michele. Accanto alle liriche
irte di dolore, di tormenti, di dubbi, appaiono
con forte presenza decine di poesie scritte
da Aminta: è lei che dalla dimensione
spirituale parla al poeta e lo rassicura e gli
dà ancora la forza di continuare nella
vita terrena con la certezza della fede e della
ricongiunzione in Dio. Un dialogo a distanza
generato da un innamoramento di anime, che non
ha termine di vita.
Per gentile concessione di
Paola Bisconti e Giuseppe Pierri
IMPORTANTE: Il presente sito non costituisce testata giornalistica, non assume carattere periodico e viene aggiornato senza regolarità ogni qualvolta se ne presenti la necessità
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