GLI
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LE INTERVISTE
DI PB
Simonetta
De Bartolo intervista PATRIZIO PACIONI
Chi
è... Patrizio
Pacioni
Patrizio
Pacioni, romano, scrittore eclettico
ma con spiccata vocazione al giallo-noir.
Dopo l'esordio col romanzo breve "Un
lungo addio" (Taurus - 1997) in cui
si narra del tragico amore incestuoso
tra fratello e sorella poco più
che adolescenti, prende inizio la trilogia
noir Lac du Dramont (Nuovi
Autori - 2000) Chatters (Nuovi
Autori 2001) DalleTenebre
(Effedue Edizioni 2002). Dopo una pausa
che lha visto cimentarsi col romanzo
drammatico-intimista Mater
(Effedue Edizioni 2004) e con Quel
ramo del lago (Effedue Edizioni
2005 - una delle più sorprendenti,
originali e irriverenti rivisitazioni
del capolavoro manzoniano) lapprodo
al giallo dimpianto classico con
la creazione del commissario Leonardo
Cardona, scomodo poliziotto che debutta
in Essemmesse
(Effedue Edizioni - 2006). Nellaprile
2008 secondo episodio delle avventure
del Leone con il visionario
Malinconico Leprechaun (ambientato
in Irlanda, edito da Sampognaro &
Pupi), cui farà prossimamente seguito,
per le stampe di Edizioni di Latta, il
cupo Seconda B , un thrilling
di ampio respiro che coinvolgerà
lintera cittadina di Monteselva.
Il suo sito
personale www.patriziopacioni.it
costituisce da tempo un frequentato
osservatorio su ogni tipo di produzione
artistica, aperto allinformazione
e al sociale, e al tempo stesso un costante
riferimento per gli autori emergenti.
Nel blog
è stato invece creata,
in modo virtuale ma del tutto verosimile
e realistico, una suggestiva città
di Monteselva, sito della fantasia in
cui possono prendere libera cittadinanza
scrittori, lettori e semplici curiosi.
In questi ultimi tempi si
sente parlare sempre più insistentemente
di un certo commissario Leonardo Cardona, detto
il Leone di Monteselva. Ho azzardato,
così, unintervista nientedimenoche
a colui che gli ha dato vita: lo scrittore Patrizio
Pacioni. Per chi ancora non mi conoscesse, il
mio punto di vista è che per conoscere
lo stile e il messaggio di uno scrittore
ci sono i suoi libri: in questo senso dico da
sempre che è meglio leggerne uno dallincipit
alla parola fine che sorbirsi centinaia
di recensioni. Il fine che mi prefiggo io, invece,
è quello di conoscere (e far conoscere)
meglio alcuni aspetti del lavoro e della personalità
degli autori che incontro. (S.D.B.)
Ho da sempre avuto limpressione che
ogni tua idea sia come il tappo di una bottiglia
di spumante che vola via, lo scocco di una freccia,
un tiro al bersaglio. Sappiamo letà,
ma come e quando nasce il commissario
Leonardo Cardona? Nel caos? In modo
estemporaneo?
Nella vita di uno scrittore prima o poi, inevitabilmente,
capita che uno dei suoi personaggi, ideato in
origine per ricoprire un ruolo secondario in
una storia nella quale sono altri gli interpreti
principali, chieda con forza di ricevere maggiore
attenzione da parte dellautore. È
precisamente questo il caso del commissario
Leonardo Cardona che, nel canovaccio originale
di Seconda B (il romanzo che uscirà
a breve in libreria per le stampe di Edizioni
di Latta), avrebbe dovuto interpretare una figura
piuttosto di contorno. Col progredire della
narrazione, invece, ha finito per imporsi come
protagonista assoluto.
Scusa, Patrizio, ma mi sembra di avere
capito che tu hai appena parlato di Seconda
B come se rappresentasse la nascita di
Cardona, ma a quanto mi risulta Essemmesse
è uscito due anni fa e pochissimi giorni
fa, per le stampe di Sampognaro & Pupi,
è arrivato Malinconico Leprechaun.
Hai capito bene. Seconda B è
un romanzo di grande respiro, una complessa
tragedia corale che coinvolge decine e decine
di personaggi. Ho cominciato a lavorarlo allinizio
del 2005 e ho scritto la parola fine nellestate
dello scorso anno. Essemmesse e
Malinconico Leprechaun, invece,
rappresentano qualcosa di molto diverso: sono
sostanzialmente due appetitosi spin-off
che, attraverso storie essenziali e molto veloci,
oltre allo scopo di divertire (Essemmesse) o
commuovere e far riflettere il lettore (Malinconico
Leprechaun), hanno quello di introdurre alcune
caratteristiche personali e professionali di
un personaggio come il Leone che,
mi auguro, è solo allinizio di
un lungo sentiero.
Ecco, proprio in Essemmesse un uomo viene
assassinato nei locali della biblioteca a Monteselva,
dopo il ritrovamento di un antichissimo
libro di magia e sortilegi. Mi ricorda
Ninna nanna (Mondatori, 2003) di Chuck Palahniuk,
in cui Carl Streator, giornalista, indaga sulla
sindrome di morte improvvisa e va
alla ricerca dei testi che contengono una nenia
africana che faceva morire dolcemente i bimbi
destinati a morte sicura. In uno dei tuoi racconti
diffusi in Rete, Monete doro e fiocchi
davena, fanno capolino i folletti del
bosco nella moderna Irlanda. Ancora un mix di
modernità, mistero e folklore. Perché,
secondo te, il folklore ha radici più
profonde al Sud e tra le classi subalterne?
Consentimi di non condividere del tutto questo
tuo punto di vista. A mio avviso la magia esercita
il proprio fascino, pressoché inalterato
nei secoli, sia a nord che a sud, sia pure in
modo diverso.
In meridione lapproccio col magico
e col misterioso è principalmente
proteso a interpretare il complesso rapporto
tra uomo ed entità di altri piani desistenza,
primo tra tutti quello dei defunti. Pensa alla
frenesia dei tarantolati, al sudore e al sangue
che segnano le processioni in Sicilia e Campania,
così mirabilmente descritte nella letteratura
del primo 900, costituendo una specie
di anello di congiunzione tra il magico e il
religioso.
Al settentrione invece è maggiormente
legato alla natura, allintrico misterioso
delle foreste: la presenza delle fate e dei
folletti, degli elfi e delle ninfe, rende ancora
più suggestivi gli scenari costituiti
dai grandi boschi e conferisce ulteriore mistero
alle nebbie e alle brume che invadono le pianure
e nascondono i monti.
Vampiri, demoni, streghe, spiriti, folletti,
timor sacro, leggende, tradizioni, superstizioni
hanno lasciato, come i miti greci, tracce nel
sociale. Secondo te, come mai?
La dimensione ultraterrena, per
le persone più semplici, può a
volte rivelarsi troppo distante dal vissuto
quotidiano, in un certo senso troppo astratta.
Nasce così lesigenza di domiciliare
il soprannaturale (sia nelle sue manifestazioni
più semplici che in quelle più
complesse) in anditi della geografia e della
mente in qualche modo più accessibili.
Gli Dei greci abitano in cima allOlimpo,
lontani sì, ma al tempo stesso raggiungibili.
I folletti e le fate, come abbiamo detto prima,
popolano il folto dei boschi e le fonti, il
Vampiro dorme in una bara colma di terra sconsacrata,
dietro alle mura di un castello, alte ma comunque
valicabili, a volere sprecare un po di
fatica. Sono lì, abbastanza lontani da
non farci paura (non più di tanto, perlomeno),
ma al tempo stesso abbastanza vicini da poterne
almeno intuire la presenza arcana.
Gli sms, protagonisti dellomonimo
romanzo e del racconto Monete doro e fiocchi
davena, con cui hai partecipato al concorso
LIrlanda nel cuore, e il romanzo breve
di prossima uscita, Malinconico Leprechaun,
quasi un livre de poche, sono certamente mezzi
di comunicazione più economici rispetto
ad altri. E una tua scelta per rispondere
alla moderna esigenza di comodità e velocità?
Credo che quella dei cosiddetti messaggini
sia una delle innovazioni che più hanno
contribuito a trasformare il modo di esprimersi
-dunque di vivere- delle nuove generazioni,
e non solo di queste. Lasciando da parte il
pur non trascurabile aspetto della rivoluzionaria
accelerazione delle comunicazioni, e delle conseguenti
implicazioni socio-culturali del fenomeno, mi
sembra che, dal mio punto di vista (cioè
quello di uno scrittore), il vero nodo sia un
altro. Mi riferisco al limite dei 160 caratteri,
oltre il quale scatta la terribile penalità
della seconda pagina con conseguente
raddoppio della tariffa; uno spauracchio che
ha costretto gli utenti a ingegnarsi in unestrema
opera di risparmio di caratteri
nella costruzione delle parole, con ingegnose
abbreviazioni e sempre nuovi accorgimenti (frequentemente
di origine algebrica, come la x in luogo di
per, luso di segni grafici
come il + e il in luogo delle equivalenti
parole etc. etc.) accelerando un processo, probabilmente
già in corso, di estrema sintesi comunicativa.
Esprimere un concetto ricorrendo al minor uso
di vocaboli possibile è diventato, più
che una facoltà, un obbligo. E, a lungo
andare, questo non potrà non avere incisivi
riflessi anche sul modo di esprimersi di noi
professionisti della narrazione.
Con Malinconico Leprechaun, mi sembra,
si dimostra -ad abundantiam- come non sia necessario
un volume alto quattro dita per intraprendere
nellanimo umano viaggi anche molto profondi
e suggestivi.
Di solito mi trovo a chiedere agli autori
che intervisto se siano favorevoli o contrari
ai corsi di scrittura. Per te, invece, che diversi
corsi di scrittura creativa già li hai
tenuti, la domanda è la seguente: scrittori
si nasce o si diventa? È fondamentale
avere talento?
Il talento è una premessa necessaria
per avere la possibilità di raggiungere
leccellenza, ma da solo non basta. Va
educato, raffinato, finalizzato, e ciò
richiede applicazione e tempo, dunque fatica.
È vero però anche il contrario:
in mancanza di una predisposizione naturale
non saranno sufficienti tutti i corsi di scrittura
del mondo per trasformare un onesto lavorante
della penna (o di word) in un autore da Nobel
per la letteratura o in una macchina da bestseller.
Un consiglio da Maestro di scrittura e
un altro da Maestro di scacchi? (ndr:
Patrizio Pacioni ha coltivato per molti anni
il gioco, raggiungendo la non disprezzabile
categoria di Candidato Maestro).
Sia luno che laltro, nel momento
in cui si apprestano a entrare in azione devono
aver presente la situazione da cui stanno prendendo
le mosse e lobbiettivo che intendono raggiungere.
Nelluno e nellaltro caso poi, probabilmente,
gli avvenimenti non si svolgeranno del tutto
secondo quanto programmato: cè
sempre una mossa non prevista da parte dellavversario,
cè sempre una svolta narrativa
che viene a sconvolgere il canovaccio iniziale.
Ma se la bussola funziona e lago indica
chiaramente il nord, allora il cammino non potrà
che essere spedito e condurre alla giusta meta.
O almeno a una delle tante giuste mete
raggiungibili nel mondo della fantasia e della
creatività.
Consideri lo stile, cioè Le
Impronte (per usare il nome della compagnia
teatrale che hai fondato) digitali di uno scrittore,
un tallone di Achille o un punto forza?
La compagnia teatrale in cui mi diverto a
fare il guitto per prima cosa non è solo
puro divertimento, ma costituisce anche unottima
disciplina personale che, oltretutto, in sede
di presentazioni, conferenze o eventi vari,
mi consente di affrontare il pubblico senza
alcuna apprensione. In secondo luogo si tratta
di unesperienza che mi avvicina ancora
di più al teatro, anche e soprattutto
come autore; potrei dire che ho cominciato a
scrivere copioni per gioco, ma da tempo il gioco
comincia a evolvere in una autentica passione.
Unaltra che si aggiunge alle numerose
altre che già nutro, ebbene sì.
Per ultimo, credo che per un autore dare personalmente
volto e voce a un personaggio, che egli stesso
ha creato, rappresenti davvero unenorme
gratificazione. Quanto a ciò che per
uno scrittore rappresenti il proprio stile,
mi sento di risponderti che, trattandosi di
qualcosa che lo qualifica, differenziandolo
da tutti gli altri, rendendolo unico per il
proprio lettore
Arrivato a questo punto puoi concludere la mia
frase da sola, non ti sembra?
Titoli come La donna che visse due volte
e Luomo che sapeva troppo, due dei più
noti film di Alfred Hitchcock, hanno già
in sé un assaggio di intrigo, suspense
e mistero. Quanto influisce, a tuo giudizio,
a livello psicologico, di primacchito,
il titolo di un libro?
Il titolo di un romanzo è come lingresso
di una casa: ci si deve passare per forza per
arrivare al salone, e, attraversandolo, lascia
comunque addosso allospite un certo imprinting
che influenzerà poi il giudizio sullintero
appartamento. Ti sei mai chiesta quanto successo
avrebbe avuto Via col vento se lautrice
avesse scelto come titolo un pur non menzognero:
La storia di Rossella? O se per
il film Titanic uno sprovveduto
produttore avesse optato per Un naufragio
nellOceano?
Cosa speri che le interessanti tavole illustrative
di Fabio Follia, in Essemmesse, suscitino nel
lettore?
Qualora ancora tu non lo sapessi, ti informo
che le matite di Fabio mi faranno compagnia
anche su Malinconico Leprechaun.
Anche in questa occasione si tratterà
di 8 tavole in b/n che fisseranno in immagine
alcuni dei momenti più significativi
della storia. Lidea di collocarle in questi
primi due spin-off destinati a presentare
al pubblico il mio amico Cardona è derivata
da suggestioni legate al periodo della mia personale
scoperta della lettura quindi
a diversi anni fa
Prima il Pinocchio illustrato, che mi fu regalato
per la Prima Comunione, poi le tavole del Dorè
che impreziosivano la peraltro spartana Divina
Commedia sulla quale aveva spremuto i sudori
di studente liceale mio padre, ancora dopo una
splendida edizione della Storia dItalia
scritta da Giusti: ricordo che, non appena mi
era possibile, mi intrufolavo nello studio del
mio anziano zio per trafugare dalla sua biblioteca
ora luno ora laltro dei voluminosi
libroni rilegati in rosso. Ricordo ancora con
piacere e con un pizzico di malinconia le sensazioni
forti che suscitavano in me quelle magiche tavole
a colori, con la retorica ma suggestiva estetica
popolare e al tempo stesso marziale propria
del ventennio fascista. Poi, qualche anno più
tardi, con la scoperta della letteratura davventura,
venne il momento dei romanzi di Salgari, con
le immagini dei thugs, delle belve della giungla,
delle navi dei pirati, e di quelli dedicati
ai grandi detectives, spesso accompagnati da
disegni in bianco e nero che li raffiguravano,
puntualmente, impegnati ad affrontare le situazioni
più scabrose. E, subito dopo, rimasi
affascinato da quei disegni splendidi che, chiusi
allinterno di un cerchio, ma protesi direttamente
verso il mio cuore e la mia anima, mi richiamavano
irresistibilmente verso i gialli Mondatori divorati
e collezionati dai miei fratelli.
E importante, sicuramente, anche nel
giallo, come nei generi affini, tener conto
degli effetti psicologici sul lettore. Secondo
te, nel giallo, è più facile o
più difficile?
A ben vedere unopera letteraria non
è altro che un silenzioso dialogo a distanza
tra chi la scrive e coloro che la leggono: è
dunque inevitabile che qualsiasi storia susciti
nellanima di chi lascolta o la legge
reazioni di ogni tipo, di cui il narratore non
può non tenere conto. Questo significa
che, al di là dei generi,
che pure rivestono una certa importanza, lunica
distinzione che io ritengo valida nel mondo
della letteratura è quella tra buoni
romanzi e romanzi mediocri. Quanto al giallo,
così come per ogni libro davventura
o comunque di movimento, una storia
che riesca ad appassionare realmente il lettore
facilita il passaggio di emozioni
e concetti anche non strettamente funzionali
alla trama. Io la chiamo la dottrina dello zuccherino,
attingendo a un ricordo della mia infanzia:
per farmi inghiottire il vaccino antipolio mio
zio medico metteva una goccia di medicina (amarissima)
su una zolletta dolce.
Linea diretta con il crimine e il
mistero: così è stato definito
nel lancio pubblicitario della scorsa estate,
loriginale e interessante blog https://www.patriziopacioni.com/cardona.
Sei tu, Maestro, che dirigi ancora una volta
lorchestra? Il tuo programma di partenza?
Il tuo obbiettivo? E, considerata anche lesperienza
di www.patriziopacioni.it, il tuo sito personale
che si è trasformato ormai da anni in
un vero e-magazine, cosa rappresenta la Rete
per te?
Potrei dirti che, una certa sera, Cardona
si è presentato a casa mia dicendomi
più o meno così: Caro Pacioni,
siamo nel terzo millennio e tutti hanno un blog.
Tutti tranne me, però: le sembra giusto?.
E, siccome il commissario era accompagnato dallagente
Gaetano Gargiulo, un colosso di quasi due metri
con due spalle larghe così e la faccia
non precisamente da cherubino, non me la sono
sentito di rispondere picche. Scherzi a parte,
lidea alla base del blog di Cardona è
stata fin dal primo momento quella di trasformare
i fans del commissario in attivi attori e animatori
della oscura città di Monteselva, alla
cui costruzione possono contribuire inventandone
gli abitanti e facendo loro vivere nuove avventure.
Quanto a www.patriziopacioni.it direi che hai
perfettamente centrato il problema: laspetto
promozionale del sito si è ormai ridotto
a componente marginale, ma, tutto sommato (checché
ne possa pensare il mio editore), a me non dispiace
affatto: attraverso il continuo contatto con
i miei visitatori ho la possibilità di
tastare il polso sia ai lettori che già
mi conoscono che, cosa ancora più importante,
a quelli potenziali, dai quali ricevo precise
indicazioni (a saperle leggere) sia sul gradimento
del mio attuale percorso artistico sia su ciò
che ci si aspetta da me per il futuro. Tutto
questo per dirti che lutilizzo della Rete,
per me come ormai per chiunque voglia vivere
e muoversi in un mondo al tempo stesso sempre
più complesso e sempre più piccolo,
non è utile. È indispensabile.
Il giallista e il commissario Cardona vanno
daccordo quando si tratta di prendere
in considerazione i delitti veri, quelli messi
in prima pagina dalla cronaca, come Cogne, Garlasco,
Perugia ?
In effetti distinguere tra la realtà
della cronaca e la finzione narrativa sta diventando
sempre più arduo, e si tratta di una
difficoltà a doppio senso di marcia,
purtroppo. Da una parte il lettore, colpito
da avvenimenti effettivamente verificatisi,
non riesce più ad apprezzare le suggestioni
di un romanzo. Dallaltra cè
gente che, bombardata dalle notizie di nera,
continuamente rilanciate e amplificate dai media,
sembra a volte confondere la fiction con la
vita realmente vissuta. Allora lassassino
da criminale si trasforma in divo. Il delitto
da azione esecrabile in una scorciatoia seppur
distorta per arrivare alla notorietà
se non addirittura alla fama.
Qualcosa di ancora più grave si può
purtroppo verificare allorché chi è
chiamato a svolgere o a dirigere le indagini,
magari sotto lesagerata pressione di unopinione
pubblica in cerca di rassicurazioni e di certezze,
ceda alla tentazione di fermarsi allapprodo
più veloce e agevole o magari, allorché
ci sia un indiziato malvisto, magari sgradevole,
a quello più gradito dalla gente
e dalla stampa. Tesi ipotizzate
e perseguite con cieca convinzione prima ancora
di essere provate, alle quali ci si aggrappa
(in un eccesso comprensibile ma non scusabile
di autodifesa) anche quando levidenza
dei fatti le dimostri manifestamente infondate.
Di tutto ciò abbiamo purtroppo avuto
di recente inequivocabile esemplificazione nel
caso terribile di due minori scomparsi e poi
ritrovati cadaveri.
Non dimentichiamoci che, se è vero che
dietro a ogni delitto cè sia una
vittima che è stata privata del bene
più prezioso (cioè la vita) sia
la sofferenza delle persone che questo individuo
amavano e ne soffrono la perdita, è altrettanto
incontestabile che nellaltra metà
campo esistono degli accusati che hanno
diritto a difendersi fino a quando non sopraggiunge
la sentenza definitiva e anche oltre, e che
comunque meritano quel rispetto dovuto a ogni
essere umano, anche al più spregevole.
Hai scritto diversi romanzi. Soddisfatto
della critica? Per quale romanzo ti piace essere
citato? Perché?
Pur essendo pacifico che ciascuno di noi vorrebbe
scrivere il libro perfetto, unopera
che soddisfi i gusti di tutti, di ogni sesso,
età, razza e religione, in ogni latitudine
e longitudine, che siano nobili critici
o umili lettori, è altrettanto
certo che un simile risultato non sarà
mai raggiungibile da nessun autore al mondo.
Premesso questo, non ho difficoltà a
confessarti che, per quanto mi riguarda, quando
scrivo presto molto più attenzione al
lettore che non al critico. È il lettore
che acquista i miei libri, alleggerendo il proprio
portafoglio nella speranza di ricevere qualcosa
in cambio, non il critico, chiunque esso sia.
Quanto alla tua domanda per uno scrittore i
libri so piezze core,
direbbe Gargiulo, proprio come i figli. Quindi,
ammesso e non concesso che ce ne sia uno prediletto...
un genitore non dovrebbe mai rivelare quale
sia.
Torniamo al tuo vizietto del
teatro. Anzi, per il momento della recitazione
nei ristoranti. Sto parlando della tua piece
Il pollastro si mangia con le mani. Autore,
regista e attore nel ruolo, che è ormai
tuo, dellinflessibile commissario Leonardo
Cardona (detto, non a caso, il Leone).
È difficile immaginare per chi non era
presente come si può svolgere, in un
ristorante, durante la cena, una simile rappresentazione.
Mi rendo conto che ogni novità comporta
sempre un rischio, ma so anche che il tuo motto
è chi non risica non rosica,
dico bene?
Il fenomeno del connubio tra gastronomia e
intrigo poliziesco è nato e si è
sviluppato inizialmente al nord. Si tratta,
per dirla in due parole, di un evento che associa
un buon pasto al ristorante con la rappresentazione
drammatica di unindagine tesa a smascherare
lautore di un omicidio. Regola essenziale
è di tenere distinti e separati i momenti
conviviali e quelli dedicati invece allo spettacolo.
In certi casi, inoltre, i partecipanti alla
cena, riuniti per tavolo, vengono chiamati a
misurarsi essi stessi con lindagine in
corso, cercando di individuare a loro volta
assassino, arma del delitto e movente alla base
del crimine. Quanto ai rischi, hai ragione tu:
ogni innovazione ne comporta qualcuno, ma rinunciare
ad affrontarlo equivarrebbe -in buona sostanza-
a negarsi al progresso.
Se per il Romanticismo poesia è
esternare i propri sentimenti con immediatezza,
per Patrizio Pacioni scrivere è
Scrivere è leggere dentro agli altri
e dentro me stesso. Poi elaborare singolarmente
le risultanze delluna e dellaltra
lettura. Poi mischiarle insieme, cercando di
sintetizzare da caratteri comuni quelli di personaggi
di fantasia.
Scrivere è tenere alla corda quel demone
che mi abita nellanima, il quale, se non
lo esorcizzassi attraverso la creatività
letteraria, probabilmente pretenderebbe di vivere,
personalmente e completamente, quelle emozioni
con le quali lo alimento e lo placo da ormai
così tanto tempo.
Scrivere è comunicare a chi legge le
mie opere il mondo infinito che mi sento dentro
e soddisfare in questo modo leterna curiosità
di verificare come vengano interpretati dallesterno
le mie fantasie e (a volte) i miei deliri.
Scrivere è la necessità di affrontare
e gestire quella specie di dipendenza che mi
spinge a vivere un rapporto molto intimo con
la tastiera del mio pc o, in mancanza, con carta
e penna (ma in questo caso la difficoltà
arriva dopo, quando si tratta di interpretare
quanto è rimasto sui fogli di carta,
a causa di una calligrafia talmente pessima
da risultare spesso incomprensibile anche per
me). Una droga della mente e del cuore di cui,
me ne rendo conto io per primo, ho bisogno di
assumere quantità sempre più sostanziose.
Nella tua sempre vivace produzione, è
in arrivo per caso qualche altro colpo
di scena?
Al momento i miei ragazzi del piano
di sotto, come dice Stephen King, riferendosi
agli spiriti, che prendono dimora nei recessi
più profondi dellanimo umano e
che si occupano di inventare le storie e di
elaborarle nella prima fase creativa, mi hanno
passato tre romanzi ai quali sto lavorando.
Due di essi a quattro mani, in compagnia di
altrettante scrittrici con le quali sto lavorando
molto bene: Marta Traverso e Valeria Ferri.
Ah, a proposito di donne che scrivono,
ce nè unaltra, la veneta
Lorella De Bon, che collabora con me nella conduzione
di due serie di racconti: Scrittori alla
sbarra - Gli interrogatori impossibili del commissario
Cardona e Le notti di Monteselva,
una saga che si ispira allattività
di volontariato dellAssociazione Medici
Volontari Italiani. Laltro romanzo in
cottura è un nuovo episodio della
saga di Monteselva, un caso intricato e torbido
che, ancora una volta, sarà chiamato
a risolvere il Leone, ma
Ma?
Oh, di questo ma ti parlerò
magari nel corso della prossima intervista.
Anche nel più luminoso degli ambienti,
disse qualcuno, un angolo dombra non è
mai di troppo.
Figurati in casa di uno scrittore come me.
Per gentile concessione di
Simonetta De Bartolo e Patrizio Pacioni
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