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LE INTERVISTE
DI PB
Simona
Lo Iacono intervista ROBERTO ALAJMO
Chi
è... Roberto
Alajmo
Roberto
Alajmo (Palermo, 20 dicembre 1959)
è uno scrittore italiano.
Lavora alla RAI
e collabora con numerose testate nazionali.
Ha scritto racconti, romanzi e testi per
il teatro. Sue opere sono tradotte in
Inglese, francese, olandese, spagnolo
e tedesco.
Suoi racconti sono
stati pubblicati nelle antologie La porta
del sole (Novecento, 1986), Luna Nuova
(Argo, 1997), Raccontare Trieste (Cartaegrafica,
1998), Sicilia Fantastica (Argo, 2000),
Strada Colonna (Mondello, 2000), Il Volo
del Falco (Aragno, 2003), Racconti d'amore
( l'ancora del mediterraneo, 2003).
Per il teatro è
autore delle commedie: Seicentocinquantamila
senza contributi (1990), Repertorio dei
pazzi della città di Palermo (premio
Eti - Progetto giovani, 1995) Centro divagazioni
notturne (1997). Sempre per il teatro,
è protagonista-narratore di: Post
mortem Il funerale di Pirandello
(2004) I Pazzi di Palermo (2005) Wolgang
& Wolfgang (2006)
Inoltre ha scritto
il libretto dellopera Ellis Island,
con musiche di Giovanni Sollima (Palermo,
Teatro Massimo, 2002).
È stato docente
a contratto di Storia del Giornalismo
alla facoltà di Scienze della Formazione
dellUniversità di Palermo
e consigliere damministrazione del
teatro Stabile di Palermo.
Bibliografia:
* Una serata con
Wagner (Palermo, Novecento 1986)
* Un lenzuolo contro la mafia (Palermo,
Gelka 1993)
* Epica della città normale (Palermo,
edizioni della Battaglia 1993)
* Repertorio dei Pazzi della Città
di Palermo (Milano, Garzanti 1994)
* Almanacco siciliano delle morti presunte
(Palermo, edizioni della Battaglia 1997,
premio Feudo di Maida)
* Le Scarpe di Polifemo e altre storie
siciliane (Milano, Feltrinelli 1998, premio
Arturo Loria)
* Notizia del disastro (Milano, Garzanti
2001, Premio Mondello)
* Cuore di madre (Milano, Mondadori 2003,
secondo classificato al premio Strega,
premio Selezione Campiello, premio Verga,
premio Palmi)
* Nuovo repertorio dei pazzi della città
di Palermo (Mondadori, 2004)
* È stato il figlio (Mondadori,
2005, premio SuperVittorini, premio SuperComisso,
premio Dessì, finalista al premio
Viareggio)
* Palermo è una cipolla (Laterza,
2005).
* Enciclopedia della memoria irrilevante
(Palermo, Mondellolido 2006)
* 1982 - Memorie di un giovane vecchio
(Roma-Bari, Laterza, ottobre 2007)
* La
Mossa del Matto Affogato (Milano,
Mondadori 2008)
La voce di Roberto Alajmo
mi arriva su fruscii di cellulare. La colgo
a frammenti e poi dun fiato. E in
macchina e mi parla tra una galleria e unaltra,
in una strada che immagino ostacolata da speroni
di roccia.
Non so dove sia diretto. Ma questa chiacchierata
sui libri e la scrittura la percepisco in movimento.
Come un refolo. O una scia di corrente.
Difficile non pensare subito allultimo
libro. Difficile non cogliere in questa corsa
che - per me - è senza direzione, la
figura di Giovanni Alagna, impresario teatrale,
protagonista di La
mossa del matto affogato, uscito
in questi giorni per Mondadori.
E infatti cominciamo dallultimo libro...
D: Comè
nata lidea della scacchiera e della mossa
del matto affogato? R: Veramente è nata quasi
alla fine. Quando il protagonista si approssima
alla conclusione della storia. Mi sono detto
che la sua vicenda somigliava alla mossa del
matto affogato, uno scacco al re tra i più
classici ma impietoso, perché a infliggerlo
sono le sue stesse pedine.
D: Eppure la sensazione,
fin dallinizio , è quella di un
percorso prefigurato, dritto allultimo
atto. Ho avuto limpressione , leggendo,
di una scrittura circolare, il cui inizio coincide
con la fine. R: Sì, perché avevo
chiaro sia il momento iniziale che quello finale,
anche se non sapevo bene ciò che sarebbe
accaduto tra questi due momenti.
D: La sensazione è acuita dal
fatto che ogni capitolo è anticipato
da una mossa che ha un significato logico, di
graduale accerchiamento del re. Non è
uno schema lasciato al caso, vero?
R:No. I vari movimenti che precedono i
capitoli ricalcano lo schema di una partita
classica in cui viene inflitto lo scacco del
matto affogato. E una mossa che risale
al 600 e che già gli antichi maestri
di scacchi utilizzavano. Certo, non è
la mossa di un giocatore abile, che sappia prevenire
e anticipare la tattica dellavversario.
D: E infatti il protagonista in realtà
gioca ma cogliendo sempre lattimo, loccasione
del momento. Destreggiandosi tra le vicende
che gli capitano senza mai fare una scelta né
assumere una posizione responsabile. Non sono
tanto le sue stesse pedine ad accerchiarlo.
E lui a lasciare che avvenga. R: E vero. In sostanza Giovanni
Alagna non è che un Don Giovanni in Sicilia.
Se non lavesse fatto Vitaliano Brancati
il libro lavrei intitolato proprio così:Don
Giovanni in Sicilia.
D :E una caratteristica anche
di altri tuoi personaggi maschili. Lavevo
già notato in Cuore di madre
dove Cosimo sfugge dalle proprie responsabilità
e vive un rapporto di perenne dipendenza con
la madre. E anche in E stato il
figlio il personaggio è caratterizzato
da immaturità affettiva, dallincapacità
di commisurarsi con lesperienza della
crescita. R: E infatti questi libri fanno parte
di una trilogia. I personaggi letterari devono
avere questa caratteristica di ambiguità,
questo non poter essere incasellati né
in unidea di bene né di male. Altrimenti
la storia non subisce trasformazione, cambiamento.
Si descrive una realtà degradata non
perché questa ci appartenga ma perché
per contrasto offra spunto di
riflessione.
D: La carica evocativa del romanzo
è poi acuita dalluso della seconda
persona singolare. Una scelta difficile da un
punto di vista tecnico e utilizzata forse solo
da Calvino in Se una notte dinverno
un viaggiatore. Tuttavia lì il
tu era rivolto allesterno,
al lettore. Qui invece si coglie un colloquio
interno, del personaggio con se stesso, quasi
un bisbiglio alla propria coscienza. R: Lidea infatti era quella
di uno specchio. Di un riflesso della propria
voce, di un uomo che parla con se stesso.
D:Ma è anche un romanzo di sguardi.
Uno sguardo dallalto (quello da Monte
Gallo) che abbraccia la città sottostante,
e quello dal mare, dal porto, che invece offre
una prospettiva dal basso. Una visione quasi
cinematografica. R: Sì, è proprio così.
Daltra parte la scrittura è sguardo.
O meglio, capacità di saper guardare,
di andare oltre, altrove. E anche in Sicilia
credo che ci guardiamo molto, siamo un popolo
che guarda. E per questo che la mia scrittura
è sempre stata molto cinematografica
nel senso che suggerisce una visione di questa
osservazione, e del punto da cui si guarda.
.Ma la parola rimane a mezzaria.
Cade la linea. Richiamo. Roberto mi avverte
che è in una zona di gallerie e che dora
in poi la voce andrà e tornerà
a piacimento. Come lo sguardo, appunto. E come
anche lincatenarsi di eventi. Nei suoi
libri cè sempre la ricerca dellattimo
preciso in cui la marcia ha preso un andamento
imprevisto, ha svoltato angolo, ha cambiato
rotta. Glielo dico quando afferro nuovamente
la sua voce. Quando avverto una tregua tra uno
stacco e laltro delle gallerie.
R: Sì, sono sempre alla ricerca
del destino, del momento a cui riandare col
pensiero per capire quando è avvenuta
la svolta. E per questo che sono incuriosito
così come è avvenuto in
Notizia del disastro dai
pensieri che precedono il momento della morte,
e dalla ricostruzione, attraverso quei momenti
ultimi , del significato di unesperienza.
D:Anche se poi quel momento, in realtà,
non è imprevisto. Ha anzi dei precedenti,
delle cause scatenanti. R: Certo. In realtà cè
sempre un prima. Così come nei rapporti
affettivi del protagonista che offre alle figlie
quel poco che il padre aveva dato a lui. Daltra
parte anche questo è tipico di noi siciliani.
Delegare la crescita alla figura femminile.
Lasciare che sia la donna a gestire luniverso
affettivo dei figli, non il padre.
D: E infatti nel libro cè
una frase che mi ha colpito. Alagna dice di
sé di non essere un padre tecnico
. Che vuol dire?. R: Appunto questo. Che non è
in grado di occuparsi della quotidianità
delle figlie e delega il compito alla madre.
Quando tenterà di recuperare il rapporto,
però, sarà tardi .
..E ancora una volta la voce si interrompe.
Unaltra galleria taglia laria, inciampa
sulle nostre parole. Rimane in me quel sarà
tardi e dimprovviso avverto malinconia.
Come di una vita che poteva prendere un altro
sbocco. Che sarebbe potuta essere diversa.
Nei libri di Roberto mi capita spesso. Tra le
maglie secche della scrittura sento bruciare
uninquietitudine. Il morso di una domanda
tra i denti. Perché.
Ma forse allo scrittore non spetta trovare risposte.
Né fare domande. Forse lo scrittore deve
solo cercarle, le domande. Coglierle da quello
che offre la realtà. Glielo chiedo quando
riprendo la linea. E ancora una volta ho limpressione
che la voce torni con lo spazio, libero dal
frapporsi dellostacolo.
R: Sì, spesso le mie storie
nascono dalla realtà o un fatto di cronaca.
E avvenuto in Notizia del disastro
ed è vera anche la vicenda sottesa a
E stato il figlio in cui la
famiglia Ciraulo compra una Volvo nera coi soldi
ricavati dal risarcimento ottenuto a seguito
della morte della propria bambina,Serenella.
Anzi, la difficoltà è sfrondare
la stessa realtà dal grottesco, renderla
verosimile per il romanzo. A volte è
proprio ciò che accade ad essere poco
verosimile.
D: E i prossimi progetti? R: Sto scrivendo la biografia di un
magistrato palermitano morto a 39 anni per un
infarto. Una bella figura, impegnata nella lotta
alla mafia e che ricostruirò attraverso
le testimonianze dei familiari. Cè
un fondo giornalistico, certo. Ma la scrittura
è la mia, colla solita curiosità
per un destino, come dicevamo, per ciò
che precede la fine.
D :Ancora una volta Palermo, dunque. Anche
se qui, mi pare di capire che lambiente
è più borghese, diverso da quello
descritto negli altri romanzi. Eppure questa
tua città non la nomini mai espressamente,
anche se si sente che è lei, che la evochi
attraverso i suoi luoghi. R: Sì, non la nomino mai espressamente
perché ho come limpressione che
la città abbia già molti riflettori
addosso. Che goda , quasi , nellessere
tristemente famosa, che se ne inorgoglisca.
Io invece ne ho come pudore e uso con cautela
le parole .
Ma sono le ultime frasi. Ed è strano
che questa chiacchierata si chiuda proprio sulle
parole che sono andate e venute a loro piacimento
seguendo la morfologia dei luoghi più
che delle idee. Gallerie e strada. Luci e ombre.
Quando saluto Roberto è come vederlo
allontanarsi, incunearsi in un altro anfratto.
Gallerie e strada. Luci e ombre, dicevo.
Ancora un destino.
Tra Palermo e Siracusa, credo. 7-4-2008
Per gentile concessione di
Simona Lo Iacono
e Roberto Alajmo
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