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LE INTERVISTE
DI PB
Elisabetta
Bilei intervista SILVIA PINGITORE
Chi
è... Silvia
Pingitore
Silvia
è giovane, effervescente. E come
lei il suo libro, "Via Ripetta 218",
(Giulio Perrone editore).
Un romanzo diverso dalle classiche storie
adolescenziali, divertente ma anche pungente.
È la storia di una scuola superiore,
un liceo artistico per la precisione,
che lautrice, Silvia Pingitore,
racconta con un tono amaro e sarcastico.
In questo mondo in cui alunni e insegnanti
vivono e convivono con paure, aspettative
ed esperienze si sente forte e presente
la critica alla società, alla realtà
scolastica che spesso non sembra affatto
così formativa come dovrebbe essere.
Un romanzo irriverente e sottilmente ironico,
ma anche malinconico e profondo scritto
con uno stile accattivante. Un esordio
che sicuramente lascia il segno, e non
solo in chi lha scritto.
Un libro ragionato e pensato, credo concepito
in ben più di una notte insonne.
Ma questo chiediamolo allautrice,
Silvia Pingitore.
Quando la critica
si fa libro
Come nasce l'idea di "Via Ripetta 218",
(Giulio Perrone editore)? L'idea è nata sui banchi di scuola,
il romanzo vero e proprio durante centinaia
di notti insonni.
Ho iniziato a scrivere appunti, pensieri e assurdità
su vari foglietti durante l'ultimo anno di liceo,
ma la stesura del testo è cominciata
solo dopo il diploma, nel primo settembre da
persona libera, come lo chiamo io!
Il tuo stile è molto
particolare, difficilmente imitabile. Come sei
riuscita a svilupparlo? Cerco di mantenere un'attenzione particolare
per la sonorità del testo, giocando con
i suoni e i doppi sensi delle parole. Esistono
vocaboli che fanno ridere se accostati ad altri,
ma possono risultare taglienti in altri contesti.
In questo senso, non solo la lettura mi ha aiutato.
Dalle vecchie canzoni italiane e dalle imitazioni
di comici come Maurizio Crozza e Antonio Albanese
si può imparare molto.
Cosa ha significato per te
scrivere questo libro? Si scrive per gli altri, non per se stessi.
La vera soddisfazione è venire a sapere
che si è dato qualcosa agli altri. Se
anche solo una persona, (che non sia un parente!)
viene a dirti che il tuo libro l'ha divertita,
stupita o commossa, finalmente capisci che ne
è valsa la pena. Se anche solo una tua
frase ha aggiunto qualcosa alla vita di un altro,
allora sì che puoi ritenerti felice.
Perché hai scelto di
raccontare la scuola e l'adolescenza di oggi?
Non sono partita con l'idea di rivelare chissà
quali verità su scuola e adolescenza.
Forse questo è il risultato, ma il fulcro
del romanzo resta la critica: verso l'Italia
di questi anni, la politica, i giornalisti,
il concetto di arte contemporanea.
Cosa deve avere un buon libro
per essere tale?
Non deve lasciar trapelare la fatica di scrivere.
Quanto e cosa hai messo di
te in questo romanzo?
Non troppo, se parliamo di pura autobiografia.
Tutto, se si considerano gli sguardi delle persone
che ho incontrato. Ho cercato di lasciarli il
più possibile intatti perché chiunque
potesse riconoscersi.
Per gentile concessione Silvia
Pingitore
ed Elisabetta Bilei
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