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Canzuna. Di vita, di morti, d'amuri.
di Marco Scalabrino
Pubblicato su SITO
Anno
2006-
Editore Samperi (Castel di Iudica)
Prezzo €
5-
74pp.
collana Ferule ISBN
Una recensione
di
Alessandro Canzian
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Ediz. brasiliana, inglese e italiana
“Luna piena stanotte. // Potrei parlarti d’amore! / (d’un tratto / non è più vivere senza questo / chiodo fisso / che mi subissa.”. Sono questi, con tutta certezza, i versi più emblematici e più rappresentativi di Canzuna sottotitolato Di Vita, di Morti, d’Amuri. E al pari del sottotitolo in questo libello di 76 pagine edito da Samperi, editore catanese, convivono italiano, siciliano, brasiliano, inglese, nella fortunata formula di una traduzione che riflette l’intento plurilinguistico dell’autore. Non nuovo ad attività di questo calibro.
Marco Scalabrino si muove in ventiquattro poesie stilizzate e condensate al massimo, mai all’eccesso. Un addensamento poetico che a una primissima lettura lascia quasi indifferenti per la loro semplicità. Talvolta minimalismo al lettore distratto. Talvolta realistica quotidianità. Mai svincolata dal substrato sanguigno di una riflessione. E che solo a fronte del grande impegno culturale che contraddistingue Marco Scalabrino si è esortati a rileggere e ponderare. Capendo che tale leggerezza è, kunderianamente, “insostenibile”. Pregna di significati altri.
L’illusoria semplicità di questi versi apre infatti discussioni, domande, quesiti nascosti tra le righe bianche che sono pressanti e tangenti nell’illuminazione silenziosa dell’autore. Versi come Pietro // se sarai / maschio // ti chiamerò / figlio diventano subito una domanda, una querela. Si tratta del Pietro evangelico e allora stiamo intendendo un messaggio assoluto che trova le sue radici nell’oggi? Versi come Sognavo di cambiare il mondo / d’ammantare di luce l’esistenza / di solcare con vomeri di ulivo / la storia tormentata di questa terra perseverano in quest’esigenza sacrale di luce evangelica, di pasque e resurrezioni di contro al tormento umano e della terra? Oppure, in chiusura, Verso l’alto / l’acqua / monta / limpida. // E saltella / ride / gorgoglia. // Che sorta di fiume è questo? // E che spazio? // E che tempo? sono versi che forse s’aprono eraclitianamente ad uno scorrere filosofico degli opposti che già si era intravisto nell’opposizione di Vita Morte / Bene Male / Dio Uomo? La vita è un fiume che tutto travolge, pare ancora dire l’autore echeggiando altre filosofie, nei versi Tu e tua moglie / riversi sui marciapiedi / travolti da un’auto / che… / non si capisce cosa sia successo. // Punto. Nell’inevitabile sospensione del non detto e per questo ancor più intensamente inteso.
Ma forse è questo il vero messaggio di Canzuna, di Vita, di Morti, d’Amuri, di Marco Scalabrino. Una domanda sospesa in un’analisi di coscienza italiana, siciliana, brasiliana, inglese, e di chiunque leggendo questi versi con la giusta attenzione abbia il coraggio di pensare alla vita, alla morte, all’amore. Al tutto che tutto travolge e che lascia radenti e sintomatici echi in 76 pagine di rara intelligenza esistenziale. E perspicacia poetica.
Una recensione di Alessandro Canzian
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