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La voce del mare
di Alessandra Santini
Pubblicato su PBSR2006
Anno
2004-
Aletti Editore
Prezzo €
13-
70pp.
Collana Giallonotte ISBN
Una recensione
diAngelo Angellotti
VOTA QUESTO TESTO
Votanti:
187 Media
80.27%
“La voce del mare” , terzo lavoro dei Alessandra Santini, “giallista appassionata”, scivola via in maniera leggera con una struttura narrativa a tratti eccessivamente spartana. A metà strada tra racconto giallo e cronaca, il libro intenderebbe ispirarsi al filone del giallo ambientato nella Capitale, delle indagini della “mobile” volendo , in maniera tutt’altro che pedissequa, riproporre un tema che negli ultimi anni ha appassionato gli italiani.
Due poliziotti in vacanza in Abruzzo vengono coinvolti in un’avventura a metà strada tra magia e cronaca nera, all’interno di un hotel situato lungo la statale adriatica.
Un testo semplice, senza molte pretese e colpi di scena.
Se da una parte tale semplicità favorisce una lettura disinvolta e non impegnata, dall’altra costituisce il limite del racconto. E’ come se il lettore si trovasse su una lunga strada diritta e , da “giallista appassionato”, s’aspettasse di trovare lungo il cammino colpi di scena ed illusioni sceniche tipiche del genere, eventi in grado ad ogni capitolo di rimescolare le carte. Purtroppo lungo quella strada tutto ciò non succede. Strada senza curve fino alla meta.
L’autrice , seppure intrisa di zelo e buona volontà, cela malamente con un panno bianco, troppo corto, ciò che andrebbe nascosto per bene fino alla fine; mescola le carte in maniera imprecisa lasciando intendere , all’occhio del lettore più esperto, ciò che in realtà avviene. E non soccorre in tale situazione l’utilizzo dell’espediente magico/esoterico che anzi, crea soltanto una tempesta in un bicchier d’acqua, lasciando, per continuare a dirla con una metafora, che l’elefante partorisca un topolino.
A mio parere mancano le atmosfere cupe del noir, manca l’uso moderato delle pennellate gotiche e pulp, manca un’analisi approfondita della psicologia dei protagonisti, che appare poco disturbata e deviata, quindi poco credibile, manca quel nescio quid che spinge avidamente chi legge a voltare l’ennesima pagina ed a scommettere sul presunto assassino, manca l’ambiguità nelle relazioni, nei caratteri tipici e nelle azioni. Queste, in un thriller che si rispetti, sono ambigue persino se compiute dai personaggi positivi del racconto.
La modalità scelta dall’autrice, e cioè quella della scoperta progressiva dell’assassino, quella dell’autore che accompagna il lettore lungo la strada di cui sopra, fingendo di scoprire tutto insieme a lui, svelando solo quello che egli vuole far conoscere, risulta essere un tentativo velleitario poiché il lettore stesso riesce a vedere oltre la luce fioca che illumina la scenografia. Manca il buio pesto.
Ingenuo inoltre il movente che genera nel “cattivone” di turno l’impulso ad uccidere, manca l’elemento scabroso che nella situazione del testo l’autrice vorrebbe realizzare. Il progetto della Santini in partenza è buono, ma in fieri diventa eccessivamente scarno e si perde in una sessantina di pagine troppo fragili per sostenere l’ impalcatura e lo stesso impianto narrativo.
Seppure le intenzioni appaiano buone, sebbene si intraveda la volontà di creare un prodotto originale, il noir è troppo poco nero e , alla fine, sfuma verso un giallo rosa, tinte che disorientano il lettore navigato e malizioso.
“La voce del mare” è troppo flebile per poter essere ascoltata chiaramente.
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