Non è la prima volta che ci occupiamo di Rosa Tiziana Bruno e delle sue fiabe. Vi ricorderete forse di Angiolina che riesce a restituire la fantasia alla sua città, per salvarla dalla malattia del consumismo (e della connessa insensibilità ai bisogni degli altri) grazie ai personaggi fiabeschi richiamati, come è giusto in un mondo ricco e vario come quello in cui viviamo, da ogni paese e da ogni cultura.
Oggi, l’autrice ci mette a contatto con Babbo Natale, e c’è anche la sua ombra con lui (beh, quasi…). Egli è pur sempre un simpatico vecchio con la barba bianca, ma per altri versi è in crisi, una crisi di credibilità (che è quella che colpisce anche molti uomini politici, per esempio). A differenza di qualche politico, però, Babbo Natale non sbraita in TV e non grida al complotto internazionale, ma semplicemente e tranquillamente si siede e riflette, cerca insomma di capire cosa potrebbe fare perché i bambini non lo vedano come la longa manus di qualche società multinazionale, più attento ai bilanci ed alla borsa (e non quella dei regali) che all’amore del prossimo. Anche il mondo non è proprio ideale, ci sono problemi, povertà, guerre e specialmente ci sono bambini che soffrono, ed il cuore di Babbo Natale non è proprio contento e nemmeno la sua ombra, in verità.
A questo punto un’altra ombra, più vicina a noi, si spande sulla narrazione di Rosa Tiziana Bruno, e la riconosciamo con gioia, anzi direi con commozione: ed è quella di Gianni Rodari, che diceva molto opportunamente che se c’è un solo bambino infelice a Natale, allora è una festa che non esiste (figuriamoci poi Babbo Natale…). Rodari, che ci manca come fosse un amico, è comunque più vicino a noi di quanto sembra: quando scendo verso il centro di Roma con il 75, percorrendo via Dandolo, mi ricordo spesso di quella mattina che, poco prima delle 9, il filobus su quella linea prese la via dei campi, invece che quella verso il Ministero della Pubblica Istruzione, come nelle “Favole al telefono” (so che ho scomodato Rodari anche a proposito di Angiolina de "I ladri di favole", ma che volete farci...). Devo solo precisare che ovviamente, dato che credo in Babbo Natale, sono perfettamente convinto che il 75 abbia imboccato l’Aurelia e costeggiato il mare fino a Civitavecchia, ma poi gli impiegati del Ministero, alla fin fine, non abbiano fatto poi tanto ritardo (non ditelo però al ministro per carità…).
Ecco, potete consolarvi, come mi sono consolato anch’io, sul fatto che Babbo Natale, nonostante la barba bianca forse troppo autentica, nel mondo finto e colorato dei centri commerciali, troverà il riconoscimento che merita, e magari anche qualcosa di più, ed andrà a trovare la Befana, che è veramente malridotta, come una che dà tutto agli altri (e quanto ad autostima, neanche lei sta messa benissimo). L’incontro al vertice, abbastanza inedito, sarà comunque risolutivo, anche se il segreto diplomatico ci impone di non rivelarne i dettagli.
Parlavo di commozione, al ricordo di Gianni Rodari: devo solo aggiungere che la stessa commozione è stata anche la mia al termine del racconto. Cosa posso dire di più? Ah sì: Buon Natale a tutti!