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Christabel
di Alessandro Canzian
Pubblicato su PB17
Anno
2002-
Edizioni del Leone
Prezzo €
7-
48pp.
ana: Poesia ISBN
8873140394
Una recensione
diPeter Patti
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Votanti:
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Una silloge bella e importante, in quanto ci presenta quella che è, o potrebbe divenire, la nuova voce preminente del panorama poetico italiano. Canzian guarda il mondo con occhio disincantato; e se c’è salvezza, se c’è una forma esorcizzante delle sventure, ma anche di certo vuoto dell’agonia quotidiana, essa consiste nel forgiare versi: gocciolii di parole che si concretizzano in ammirevoli sculture grazie a una tecnica e a una padronanza del vocabolario davvero notevoli.
Così eri. Così siamo.
E la parete dilata ancora
di cuoio capelluto
il tempo, la chemio, la
radio.
Il corridoio ci spoglia.
Atoni sorrisi.
Ci devasta il tempo.
(“Altri versi")
Un aforisma di Lichtenberg recita: “Le verita più pericolose sono le verità distorte delicatamente“. Canzian effettua in qualche modo un’operazione uguale e contraria: riesce a nobilitare persino le vacuità (amore e gioie sono rievocate “in macchie di muro / ammuffito“), impegnando l’intero suo armamentario di poeta ormai certo. Già nel dicembre 1989, a New York, non ha dubbi sulla propria condizione, che pure gli reca qualche interrogativo:
Poeta. Ma qual è il mio bene?
Nella temperie di accattivante sostenutezza retorica, anche il risveglio delle ombre del classicismo non avviene con l’arida invadenza culturale che spesso contraddistingue una simile operazione: echi e citazioni obbediscono alla necessità di proiettare ciò che dell’umano partecipa dell’eterno: la presa di coscienza del mondo e il riversarsi in esso dell’io.
Ex illo felix non mihi nulla fuit.
Imbruna foschia imbruna, e io
cheto ansando spio, fuseaux, frisé,
corvini aerei giochi, perfetti,
perfetta inarchi la schiena, gioisci .....
(“Rimanenze“)
Razo di questa raccolta è l’Amore, con la sua presenza e la sua assenza (ma i due stati spesso coesistono!). L’amore: collante di un’esistenza che altrimenti ciascuno di noi protrarrebbe senza entusiasmi. Pur se
non ci è dato di sapere quanto dura il tempo
(“Rimanenze“),
vivere occorre! Certo, non si acquieteranno mai i quesiti ontologici, antichi come il mondo stesso; l’interrogarsi sul senso della vita. C’è un senso?
Alcuno. Ma siamo, e tanto basti.
(“Christabel“)
Siamo, e tanto basti. E‘ questa affermazione della vita, alla vita, più ancora che il sublime strumento cantorale di cui Canzian è dotato, il motore principale della sua poetica. Ora con tenerezza, ora con il gesto di un ribelle, il pordenonese smette frequentemente di esaminare la “ruggine dell’anima“
Ah malata anima d’assenze
evanescenze, apatie, eco amara, solamente
anima, o ruggine di anima
(“Rimanenze“)
per rivolgere all’esterno il suo occhio-faro. Specifichiamo meglio: non c’è autoanalisi narcisistica in Canzian; questa è semmai sempre abbinata con la realtà, nel suo caso vista con il cannocchiale girato all‘incontrario (la realtà imminente e materialmente più vicina, che riveste il ruolo di rappresentare quella universale). Scopriamo che non è l’io a essere frantumato, ma il mondo. Tuttavia, Canzian riesce a cogliere la bellezza (a volte ruvida) anche di cose e persone di natura “prosaica“. Il confronto con tali contingenze è a volte ostico, ma il poeta ribadisce che
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