Come vermi strisciano, laddove con gli altri evitano ogni contatto: cospirano e tramano nei meandri di edifici scuri, come esseri di un formicaio che si snoda nel fitto dedalo di argilla e terra nera, di quella terra che ha come cornice paludi e boschi senza presenza umana, di quella terra che t'aspetti custode di cadaveri in cui le larve, appunto, traggono nutrimento e vita.
Proprio in quest'humus indistinto trae origine il racconto di Claudio Morandini, sospeso tra genere pulp e gotico, indugiante sull'osservazione indeterminata della realtà e la vita parossistica di un sogno, in cui si inserisce la pantomima di una saga familiare senza tempo.
Originale, sardonica, cupa, così appare la saga che l'autore racconta con un linguaggio veloce, attento alle nuove tendenze letterarie. Giammai noioso.
Egli riesce, attraverso le sue Larve, a mettere a nudo un variegato universo di esistenze sospese tra il patetico ed il grottesco, mostrando, nell'intimo, i punti in cui l'animo umano tocca la dissolutezza e la mediocrità senza forma di una larva.
Un organismo indefinito, indistinto, costretto ad una banale motilità.
E così, in questo suo secondo romanzo, l'autore ci presenta la figura del patriarca d'una famiglia in cui basta il suo ritratto caravaggesco per riuscire ancora ad imporre una ingombrante presenza, sul figlio e i discendenti tutti.
Ritroviamo in questa famiglia, quei parenti che mai desidereremmo avere, o quella gente che mai desidereremmo essere, col loro ( e quindi forse anche nostro) bagaglio di angosce, sensi di colpa, perversione, cinismo e meschinità .
L'analisi di Morandini, tuttavia, non indugia solo sull'introspezione psicologica tout court dei personaggi, andando ad indagare, anche, il panorama storico sociale in cui inserisce l'apatia della borghesia rurale e la statica arrendevolezza dei suoi sottoposti, che abbandona la rivendicazione dei propri diritti e la lotta di classe, per accontentarsi del poco, per vivere.
Larve, appunto, come i personaggi che li rappresentano. Larve come l'ambiente in cui vivono, tratteggiato con tinte fosche, e fatto di insetti e acquitrini, nauseabonde paludi e claustrofobici, intricati boschi. Un ambiente che è cadavere in decomposizione per le disgustose "larve" che nelle sue pieghe ci raccontano la propria vita, con l'inchiostro dell'autore.