Si riconosce l’anima misteriosa di Napoli e del sud in questo libro di Emilia Santoro, un sud magico e leggero come i personaggi di quello che più che un romanzo definirei fiaba.
Piccole storie di personaggi che vagano in un’unica strada, Cupa Dormiglione, tutti legati a un destino magico: la montagna vuota che nasconde come un altro mondo, il signor Alfonsino che vive gli ultimi anni della sua vita nel distacco dalla materialità e nell’attesa della sua propria “scomparsa”, un viaggio misterioso all’interno della “montagna” per cercare di comprendere il senso, quel vento, “l’ora”, che è sempre foriero di vaga e magica bellezza.
Non fatti, ma idee circolano nel breve e intenso libro della Santoro: l’idea che i “pensieri circolano dentro di noi e anzi bisogna stare attenti a non perderli”, l’idea che “tutti sanno che si può sparire. Ne sono spariti tanti.”, e questo è il desiderio del signor Alfonsino, l’idea della montagna vuota dentro cui gli abitanti di Cupa Dormiglione possono immaginare qualunque cosa.
Non si può raccontare questo libro, i personaggi si avvicendano come in una giornata qualunque in una strada dove tutti si conoscono, eppure ogni particolare è unico e rinvia ad altro, lo scambio tra persone animali cose e natura è appunto quello tipico del mondo magico.
Forse si indugia troppo sul respiro misterioso e magico degli avvenimenti e degli oggetti, talvolta sembra di rivedere l’eterno archetipo di un sud incatenato al proprio mondo ultrareale che ne definisce e in qualche modo giustifica un immobilismo opprimente e pesante, come “l’ora”.
Infine il signor Alfonsino, dopo esser diventato piccolissimo e quasi invisibile nel suo letto di morte, “sparisce”, così come aveva sempre desiderato, e con l’aiuto della sua fedele perpetua torna in mare e diventa pesce….anzi tartaruga, quasi a indicare la possibilità di una evoluzione del corpo diversa dall’angosciante restar uguale ma senza spirito, senza alito vitale, immobile marmo….in fondo rimpicciolirsi fino a “sparire” non è morire, è soltanto portare a termine la propria missione e chiudere il cerchio della propria vita.