Stanza viola, è il titolo di uno spazio oppure lo spazio di un titolo; un luogo per dirsi e per raccontarsi, per vedersi crescere, per osservarsi mentre si ama ed amarsi, o almeno provare a farlo, mentre ci si osserva.
Una stanza è un quadrilatero di vissuti, ed è viola, come il colore che danno i vissuti, quando si tingono di emotività; come panni colati nella tinta, ne escono ancora sgocciolanti ed umidi di parole, di tutta una comunicazione livida che nasce da un urto, quello con la vita.
Questo il luogo e questo il colore di una vita, quella di Laylee, una ragazza come tante, che come tante ha un blog, che è viola, in cui scrive, a cui scrive, come luogo e come destinatario delle sue vicende, dei suoi amori, sogni, ambizioni, salti nel vuoto, scivolate nel non senso, recupero dei punti fermi.
Il tutto in ossequio alla Resistenza, quella che la giovane universitaria analizza nel suo lavoro di tesi di laurea, ma che diventa in lei un atteggiamento mentale ed esistenziale.
Si resiste, sempre, anche dopo una guerra o prima di essa, anche durante o senza mai averne conosciuta una. Si resiste perché anche l’aria, se pur vitale, è un mezzo a cui far resistenza. Senza quest’atto, nessun volo, mai un decollo, sarebbe possibile. Sarà una metafora di vita, sarà vero, il fatto è che per davvero, ogni azione è il prodotto di un atto di resistenza.
Si resiste, come resiste Laylee a tutti gli amori sbagliati, a tutte le attese che non si riempiono, a tutte le delusioni che fanno paio con le solitudini, a lei stessa quando in fondo, ma non troppo nel profondo, non si stima e non si ammira ma resiste a se stessa, per il semplice fatto che resistere è esattamente la stessa cosa che vivere.
E le epoche storiche diventano tutte attuali, quando a ricostruirle è una ragazza che impara a conoscere il mondo in tutte le sue resistenze, o per meglio, come dice lei attraverso “una vita in ristrutturazione.” E la ristrutturazione comporta rapidi aggiornamenti e la capacità di vivere in multitasking, assecondando gli eventi, il vento o un rapido cambio di finestre, sopra supporti mobili di una scrittura autobiografica che si reinventa uno stile: le numerose storie di amore di Laylee non sono che una sequenza esasperata in velocità e superficialità degli atti di vita di una ragazza di oggi, che per lei assumono una rilevanza esemplare, raccontati con la premura con cui le partigiane si prendevano cura della libertà.
Colori, viaggi, profumi di terre lontane, visioni di città troppo miticizzate e poco realistiche, mercatini delle emozioni usate e vie affollate di turisti ed indigeni: i mondi di Laylee sono variopinti e multiformi ma si ritrovano poi in un solo luogo, la stanza viola.
Che alla fine non risulta altro che un luogo virtuale e mentale, quello onnipotente quando gestito con passione intimistica. In questa stanza, Laylee scopre lo scopo della propria esistenza, il fine di ogni movimento, la logica di ogni resistenza: la meta naturale verso la quale è portata, verso la quale da sempre la sua vita si orienta come una bussola….Una scoperta naturale, che non lascia sorpresi. Perché già da sempre, lei lo aveva scritto…