Raccogliere vissuti è opera di collage, di inserimento di visioni tra loro discernibili ma non autoescludentesi.
Un'opera dunque ardita, quella di Caterina Falomo, il cui gesto di collezione diventa anche esso narrativo: I Nuovi Veneziani sono gli abitanti di Venezia, ciascuno narratore di un pezzo di vita, di un riflesso di laguna, di una superficie levigata, di un profumo di proustiana strategia. Ciascuno narra e celebra la Venezia dal punto di vista di un'anima endogena. Ne risulta un quadro di suggestione esistenziale molto più vibrante di ogni apologia culturale o storica.
Ciò che gli autori raccontano, non è una città, che diviene invisibile, in fondo, come nella lezione calviniana, ogni volta che la si vuole conoscere per la sua mappatura turistica.
Essi, piuttosto, narrano di una Venezia che somiglia ad Atlantide, la terra utopica a cui si approda solo tramite un ritorno nostalgico.
Descriverla diventa qui un ricordarla. E la letteratura cede un passo alla memoria, facendosi da parte, se occorre, per non correre il rischio di diventare un genere apologetico, che difficilmente potrebbe interessare il lettore.
Queste pagine, invece, risultano gradevoli se le si legge in successione non spaziale ma temporale. Quella temporalità spirituale, che rende l'eternità un momento abbracciante la totalità del sentire. Racconti diversi, visioni e sogni, suggestioni, riflessioni tra di loro non incompatibili, tutti legati da un fatto, anzi un atto: restituire a Venezia la sua vocazione più propria, quella del suo presente, della sua fruizione quotidiana, della sua immanente ambizione di essere luogo di esperienza, sottraendola al suo destino imposto dai turisti, di essere un città "data in prestito" ai suoi cittadini.
Venezia donna, figlia, madre, prostituta, città con cui non si "deve avere fretta", riflesso di laguna, scultura di vetro, mille prospettive per una città che ambisce alla sua dimensione, essere "sostanza nell'immateriale" e non semplice immagine.
Perché di simulacro si muore lentamente, di respiro vivente si vive in un eterno presente.