«Tutti smettono di parlare. Una sottile tensione s insinua nell aria. Gli occhi scrutano il marciapiede deserto al di là della doppia fila di vetri. Gli sguardi sono quasi timorosi. Forse qualcuno ha paura. Paura che le porte, questa volta, si aprano, e una forza misteriosa ci trascini tutti fuori per abbandonarci lì in quella stazione per sempre».
Siete mai stati coinvolti in una cospirazione che può sfociare in una rivoluzione armata? Quando rispondete al telefono e non sentite proferire parola dall altra parte, quanto tempo impiegate a riagganciare? Quali oggetti può restituire una lavatrice dopo una centrifuga? Siete davvero sicuri che l anima non possa andare in cancrena? Il nuovo romanzo di Maurizio Cometto, autore di punta della narrativa fantastica italiana, ci precipita nelle viscere di una Torino cupa, severa e misteriosa, dove impiegati di ritorno a casa dalle grandi industrie scoprono infezioni tumorali nelle metropolitane e zone oscure nel cervello. La storia di un invasione nella vita di un uomo, della sua città, del mondo intero. Un cambiamento che è forse l avvento di una nuova stagione della vita e della consapevolezza, forse una nuova era del mondo, forse follia individuale. La progressiva e inesorabile sconfitta della realtà apparentemente consolidata nei confronti dell invasore: l’ignoto.
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Il realismo magico di Buzzati Calvino e forse Marquez, è per Maurizio Cometto il colore bianco lattiginoso della nebbia, è il colore del “Cambio di stagione”. E’ qui che si intravede una Torino dalle fattezze fungiformi, immersa in una atmosfera sospesa. Una città magica, e cupa, ma viva di trasformazione e cambiamento. Nel capitolo de “L’angelo della morte” si racconta di un fosco Anubi, illuminato da un lucido delirio, dal tormento spirituale che servendosi di tangibili amuleti e concrete mummie, indica il sentiero, l’accesso a ciò che renderà la morte un passato di cosa già avvenuta, e come tale non più da temere. Il nichilismo degli uomini fa affermare a Cometto, e rendere possibile fucine di intrighi, segreti, apparizioni che restano nella memoria come frammenti di fatti, brandelli di eventi, come tracce lasciate da una realtà svanita, (nel sogno) lo scrittore fa questo, ricostruisce attraverso l’atto della scrittura (fuori dal sogno). E quindi sotto la spinta dell’immaginario complotti sta, si fanno avanti correnti di pensiero che esigono di sapere l’inconoscibile, come fede, nel tentativo di negare il vuoto della propria vita. Se l’abitudine è l’ultimo valore degli uomini, ciò che li rassicura,(Peirce) è anche il proprio limite in cui restare imprigionati. Il complotto si abbiglia spesso da rivoluzione, ma combatte uno stato di cose che è in continua evoluzione,(Eco) che è sempre cambio di stagione, dove neanche l’abitudine resiste, perché il processo di distruzione e costruzione è inarrestabile. Cambio di stagione ha il merito di mettere a fuoco lo sfocato l’imprendibile, lo sfuggente e il trascurato,che sfiora tutti, e di dar vita alle parole, alle ombre. In un mondo dagli strati differenti di realtà e irrealtà, che si confondono nel cambio di stagione dove l’alba sconfina e si fonde al tramonto e viceversa.
Ma l’acqua gira e passa e non sa dirmi niente
di gente e me o di quest’aria bassa.
Ottusa e indifferente cammina e corre via
lascia una scia e non gliene frega niente.
Da “Acque” di Francesco Guccini