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Due ali nel buio
di Alessandro Annulli
Pubblicato su SITO
Anno
2009-
Albatros Il Filo
Prezzo €
15-
257pp.
Nuove voci ISBN
9788856712377
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
1108
Media
79.34%
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La riuscita od il fallimento di un matrimonio sono all'incirca un argomento inesauribile di conversazione e di dibattito, e perché no, di letteratura. Se ne parla ed ovviamente si fanno anche dei pettegolezzi perché, specialmente oggi, nulla è più pubblico del privato. Si spettegola, in fondo, perché si teme di fare la stessa fine, è un modo per esorcizzarne il timore. Di Alessandro Annulli ci siamo occupati anche due anni fa a proposito del suo esordio con “La seconda casa a destra”, un giallo ambientato in una città di fantasia, che con successo assumeva gradatamente forma e sostanza, anche criminologica, muovendosi dal tabellone di un gioco da tavola. Mi chiedevo, chiudendo quella recensione, se la riuscita felice di quella storia dipendesse strettamente dalla storia stessa (si sa che ognuno di noi gradisce più determinate tematiche ed ambientazioni) o se l'autore avesse anche altro da narrarci. In “Due ali nel buio“ si parla della crisi coniugale tra Marco e Laura, sposati con una figlia di cinque anni, Marta, che esplode improvvisamente, in apparenza per un'esclusiva perdita di interesse da parte di lui. I motivi non sono spiegati chiaramente, all'inizio, e solo in seguito viene chiarito tra le righe che ciò avviene per motivi che nemmeno lo stesso Marco è in grado di sviscerare con sicurezza: sa di non amare più, e senz'altro c'è stata una progressiva caduta dell'attrazione, anche sessuale. E' vero però anche che alcuni non trascurabili recuperi, anche sentimentali, affioreranno qua e là nel corso della narrazione, e l'autore sembra dirci come, nonostante tutto, non ci si lasci mai e viceversa ci si lasci sempre, nel momento in cui noi stessi evolviamo verso un momento di sviluppo diverso della nostra personalità. Comunque sia, la notizia della crisi si diffonde nelle rispettive famiglie e nella cerchia di amici comuni, con esiti anche umoristici, anche se a volte amari, che ci mostrano un altro volto delle possibilità di Annulli (molto riuscite ed abili alcune pagine di quelle che potremmo definire “chiacchiere da cocktail”, nelle quali non si dice nulla di concreto e costruttivo, benché si ricami intorno all'universo e specialmente intorno ai presenti: direi magistrali i due ritrattini di Luigi e Daniela, gli amici talmente invadenti, da riuscire per il lettore quasi risucchiati in un obliquo concetto di tenerezza). Da quanto questa notizia viaggi veloce e si radichi nell'ambiente circostante, capiamo che in effetti sembrava quasi una circostanza attesa, di cui si ignorava soltanto il momento esatto: sembra quasi che lo stupore di molti sia una finzione. Ci sono dei retroscena, che non vanno narrati, perché fanno parte dell'irrisolta natura di Marco, lo spiegano e drammaticamente lo delimitano, come persona in fondo aliena dalla tragicità, che se ne lascia attraversare, cogliendone gli effetti sulla sua vita privata, ma non la responsabilità profonda cui le difficoltà della vita ci richiamano. Rispetto a “La seconda casa a destra” l'approfondimento, non soltanto psicologico, ma anche fisico e ambientale, dei personaggi è molto accentuato, e per certi versi si ha qui una struttura praticamente cinematografica. Confesso che, per confronto con quanto si vede spesso proprio al cinema o peggio in TV, colpisce come Annulli riesca, probabilmente perché ragionevolmente libero da schemi mentali invasivi, a ritrarre la nostra capitale come quella metropoli di cui spesso facciamo l'esperienza, confusa ed insieme frenetica, che ha quasi dimenticato la propria storia in favore di un debordante presente che colma tutti gli spazi mentali e vitali. C'è un tempo che si ritrova soltanto nell'allontanarsi dalla città, sulla spiaggia di Montalto (ma può bastare anche arrivare a sud di Fregene), nella campagna laziale o toscana, od in quel biancore della cittadina pugliese, dove Marco ritroverà se stesso ed anche parzialmente quella responsabilità di cui dicevamo sopra, anche se tra mille sbadataggini, confusioni ed errori, che ce lo avvicinano, quanto lo rilevano al di sopra dello stereotipo del personaggio da fiction. Ma non c'è solo Marco, né Laura: i personaggi sono tanti, a partire dalle rispettive famiglie, per terminare con le diverse persone che entreranno nel tentativo dell'uno e dell'altra, ma specialmente di Marco, di rifarsi una vita: possiamo ricordare il tenero caos di Margherita o la malinconia sottile del fioraio Alberto, ma sicuramente, per farsene un'idea più precisa, val la pena di leggere questo romanzo, ambientato e credo anche scritto alla fine degli anni '90, ma oggi, forse addirittura più che allora, attuale e vero, come sono sempre le storie di sentimenti profondi ed intensamente vissuti.
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
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Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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