"Caffè Grande" è un racconto erotico, è un desiderio che va in crescendo, è un appuntamento al buio.
La corriera il luogo galeotto del primo incrocio di sguardi, un caffè a tavolino, uno scambio di parole e il lanciarsi di lui in preda al desiderio di rincontrarla: «Senza riflettere com'avrei dovuto, le passai uno dei miei biglietti da visita.» (1) Il troppo impulso che fa scoprire le carte e l'allontanamento repentino di lei: «Prima che potessi spiegarmi aveva già lasciato quel bar, (...)» (2).
Passano i giorni senza sentirla, e più che passano, e più che il pensiero di quella donna si fa forte, il desiderio di poterla rivedere cresce: « (...) ancora a domandarmi cosa realmente fosse successo su quella corriera, perché qualcosa di magico e per me inusuale, era accaduto. » (3) La mente è indi occupata da lei e niente può procurargli distrazione, nemmeno la buona riuscita di un grosso affare finanziario, ma d'altro canto, più che passa il tempo, e più che la speranza si fa flebile. Ma la sorte ben presto cambia: «Uno squillo arrestò l'annuvolata presenza di quei groppi, poi un altro e un altro ancora (...)» (4). L'appuntamento è di lì a poco preso, finalmente il desiderio può esser soddisfatto.
Gli avviluppamenti dei due corpi realizzano complesse figure, le reciproche labbra sono fameliche e lambiscono ogni centimetro l'uno dell'altra. I sogni perversi si fanno realtà : «Prendile e legami.» (5) Il pensiero di lui di poter disporre di lei come meglio vuole lo delizia. E via, via è un crescendo di emozioni e sensazioni.
Il libro è abbastanza scorrevole e non cade nella volgarità. L'autore non cede alla facile tentazione di catturare l'attenzione del lettore tramite termini scurrili, ma anzi, racconta il tutto con un lirismo (a tratti un po' forzato) accompagnato da una terminologia curiosamente erudita.
Durante la lettura non si può evitare di percepire, tangibile e prepotente, la parabola di un desiderio in continuo divenire, fino ad assaporare il gusto dell'amplesso. Al lettore non è però lasciato molto spazio per immaginare (e questo è il limite principale del testo), perchè l'autore lo prende per mano e, più che complice, lo rende - volente o nolente - voyeur.
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(1) Due Emmepi, Caffè Grande, p. 11.
(2) Due Emmepi, op. cit., p. 12.
(3) Due Emmepi, op. cit., p. 21.
(4) Due Emmepi, op. cit., p. 21.
(5) Due Emmepi, op. cit., p. 34.