In “Roma delle distanze” di Gian Piero Stefanoni i temi che s’intersecano sono due, la città, non soltanto Roma, ma Roma come esempio e forse modello di città, e la fede in Dio. Non è d’altronde Roma la patria della Cristianità, ed in questo evidentemente sempre presente la dimensione religiosa, fin dall’estrinsecazione semplice ed anche ingenua del continuo suono di campane delle sue tante chiese, quasi, come in un momento cruciale il poeta si chiede con un paradosso, il Creatore avesse paura di perderci. Non è così ovviamente, ma è vero tuttavia che Dio entra nelle città degli uomini, mentre d’altro canto noi tendiamo a Dio e lo scegliamo come esempio da seguire e gli chiediamo aiuto, non meno di come lo domandiamo alla città stessa, perché ci offra bellezza ed accoglienza.
L’aiuto, comunque sia, si offre e si riceve nella preghiera, ed esiste anche una preghiera laica, come all’autore non sfugge, pur se la sua invocazione è verso il Dio cristiano. Ed è una forma di preghiera, proprio nel suo innalzamento verso le bellezze del creato ed anche la delusione che alle volte la privazione oppure la negazione della bellezza ci dà, proprio il viaggio, anche quello minimale tra le stanze di una stessa casa o tra gli interni di uno stesso edificio condominiale. E quindi le conclusioni di questi componimenti, e le forme adottate sono anche le più diverse, la sola costante essendo il fatto di aprirsi col titolo che espone un toponimo, quasi sempre romano, come pensieri ricorrenti che variano percettibilmente col luogo che li ispira. Attraverso il tempo, mentre le ore passano inesorabili, viaggio e preghiera cambiano di posto, si sovrappongono e poi si distaccano, infinite volte ed una sola.
E’ bello ragionare sul fatto che in questa raccolta quella con Dio sia realmente una corrispondenza d’amorosi sensi. Che ci consente di uscire “al mondo”, rivelandoci a noi stessi. Sarà poi vero che i nostri sguardi sono senza fede e senz’attese? Come ci può essere un “urlo composto”, anche magari silenzioso, addirittura, è difficile scoprire a priori quel che ci riserva un viaggio interiorizzato di questo genere.