Le Colonne d'Ercole sanciscono il confine della conoscenza. Oltrepassarle vuol dire superare il già noto, andare oltre. Ignorando cosa ci sia dopo, (proprio per questo!), ci buttiamo.
Colonne d'Ercole è una raccolta di percorsi di scrittura personali e condivisi. La risultante dell'iter di crescita che scrittori in erba hanno intrapreso, a loro rischio e pericolo, per giungere ad una consapevolezza artigiana superiore. Così che, prostrati di fronte alle parole, con le unghie e i denti si avventurano in percorsi regolati da insidie formali, sintattiche, tematiche, talvolta ostiche e ben lungi dal combaciare con il-romanzo-che-hanno-in-testa.
Giurando fedeltà all'abbattimento di qualsivoglia avverbio in mente, si mettono in gioco e creano, compongono, scrivono. Quel che ne risulta è una raccolta di racconti in cui ogni costrutto alfabetico è sudato, sospirato, ricercato, per ottenere il senso di completezza e organicità proprio di uno scritto breve che vuole dirsi incisivo.
Interessante misurare, ludicamente, come l'input del caso venga giocato da ogni penna in modo diverso. La tematica Zinco e Cobalto, che apre la raccolta, diviene materia prima per ambientazioni differenti: dalla Bologna del 1944 alla rete virtuale del 2005, passando per Dublino; variazioni sul tema: morte, paura, poesia e naturalmente amore. Un'emotività suggestiva e varia, che ha il pregio di toccare differenti e importanti contesti di vissuto, spesso di grande attualità. Diversificazione che permane anche nella seconda sezione, Bulgaria, 1911. Nonostante, di primo acchito, possa apparire un tema costrittivo, arricchito nel percorso da ulteriori fatiche, la capacità soggettiva del mettersi in gioco è rinvenibile nello stile, nel ritmo, nell'originalità: dalle vicende del monaco Drosomir, al portale spazio temporale di Roma, al bel racconto ...Era vera (Isabella Brenda Bartolini), narrazione di una schizofrenia femminile, ricca di rimandi epico-mitologici.
Ciò dimostra come dietro ad un numero stabilito di parole, indicazioni preventive, ci sia una mole di lavoro basata non solo su creatività (la quale è già servita per il-romanzo-che-abbiamo-in-testa), ma anche su precisione, ricerca e approfondimento. Strumenti, questi ultimi, che concorrono al lustro estetico dato dal singolare talento e che rendono la stessa articolazione narrativa di maggiore pregio; plauso, in tal senso, a Psycomantheum (Isa Tamagnini), presente nella terza sezione, 1762. A conferma di come, scrivere un racconto, comporti sinergia di istanze mentali e materiali plurime, attenzione e precisione costanti, poiché, se sopravvissuti al peggio, alla propria idiosincrasia per qualsivoglia aberrante tematica, genere, parola, -mente, allora si è sulla pista giusta. Fu così che, ancora una volta, le fatiche portarono alla conquista delle Colonne...nec plus ultra...