Magnetica Edizioni è una piccola casa editrice che non cessa di stupirmi. Ogni volta mi riprometto di scoprire qualcosa di più su di loro, e forse è giunto il momento di farlo davvero. L'originalità del materiale che propongono è un ovvio segno di competenza e di passione, due qualità niente affatto comuni.
Questa volta si tratta di una antologia realizzata in collaborazione con www.scheletri.com e contenente quindici racconti dell'orrore (categoria molto ampia, che, come vedremo, racchiude in sè diversi sottogeneri) scritti da altrettanti giovani autori italiani.
Quindici racconti che, se pur non sono capaci di togliere il sonno come promette ambiziosamente la quarta di copertina - ma non è colpa degli autori: siamo noi lettori ad essere scettici e smaliziati al punto da mostrarci pressochè indifferenti anche di fronte al più crudele dei revenant - rappresentano comunque altrettanti esempi di originalità e creatività in un genere che, da tempo, sembra essere stato esplorato in tutte le sue possibili diramazioni. Ma questa antologia sembra essere stata stampata proprio per contestare i luoghi comuni dell'horror. Sorprenderà, ad esempio, quelli che sono convinti che sia un genere poco adatto agli scrittori italiani, o che sia molto difficile (se non impossibile) ambientare fra le nostre valli e pianure un racconto del terrore che sia, almeno, credibile. Così come le penne affilatissime di Marica Petrolati, Simona Cremonini, Sabrina Modesti e Maria Galella costringeranno a ricredersi quelli che ancora si ostinano a ritenere l'horror un genere poco adatto alla sensibilità femminile!
La casistica dei racconti è piuttosto varia, si va dai classici fantasmi vendicatori di Zuppa di Cicerchia di Marica Petrolati, presentati in salsa rustica con una spruzzata di humor macabro in perfetto stile Tiziano Sclavi, a quelli più cupi, ossessivi, di E da lassù vi vedrò crescere di Simone Pera. Ottimo esempio di "orrore dietro l'angolo", ovvero di un quotidiano che, quasi senza soluzione di continuità, degenera in qualcosa di altro. D'altra parte la trasformazione di una persona che si era amata in vita in qualcosa di alieno, incomprensibile e crudele a seguito del trapasso è uno degli archetipi più profondamente radicati nell'immaginario collettivo. Non a caso, in molte culture primitive, ai defunti venivano spezzate le gambe nell'atto della sepoltura così da impedire che potessero, in qualche modo, ritornare. Un terrore simile, superstizioso e primigenio, legato all'impossibilità di concepire davvero l'irreversibilità del concetto di morte, è alla base anche del mito del vampiro (figura che persino i compassati scienziati dell'illuminismo francese consideravano assai più che una semplice leggenda). Sono almeno due secoli, a partire dal Lord Ruthven, di Polidori (ispirato all'amico/padrone Lord Byron), che il vampiro detiene la palma di figura chiave del racconto horror moderno, grazie anche alle continue rivisitazioni letterarie e cinematografiche (si va dai vampiri malinconici di Ann Rice a quelli cinematografici di Tarantino e Carpenter fino a quelli bonelliani di Dampyr e Dylan Dog). Re dei non morti, il vampiro non poteva mancare neppure nell'antologia di Magnetica Edizioni. E vi compare, infatti, in una incarnazione originale ed estremamente intrigante nel racconto Sotto la superficie di Simona Cremonini dove si incontrano con grande originalità un classico emulo di Dracula e quelle atmosfere da dopo bomba così care alla fantascienza apocalittica degli anni '60 e '70. Differente per stile (lirico e spezzato) e ambientazione è invece Nulla di Alberto Calorosi. Sul quale non mi dilungo perchè è difficile parlare di questo racconto breve ed intenso, che mi ha ricordato il recente Sixth Sense ed il cinema di Alejandro Amenabar, senza rovinare l'effetto sorpresa. Molto piacevole è anche I quadri di sofia, di Marco Crescimbeni, lineare, classica ghost story, ben scritta e con qualche richiamo (attualizzato) alle tematiche di E.A.Poe.
In una raccolta di racconti del terrore del terzo millennio non possono mancare, ovviamente, i serial killer, figli e figliastri di Jack lo Squartatore (ovvero della modernità), rappresentanti di quella paura fisica che nel corso del XX secolo affianca e poi sostituisce le suggestioni inquietanti della ghost story tardo ottocentesca (da Blackwood a James, da Wharton a Benson). Però Occhi Azzurri di Raffaele Serafini sorprende sia per la cura con cui la narrazione si dipana sfruttando un percorso a ritroso sia per la scelta del personaggio - vero! - cui si ispira. Personaggio assolutamente nostrano - chi ha detto che certe cose succedono solo in America? - e curiosamente rimosso dall'immaginario popolare nonostante la forte impressione suscitata all'epoca del processo e la dinamica orrendamente... moderna con cui furono commessi gli omicidi.
Il nonno di Marco di Marco Cartello (spero che l'omonimia sia solo casuale...) è una agghiacciante variazione sul tema della setta satanica, in qualche modo assimilabile a Dormono nei boschi profondi di Maria Galella dove però entrano in gioco altri elementi classici del genere: la comunità isolata, il sacrificio rituale, le antiche leggende.
E gli Zombie? Ovviamente ci sono anche loro, anche se, per così dire, sono zombie sui generis. Granguignoleschi, vendicativi e violenti ne Il pasto della lumaca di Andrea Cavaletto, più originali, struggenti, anomali (ma non meno letali) in Gemma Dormiente di Luca Iaccarino.
Poi ci sono altri racconti, di più difficile collocazione, come Le scarpe nuove di Alfredo Mogavero, a metà fra la ghost story e la (giusta!) denuncia sociale, o Fiat Revenge di Sabrina Modesti, grottesco, ben sviluppato e fortemente originale... (mi ha spinto ad osservare con occhio sospettoso persino la mia vecchia punto!).
Se il regista Federico Greco ha scoperto le tracce di un misterioso viaggio di H.P.Lovecraft fra le nebbie del delta del Po, Simone Corà ci dimostra come persino sotto la superficie della quieta campagna veneta si possano nascondere pazienti figli di Cthulhu, eternamente in attesa del giusto tributo di Pioggia, lacrime, sangue e terra per manifestarsi in tutto il loro orrore.
Per concludere, citazione di merito per due racconti (ma si tratta, ovviamente, di una opinione puramente personale che nulla toglie agli altri autori, tutti bravissimi, presenti nell'antologia): Asualea di Francesco Donato e Tra le gambe del tempo di Andrea Franco.
Asualea è, in fondo, una sirena. Ma alla maniera antica, cioè una creatura tutt'altro che affascinante: mediterranea, assetata di sangue e, soprattutto vendicativa. Ma la conoscerete meglio (lei e le sue sorelle) leggendo l'ottimo racconto di Francesco Donato.
Andrea Franco, invece, gioca sul tema dei... difficili rapporti tra vivi e morti. Specialmente quando i morti sono affascinanti streghe decise a ritornare ad ogni costo nel mondo dei viventi. Un racconto di atmosfera, dalla trama compiuta e perfettamente sviluppata, che mantiene una forte tensione senza cedere alla tentazione del macabro e senza cadute di stile o di tono. Quasi senza versare una goccia di sangue.
Nel complesso, una piacevolissima piccola raccolta che non dovrebbe mancare nella collezione di qualsiasi appassionato di letteratura fantastica.
Magari da mettere sullo stesso scaffale che ospita i più blasonati colleghi anglosassoni, così, giusto per dire "ci siamo anche noi italiani".