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Mundial
di Mario Adinolfi
Pubblicato su PB14
Anno
2004-
Halley
Prezzo €
13-
76pp.
ISBN
Una recensione di
Sabina Marchesi
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Mario Adinolfi è nato a Roma nel 1971, di professione giornalista, è oggi una delle penne più acclamate del Web. Collaboratore di numerose testate giornalistiche, ha lavorato anche alla redazione del TG1 ed è stato conduttore di un programma televisivo.
Vincitore del Premio Ilaria Alpi nel 1997, è il fondatore del seguitissimo blog www.marioadinolfi.ilcannocchiale.it.
Mundial è il suo secondo romanzo, edito dalla Halley e presentato nella inedita veste, almeno per l’Italia, di volume con Audiolibro a corredo.
Già questa scelta la dice lunga sulla qualità dell’opera, che resa in forma di un unico e assoluto monologo narra di un’indagine a ritroso, dove un commissario di polizia, di cui non ascoltiamo mai la voce se in forma riportata, tenta di identificare il colpevole di una serie di omicidi compiuti nella ristretta cerchia di un gruppo di amici, ormai completamente decimati.
Ne restano solo due di sopravvissuti, e su uno dei due si appuntano i sospetti del commissario, un commissario donna per di più. Il romanzo inizia e termina con il lungo interrogatorio nei confronti di uno dei sospettati,mentre l’altro attende in anticamera di essere ascoltato a sua volta.
Il vantaggio di un audiolibro, poco diffuso in Italia, è che si può assaporare il testo in una doppia chiave di lettura, ascoltando e leggendo, riascoltando e rileggendo, gustando meglio i passi cruciali messi sapientemente in rilievo da un lettore professionista. Mentre la voce suadente della lettura teatrale si snoda nell’abitacolo della vettura, durante il tragitto da casa al lavoro e viceversa, è inevitabile che si ritorni con la mente al fascino senza tempo dei vecchi radiodrammi trasmessi alla radio negli anni sessanta.
Pochi altri testi si prestano come questo a una riduzione audio, perché per tutto il libro l’unico che parla è il protagonista, il sospettato, e l’intera storia è riproposta come un lungo interminabile monologo, attraverso cui filtrano i fatti, gli eventi, le impressioni e le azioni degli altri personaggi coinvolti.
Ma ciò nonostante noi sentiamo tangibile, anche senza vederla, l’ansia crescente del commissario Micol Malfatti, che vorrebbe stringere i tempi dell’interrogatorio mentre il sospettato divaga.
Per tutto il tempo è lui, l’indiziato numero uno, a condurre i giochi. E’ lui che decide i tempi e i modi della sua narrazione, è lui che stabilisce cosa rivelare, come e quando. E all’avvenente commissario Micol non resta altro che scalpitare impaziente dietro la scrivania perché, come dice il protagonista "Io sono qui per dire. Per dire di me. Di persone, cose, idee che ci sono, ci sono state o non ci sono più. Questo non è, non vuole essere, un racconto. Non offro una qualche successione di aneddoti da comporre in sequenza e interpretare. Caro commissario, io offro i fatti per come si sono effettivamente svolti. Offro, mi perdonerà l'impudenza, la verità".
E se vuole sapere la verità il Commissario Malfatti deve adattarsi, stare al gioco, lasciare che l’indiziato riveli i fatti a modo suo, fino all’ultima beffa finale.
Tutto è incentrato sui Mundial. Su quel periodo magico in cui l’Italia giocava nei Mondiali, vincendo e confrontandosi con le migliori squadre di calcio durante la Coppa del Mondo: Argentina 1978, Spagna 1982, Messico 1986. La storia si dipana lentamente, saltando come i Mondiali, di quattro anni in quattro anni.
Impariamo a conoscere l’indiziato, la sua compagnia di amici, tutti appassionati di calcio, le modalità degli omicidi, la personalità del Commissario i cui interventi ci vengono riportati dai commenti indiretti del suo interlocutore. Attraverso lui conosciamo le sue reazioni, i suoi tentativi di indirizzare la conversazione, le sue domande trabocchetto.
Ma la partita a due si continua a giocare sempre in pareggio. Nessun passo avanti da parte del commissario, che se anche sospetta, fino alla fine, all’atto conclusivo, non è in grado né di incriminare il sospettato, né tanto meno di motivarne il gesto. Perché mai questo pacifico uomo, di cui solo all’ultimo conosciamo il nome, Robert, avrebbe dovuto sopprimere tre dei suoi vecchi amici di gioventù?
Questo non lo sapremo mai, neanche alla fine, come un buon giallo psicologico, le motivazioni vengono lasciate in sospeso, ma la cosa ha poca rilevanza nel contesto di un meccanismo narrativo perfettamente funzionante che ci porta verso la soluzione mossa dopo mossa come in una partita a scacchi.
E a chiudere il filo conduttore del Mundial, la soluzione del mistero ci verrà svelata proprio durante il gol risolutivo della partita Italia-Corea nel corso dei Mondiali del 2002.
Un giallo avvincente che si divora e si ascolta con piacere, in questa gradevole collana di Audiolibri, edita dalla Halley che, vale la pena ricordarlo, è la prima collana di narrativa italiana inedita che unisce al volume anche il Cd con la lettura teatrale del testo, da ascoltare in viaggio o ovunque si voglia.
Una recensione di Sabina Marchesi
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