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Il trionfo dell asino
di Andrea Ballarini
Pubblicato su SITO
Anno
2009-
Del vecchio
Prezzo €
17-
488pp.
ISBN
9788861100275
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
575
Media
80.47%
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In tempi in cui si parla molto di precarietà e stabilità, come di due concetti contrapposti, di due idee di vita addirittura antitetiche. E, ancora oggi, lasciare delle certezze, economiche e sociali, per lanciarsi in una vita movimentata, esaltante, di sensazioni forti (ma anche, all'occorrenza, di stenti) non è qualcosa che sia apprezzato dalla generalità degli individui.
Se ci spostiamo all'indietro, magari di qualche secolo, verso l'età barocca o rococò, ci rendiamo subito conto, per esempio, che la vita girovaga degli attori di commedie doveva essere sia interessante che ricca di pericoli o, se non altro, di occasioni in cui esercitare la propria intelligenza (o furbizia) per la soluzione di problemi pratici e tutt'altro che semplici.
Nel romanzo di Andrea Ballarini, “Il trionfo dell'asino”, alla storia insolita di questa specie di “discesa sociale” del giovane ed annoiato nobiluomo Giacomo Crivelli si somma, avvolgendosi sempre di più su se stessa, una narrazione del mistero che si fa attorno ad un affresco, valutato più per l'allegoria in esso presente che per la sua riuscita artistica. La storia inizia nel 1676 in Padova, anche se c'è una premessa veneziana nel 1656, e si immagina che le sue vicende giovanili vengano narrate dallo stesso Crivelli, giunto a (più o meno) felice vecchiaia nel 1740. Corrono e si rincorrono personaggi noti e meno noti di quell'epoca, più realistici o più romanzati, con la notevole presenza del Re Sole (perché, dopo lungo girovagare tra la Lombardia e Modena, finiremo anche in Francia, dove l'intrigo si farà anche politico e vagamente religioso o meglio concernente una visione eretica del mondo): è certamente un merito dell'autore quello di non essersi disperso in tutte queste storie parallele entro le quali il protagonista corre. C'è con lui, oltre che molte donne, un curioso filosofo aristotelico, cui è affidato il compito di tracciare una via più che una morale, quando Crivelli sembra confondersi e faticare a ritrovarsi. Sia la storia del periodo sia la filosofia, di quel periodo e più in generale, sono viste con sapida ferocia, a volte, altre volte ci portano verso una elegante e quasi bonaria delle debolezze umane, non meno presenti se l'umano si chiami Richelieu e sia magari per altri versi potente. E, per quanto riguarda il giovane e irrequieto nobile veneziano, come accade di molti protagonisti di romanzi, è evidente che l'autore, pur nascondendosi dietro la maschera dello stesso Crivelli, anziano e ormai sedato negli affetti della vita, lo veda nel complesso con simpatia, al punto da scusare la sua volubilità che, come facilmente si immagina, non è soltanto sentimentale.
Trovo che “Il trionfo dell'asino” si proponga con onestà e (lo dico come un elogio) non è un prodotto da scuola di scrittura, nel senso che Ballarini, alla sua seconda prova da romanziere dopo “Giallo Viola, Casanova, il cinema e l'amore”, ha qualcosa da raccontare e probabilmente anche una cifra narrativa interessante: il libro si fa leggere e le dimensioni della narrazione sembrano perfettamente adeguate, non si notano evidenti cali di tensione, anche se si cerca di riflettere, filosoficamente o meno, sul senso di precarietà della vita e della stessa politica di alto livello, che poi credo di poter dire sia l'argomento reale, quello che quasi incapsula (o forse genera) la trama ed i personaggi, di questo romanzo, metaforicamente rappresentato dalla figura del commediante in quell'epoca.
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
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Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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