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Interruzioni
di Ottorino Garau
Pubblicato su PB12
Anno
2003-
Cocco Edizioni
87pp.
ISBN
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
723
Media
80.01%
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Di fronte alla difficoltà espressiva, che sembra far parte integrante del nostro essere moderni, sono possibili varie scelte, anche opposte. Per esempio, c'è la scelta volutamente rétro, di scrivere non il nuovo, ma l'inevitabile, come in certe opere neo-romantiche; o quella, solo in apparenza opposta alla prima, di decidere che non c'è più nulla di nuovo da creare, e non riuscendo a definire cosa sia "arte" o "poesia", si sceglie da un cappello a cilindro delle parole a caso, e le si getta in aria, e si fa attenzione, o disattenzione, a come cadono sulla pagina. O ancora meglio oggi, le si fa scegliere da un potente computer.
Da buon tecnico, essendo io un po' scettico sul caso, ed ancora un po' di più sul computer, sospetto sempre che l'autore un pochino del suo ce lo metta, poetica dadaista e André Breton a parte. E che tutta questa storia non serva ad altro che a mettere in burletta le "idee plastificate", di cui è pieno il mondo, e di cui si nutre, fino all'indigestione comica (e cosmica), questo simpatico libretto di Ottorino Garau, non potendo nutrirsi degli uomini, per nostra e sua fortuna, essendogli, come dichiarato esplicitamente, indigesta la carne umana.
L'autore tuttavia, un uomo lo divora, e cioé se stesso, innanzitutto maltrattandosi: claudicante, forse invisibile, timoroso anche della propria anima, forse misantropo ("passeggio tra la gente/per non incontrarla"), scettico, coi tappi alle orecchie. Tanto furore si riflette nella metrica nervosa, frammentaria, piena di indentazioni e ritorni di carrello, cose che, devo dargliene atto, il computer permette eccome, anzi sono la specialità di queste macchine infernali.
E poi…provinciale, come si descrive già nella premessa, cioé in verità sardo…E ripartendo dalla sua terra, dal suo mondo, questo se stesso costruisce qualcosa, quando sembra che le stesse parole automatiche siano scappate al controllo, di per sé improponibile, vittime della "scimmia dattilografa", ricostruisce il mondo intorno alla sua solitudine incuriosita, convinto che dell'io si possa fare a meno. Il dato fisico, persino atmosferico ("rari suoni della strada/mi tengono legato alle nuvole") è quello che in realtà conta, è quello che permette alle parole uscite dal cappello di riprendere un ordine, un ordine pazzesco d'accordo, o dadaista se vogliamo, ma profondamente legato al mondo concreto in cui si vive, e l'autore deve ammettere la difficoltà della sua fuga di parole: "Non riesco a pensare/una bufera liberatoria". Già, perché i frammenti di parole che il mago getta in aria ricadono sempre sulla terraferma del nostro pensiero.
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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