Quando un autore decide di voler pubblicare una raccolta di racconti, ha a disposizione diverse modalità per scegliere i singoli testi che la comporranno
C’è chi si limita a radunare tutti i racconti scritti entro un certo lasso di tempo, considerandoli come tappe di una possibile evoluzione personale della scrittura, chi effettua una scelta in base a una propria classifica intima per presentare all’editore quelli che considera i suoi testi “migliori”, e chi invece progetta, magari prima ancora di scrivere materialmente tutti o parte dei testi, delle raccolte “a tema”, unite da un filo conduttore che leghi in qualche modo i singoli componenti.
“Il corpo” di Pierfrancesco Matarazzo, autore di origine campana trapiantato a Roma, appartiene a quest’ultima categoria, perché la raccolta appare costruita secondo un disegno molto preciso e abbastanza originale: ogni racconto è infatti sinteticamente intitolato a una parte del corpo umano, attorno alla quale si sviluppa il tema centrale della narrazione.
Abbiamo così pagine dedicate a “mani”, “orecchie”, “piedi”, “bocca”, organi che generalmente costituiscono una fonte di problemi per i protagonisti , i quali fin dalle prime righe ci vengono sempre descritti come persone sicuramente fuori del comune.
Troviamo perciò una bella ragazza ossessionata dalle sue mani, che qualcuno ha giudicato sgraziate e brutte rispetto alla sua complessiva avvenenza, un insegnante che sostiene di sentire strane musiche attraverso le proprie orecchie ipersensibili, uno sconcertato turista che, dopo anni di vacanze “intelligenti” e solitarie, decide di imbarcarsi per una crociera e scopre quanto rumore possano fare i piedi di duemila passeggeri in continuo movimento nei meandri dell’enorme nave che li ha inghiottiti …
Già da questi esempi si può intuire come Matarazzo abbia scelto di descrivere degli squarci d’umanità molto particolari, in preda a paure, ossessioni e nevrosi che, se alla prima lettura possono apparire talvolta eccessive, per non dire francamente patologiche, in realtà rappresentano solo un’accentuazione ironica di molti comportamenti a cui assistiamo ogni giorno nella nostra vita quotidiana, e di cui siamo spesso anche noi più o meno consapevolmente attori, oltre che spettatori, al pari di coloro che ci circondano.
Pierfrancesco Matarazzo è nato a Pompei nel 1974 e vive a Roma. Laurea in Economia, Master in Comunicazione d’Impresa, lavora nelle Risorse Umane di un gruppo bancario internazionale.Esordisce con un saggio sul mondo del lavoro Tempus Fugit (2000), scrive poi il romanzo Dinosauri di Plastica Rosa (2006) e pubblica Un mare troppo calmo per essere mio (raccolta di poesie, 2007). Partecipa attivamente a numerose antologie e raccolte di narrativa e poesia. Ha ottenuto riconoscimenti in numerosi premi letterari e con la raccolta di racconti Il Corpo ha vinto il Premio “Nuove Lettere 2009” per gli inediti, indetto dall’Istituto Italiano di Cultura di Napoli.