[Attraverso venti racconti, l'autore ci fa vivere personaggi vividi, profumi inebrianti e sapori antichi tracciando un affresco della sua gioventù in terra di Sicilia. Da queste pagine traspira la voce debole del Sud, soffocata dal torpore della rassegnazione e della malinconia ma anche dall'amore per un tempo passato, per una terra povera e sanguigna, sfinita e ferita dalle piaghe della povertà, dell'ingiustizia e dell'emigrazione ma sempre viva nel ricordo di chi l'ha lasciata.]
L'opera del giovane scrittore siciliano Cristiano Parafioriti, cultore di lettere e storia, emigrato per lavoro nella provincia di Varese, si compone di una raccolta di venti racconti autobiografici, incentrati sulla vita di un paese montano situato all'interno del Parco dei Nebrodi, Galati Mamertino. Questo paese, immerso in un ambiente naturale caratteristico, composto da piccole case antiche costruite intorno alla chiesa e abitato da persone che si conoscono da sempre, è il fulcro dei ricordi. Già, perché il plot narrativo di ciascun racconto è il viaggio emotivo tra memorie ed eredità di valori.
Immagini nitide, spesso poetiche, prendono vita spontaneamente e traducono i ricordi in rappresentazioni di avvenimenti e di personaggi reali che progressivamente, con il trascorrere degli anni, sono divenute spaccato di un passato ormai perduto. Una quotidianità fatta di cose semplici e personaggi genuini viene narrata con nostalgia evocativa, accresciuta dalla sofferenza causata dalla lontananza.
Traspare in questi racconti l'amara consapevolezza dell'autore di essere accomunato nella sorte a tanti altri figli sradicati dalla Sicilia – un paese di poche speranze, come lo definisce lui stesso – da sempre ferito dalla miseria e dalle ingiustizie.
Il contrasto con il nord e i suoi ritmi è stridente. Il padre ultimo ciabattino di paese sempre pieno di attenzioni nei suoi confronti, lo sfortunato compagno Peppesosa che riscatterà la propria emarginazione sui monti, gli amici Salvo Lecce gran giocatore di carte e Ture Tappa campione di pallone, Ciccio il simpatico barista tifoso dell'Inter, il signor Mario di Milano che parla siciliano stretto, insieme ad altri personaggi ricchi di umanità, danno respiro a questi racconti conclusi, che tutti insieme diventano opera unica e indivisibile, e nel contempo toccante tributo alla terra dell'autore.
Una vita povera a contatto con la natura, in cui i divertimenti sono costituiti prevalentemente dal gioco del pallone, dalle corse in bicicletta e dalle mani di carte quando fa troppo caldo, viene raccontata in prima persona dal protagonista dei racconti, l'autore stesso bambino, ragazzo e infine giovane uomo.
Parafioriti ci regala emozioni forti, ci svela i propri palpitanti desideri, gli insegnamenti acquisiti, le esperienze vissute, con gli occhi del presente. L'opera è intrisa di un'aura di intima religiosità che si rivela con delicatezza, in un crescendo che culmina nei due racconti finali.
In sottofondo la natura è sempre presente, con il caldo estivo spesso opprimente, che si manifesta con i suoi sapori e i suoi odori indimenticati, come quello di Salicaria: Era tenue, delicato, misto di violette e menta, di polvere, di ortica, d'infinito; o con l'immagine del Natale: Il mondo faceva il presepe, noi eravamo nel presepe. Quello sì che era Natale.
Attraverso una scrittura che rivela padronanza espressiva, in uno stile diretto ma denso, si dipana questo coinvolgente viaggio tra i ricordi, attraverso percorsi di crescita personale che abbracciano valori quali l'umiltà, la dignità perfino nella povertà, il rispetto per gli ultimi, l'amore familiare e l'amicizia. Valori che trovano le proprie radici nella terra di origine e nel passato, ma travalicano i propri confini geografici e temporali, arricchendosi della sensibilità dell'autore.