Un mondo fantastico è sempre difficile da illustrare, soprattutto se questo mondo è quello creato da Dario De Judicibus nel suo libro “La lama nera”. Il contesto in cui è ambientata la sua storia, infatti, è estremamente ricco e particolareggiato, curato sotto ogni aspetto. Come ci racconta in premessa lo stesso autore, la sua passione scientifica lo ha portato a ideare un ambiente “che fosse il più possibile realistico, seppure in un contesto fantastico”, per questo motivo si è servito di esperti di astronomia, di storia e di lingue antiche come il celtico o lo svedese antico; ha studiato a fondo la storia, il clima e i costumi affrontando tutti quei problemi di verosimiglianza che vengono spesso sottovalutati, se non ignorati, negli altri fantasy.
La cura riposta nella creazione di questo mondo è estrema e non ignora il problema della magia, elemento sicuramente destabilizzante, in un mondo così verosimile. Così l’autore ci spiega che esiste una regola base per la magia in questo mondo ed è che non si possono fare magie che vadano contro le leggi della natura, queste al massimo possono essere aggirate. Come se questo non bastasse, i maghi stessi, consci della necessità di essere accettati e inseriti nella società hanno auto-regolamentato il proprio mestiere e si sono organizzati in una Gilda. La magia, così, non è più un elemento sovrannaturale, avulso dal mondo, ma è immersa in esso.
Inoltre il mondo di De Judicibus, sotto diversi aspetti, ricorda da vicino il periodo Comunale italiano. Ritroviamo, infatti, la frammentazione del potere nelle molteplici città stato indipendenti; le potenti gilde a capo della politica; commerci e spostamenti estremamente limitati, ma sul punto di rifiorire, c’è spazio persino per la lettera di credito, antesignano delle moderne carte di credito. Non si può non notare il lavoro di ricostruzione maturo e serio del periodo storico medievale. Dalle copiose appendici possiamo, inoltre, apprendere altre particolarità di questo ricco mondo, a partire dalle singolari unità di misura in uso, passando per il calendario e finendo con una accurata spiegazione dell’organizzazione interna della temibile Gilda degli Assassini.
Infatti, proprio di questa oscura organizzazione entrerà a far parte il nostro protagonista Aggart, un ragazzo dal carattere oscuro, colpito da piccolo dalla morte dei propri genitori per mano di terribili demoni. Aggart sarà costretto a maturare, a causa di un mondo crudele e terribilmente reale. La storia che il protagonista vivrà sarà caratterizzata dalla violenza e da una particolare durezza, i cui drammi talvolta assumeranno le tinte oscure dell’horror.
Il romanzo, tuttavia, non è esente da difetti: il maggiore dei quali è che, talvolta, i protagonisti vengono messi in ombra da questo mondo estremamente approfondito e curato in cui essi si muovono; inoltre, a mio parere, alcune parti descrittive, abbondanti come in ogni buon fantasy, avrebbero forse trovato miglior collocazione in Appendice, piuttosto che nel corpo del testo, evitando così di rallentare il passo della trama avvincente di questo buon romanzo.
Lo stile di narrazione è lineare e diretto, elemento molto utile nelle descrizioni dei combattimenti, e delle scene d’azione tutt’altro che infrequenti in questo libro.
Come giudizio complessivo si può affermare che questo romanzo sia piacevole, seppur con qualche margine di miglioramento: consigliato ai grandi appassionati dei fantasy.