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Arca allo sbando?
di Enrico Meloni
Pubblicato su PB15
Anno
2004-
Prospettiva Editrice
Prezzo €
7-
92pp.
Collana I fiori ISBN
Una recensione di
Carlo Santulli
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Votanti:
754
Media
80.5%
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In un mondo, anche letterario, che sembra rifuggire la realtà, trovando consolazione non solo nelle blandizie della fantasia, ma anche negli incubi, per il semplice fatto che prima o poi arriva quel risveglio, che rispetto alla vita vera non ci è dato, è curioso pensare che proprio la poesia, che ha reclamato per sé nell'ultimo secolo uno spazio intimistico e privato, più che aprirsi al sociale, voglia più di recente occuparsi di capire od almeno di chiarire, per quanto possibile, dove stiamo andando. La raccolta di Enrico Meloni, "Arca allo sbando?", rientra in questa tendenza, che si nutre dal punto di vista formale di pulsioni in apparenza contrastanti, come quella di rientrare nella metrica classica, oppure di aprirsi alle forme espressive più moderne, come per esempio il rap (o tutte le due cose insieme, come in "Bella, professore!", una delle più recenti poesie della raccolta). L'idea di fondo è comunque che la forma possa semplicemente nascere in quanto esiste qualcosa da esprimere, che la modella dall'interno, senza pregiudizi di metrica o di rima.
Credo sinceramente che la voce più autentica dell'autore si ritrovi però in quegli squarci intimistici, che sembrano sfuggire, innalzarsi dalla misura del verso, cercando un'efficace evasione, come nell'omonima poesia "Se io potessi amico questa sera/raggiungerei le torri saracene/e toccherei i corvi più neri" oppure una partenza che è anche in certa misura un volo liberatorio "Ritrovare la nostra gaia via/salpare senza nostalgia" (L'ora di partire). Al di là delle intenzioni polemiche di molti dei componimenti della raccolta, le movenze di sogno permangono in un cupio dissolvi che non è disimpegno rispetto alla vita, ma è necessità di comprendere più profondamente.
Ed è allora che le due anime dell'autore si ricongiungono, la poesia più politica e corale con quella più intimistica e raccolta, perché ad unire le due è la necessità del dubbio, sia quello sistematico della filosofia che quello sensibile del far letteratura con convinzione e quasi per necessità: "Ora un'onda/di esperiti dubbi, a tratti/rigurgita l'odore d'ineffabili/essenziali certezze. (Epigrafe).
Non stupisce in Meloni l'ammirazione per un filosofo come Giordano Bruno, a cui sono dedicati due riusciti sonetti romaneschi, che si poneva in effetti oltre ai codificati sistemi filosofici, dell'epoca ed anche di oggi, se pensiamo che ancora adesso facciamo fatica ad uscire dalle nostre limitazioni contingenti, e vediamo come difficoltà strutturali quelli che possono essere pregiudizi culturali. In un mondo che fatica già ad essere copernicano, il richiamo di Meloni alla figura del filosofo di Nola giunge opportuna, ed il tentativo dell'uso del vernacolo è interessante.
Una raccolta insomma varia, anche discretamente complessa, ma non ostica (il riferimento nella Nota dell'autore della destinazione al "lettore medio" può, a lettura ultimata, essere confermato, sempre che il "lettore medio" di poesie esista, cosa che spero, ma su cui non m’illudo troppo). Una silloge che cresce e mostra sfaccettature di lettura in lettura, senz'altro lungamente meditata, dove i vent'anni che passano tra le prime e le ultime poesie non creano il fastidio di una cesura troppo netta, ma danno la misura di una maturazione pienamente acquisita.
Una recensione di Carlo Santulli
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2007 pg. 204 - A5 (13,5X21) BROSSURATO
Prezzo Amazon 8.31 euro
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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Prefazione / Indice / Scheda
Ghigo e gli altri di Carlo Santulli
2010 pg. 200 - A5 (13,5X21) COPRIGIDA
Altre informazioni / L'autore
Pochi autori, come Carlo Santulli, sanno giocare con le parole, intarsiandole in piccole storie che si snodano tranquille (mai lente) attraverso una realtà quasi ordinaria e che, pure, riescono ad affascinare il lettore costringendolo a leggere fino all'ultima riga. Personaggi stupiti, a volte impacciati, si aggirano tra le pagine di questo libro, alle prese – come tutti noi – con le incongruenze e le follie del vivere quotidiano, non si abbandonano però all'autocommiserazione, non si ribellano, non cedono a tentazioni bohemien e, se cercano una via di fuga, questa è piuttosto interiore che esteriore. Un cammino, a piccoli passi, che li porterà, forse, verso un punto di equilibrio più stabile. Irraggiungibile (ma reale) come un limite matematico. Siano essi alle prese con una Quinta Arborea, un mazzo di chiavi che si trasforma nel simbolo di un'esistenza, un Clostridio tra i Pirenei, o passeggino, semplicemente, per le strade di una sonnolenta Roma anni trenta.(Marco R.Capelli)
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