Nel libro-saggio di Mastromatteo, l'autore con un sapiente dosaggio di informazioni e rimandi storici, riesce a dar vita ad una sorta di grammatica, rivisitata, della stessa informazione.
Il risultato è una lettura appassionante, scientifica, a volte tragica, dei fatti che hanno lasciato un segno profondo nel tessuto politico, storico, sociale del paese.
Un ricco alternarsi di articoli giornalistici e commenti caratterizza lo spirito del saggio di Mastromatteo:storia e sociologia, si danno il cambio in questo excursus, si intrecciano a tal punto che il lettore avverte il bisogno di una ri-lettura dei fatti, per trovare la giusta chiave interpretativa degli avvenimenti riportati.
Quell'informazione , la sua modalità di essere tale, era corretta? Sarebbe stato eticamente ammissibile provare almeno un dubbio sulla esattezza dei fatti narrati e commentati?
La passione per la verità spinge il lettore del saggio ad arricchire la propria sintassi, senza fargli perdere quel flusso di coscienza che in fondo altro non è se non un dialogo con se stessi sui fatti del tempo, i commenti, le interpretazioni, le dichiarazioni di uomini politici, magistrati, politologi.
Il lavoro di Mastromatteo non alimenta sicuramente quella lettura che vorrebbe la storia nazionale pervasa da una sequenza di strategie occulte ben organizzate di menti straniere. Nonostante questa esigenza di chiarezza, non si può non tenere conto che all'interno del contesto nazionale si fossero inserite prepotenti forze occulte, anche internazionali.
L'autore non fa venir mai meno l'interesse per la ricerca storica: la periodizzazione degli avvenimenti non declina mai verso un'estensione temporale ampia che ne potrebbe falsare la comprensione.
Non è un caso la provocazione di McLuhan, durante i giorni del sequestro Moro," il mondo dei media potrebbe reagire a questo episodio di terrorismo con la decisione di sospendere per un breve periodo di tempo tutte le trasmissioni radio e tv".
Fu indubbiamente una provocazione verso una stampa, all'epoca, affetta da un grave strabismo.
La domanda che ci si sarebbe dovuti porre, allora come oggi, era la seguente: i media possono diventare cassa di risonanza per le imprese criminali dei terroristi?
Si può oggi immaginare una stampa, una televisione rannicchiate nell'angolo buio della ricerca del gossip, con il quale stroncare, o tentare d farlo, una carriera politica, finanziaria?
La stampa e la radiotelevisione hanno quasi sempre avuto un atteggiamento di rifiuto per quegli interventi che hanno cercato di spiegare, indagare, contestualizzare il fenomeno brigatista, e dell'eversione in generale. Probabilmente spingersi in questa direzione, cioè nell'aver individuato le sorgenti politico-culturali del problema "brigate rosse", significava quasi una tacita accettazione dello stesso.
L'intervento del sociologo Losito, intervento contenuto nel libro di Statera Violenza sociale e violenza politica nell'Italia degli anni '70, è diretto a chiarire proprio questo concetto che ha la stampa nazionale sulle br.
"Ipotizzare che le comunicazioni di massa contribuiscono a diffondere istanze ideologico-culturali e comportamentali relative a nuovi ethos, ma anche ad anti-ethos collettivi, significa assumere...che esse possano di fatto favorire o sollecitare l'insorgere di comportamenti innovativi, ma anche devianti. Questa possibile funzione latente del mass media diviene più incisiva quanto più povera sul piano dell'analisi sociologicamente orientata e,quindi, superficiale, acritica, sensazionalistica, spettacolare, è l'immagine dei fenomeni di devianza proposta dagli stessi mass media".
Sin qui l'analisi del sociologo.
Mastromatteo indaga anche lui, e fra le pieghe dei suoi rimandi, invita il lettore, il radiotelespettatore a non cadere nell'errore che ciò che si vede, si legge sia ciò che viene definito, narrato da chi commenta i fatti.
Il cosiddetto "quarto potere" è così strettamente intrecciato con il potere politico, così dipendente da interessi privati, da essere considerato più come il cane da guardia della maggioranza politica del momento, piuttosto che l'attento osservatore con funzioni controllo e di critica.
Nel suo saggio l,'autore focalizza l'attenzione sul come alcuni giornali si siano prestati ad un gioco perverso delle parti, che ha avuto come risultato scarso approfondimento della notizia, quando non anche una smaccata superficialità e di riflesso un atteggiamento, da parte della classe politica, rinunciatario, poco incline alla salvaguardia dei principi di legalità e di democrazia.
Certo l'aver ritrovato nelle pagine dei giornali, e fra le notizie della tv, i simboli di un periodo storico abbastanza preoccupante per i destini della democrazia, della sua tenuta e della sua stabilità, deve aver sicuramente affascinato in maniera negativa, i fruitori dell'informazione, e chi la faceva.
Di nuovo la domanda: si poteva staccare la spina allora? E oggi? Per quanto riguarda l'"allora", anche tenendo presente l'invito di McLuhan, bisogna considerare il fatto che ci fu chi non tenne assolutamente conto di quell'invito: il tamtam dei radicali e il fronte dei giornali che sposarono le ragioni della fermezza di fronte all'imbarbarimento della lotta politica.
Oggi, con l'avvento di internet, con il miglioramento quantitativo e qualitativo della tecnologia, risulta pressoché impossibile dare anche il minimo di attenzione a quell'invito.
Il sistema mediatico attuale con i suoi blog, i suoi sms, i portali stimolerebbero ancor di più la curiosità delle persone.
Si impone quindi una diversa chiave di lettura del "blackout", badando più all'approfondimento della notizia che non alla sua spettacolarizzazione, per permettere a colori cui è diretta, un maggiore utilizzo dei mezzi atti a formare un'opinione seria, consapevole, momento essenziale, partecipativo per una completezza, nella complessità, della storia, degli avvenimenti del proprio paese.
Mastromatteo consente alla nostra memoria di attribuire all'esistenza di ognuno di noi, una valenza esperenziale tale che il nostro bagaglio non sia fatto solo di ricordi, ma sia ciò che sostanzia l'essere umano.