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Commento alle poesie di Marinella di Palma
A cura di Pietro Pancamo
pipancam@tin.it


Stavolta prendiamo in esame l'autrice Marinella Di Palma che, nei propri versi, unisce i vezzi della modernità più recente (come i tic linguistici, da sms, d'abbreviare certe parole sopprimendo le vocali e d'abolire la maiuscola, sistematicamente, dopo il punto) all'"afflato" di personaggi (ad esempio Giuseppe Ungaretti e Vincenzo Cardarelli) ormai a diritto ritenuti protagonisti della letteratura italiana, e dai quali Marinella trae profondità di contenuti, ma anche incisività di accenti. Riscontrabile quest'ultima nel componimento intitolato Specchio d'ambra, che con le sue atmosfere cupamente riflessive, si rivela quasi una "poesia di genere", impegnata metodicamente a perseguire foschi e introspettivi intenti noir.
In Macchia - forse il testo migliore, caratterizzato com'è da una forte e suggestiva capacità di sintesi - troviamo invece un guizzo finale di notevole pregio e valore: un enjambement "a sorpresa" ("ogni sicurezza/ è un mucchio di stracci/ di sogno//") che ricorda assai da vicino quello utilizzato da Sandro Penna nella sua Interno: "[...] E sopra un tavolaccio/ dormiva un ragazzaccio/ bellissimo [...]".
Infine - apprezzata la secca energia che impregna Di fiori e d'insulti, lirica però afflitta (qui e là) da una propensione al cliché, sull'onda dannosa della quale Marinella si ritrova banalmente a parlare di "semplicità ancestrale", "paura insostenibile", "dolore urlante" - ecco Dialogo con Ungaretti, sorta di poemetto o diario in cui si manifesta evidente (con lucida delusione e fermezza) il desiderio di condurre e trascorrere una "vita di sicurezza", da passare al riparo della solitudine, che dunque si presenta come argine prudenziale da opporre alla sofferenza, per controllarla e impedirle l'abitudine che ha, in media, di tracimare e sommergere. Nel frattempo ogni frase dell'autrice (commentando gli stralci d'Ungaretti interpolati appositamente nei punti cardinali del brano e "cooptati" dalla poesia Natale) interpretano la "[...] tanta/ stanchezza/ sulle spalle" per impadronirsene e dare così luogo a un grido di battaglia, deciso a strappare dalla realtà il sangue significativo della gioia (o almeno della consolazione) e non più quello stantio - scialbo cioè - della noia, del grigiore, della sconfitta esistenziale.

Pietro Pancamo - ppancamo@progettobabele.it


POESIE DI MARINELLA DI PALMA

Specchio d'ambra

Specchio d'ambra.
- in fondo -
nella gola
pulsano
note nere.

- quelle
rincorse lungo le tue vene -

e il tuo antro
è vuoto
e attende
aritmie policrome.
melodie salvifiche.
da quando è lontano
il frullo consueto.
il tuo brusio natale.


* * *


Di fiori e d'insulti

amore amore come sempre vorrei
coprirti di fiori e d'insulti.
(
Vincenzo Cardarelli)

È nella crudeltà di questi momenti che ritrovo
il senso ultimo della mia natura.
nella semplicità ancestrale di questo mio sentire
di questa rabbia essenziale
di questa paura insostenibile
di questo dolore urlante
sono eterna
- eternamente umana -

* * *

Dialogo con Ungaretti

- Non ho voglia/ di tuffarmi/ in un gomitolo/ di strade -
stasera non metterò un piede fuori casa. non mi lascerò soffocare dall'infinità di quei volti tutti diversi, tutti ostili. i miei passi nn segneranno altra strada che qlla del ritorno. la mia strada. la mia casa
nn abbozzerò inutili tentativi di conversazione. nulla mi interessa all'infuori dei miei pensieri, all'infuori dei miei mostri orribili, stasera.

e nulla turberà questo patetico idillio solitario. non lo permetterò. fuori di me nulla ha un senso. non deve averlo per me, questa maledetta sera immobile. sarò sola per davvero e lo farò solo per me.
per nn farmi male...
- Ho tanta/ stanchezza/ sulle spalle -
Cristo c'ho provato! E cosa ho trovato?
aria impastata di niente ed altro niente e ANCORA NIENTE. ho provato ad amare. ho provato ad ascoltare. ho provato. E c'ho provato per sconfiggere il tempo. ho pensato se corro: se tengo questo stupido motore acceso, NON MI PRENDERÀ MAI, nn ci sarà una fine.
INGENUA
Ora ho solo formicolii e crampi dappertutto e sono stanca
Qui alla bocca dello stomaco... la sento.
la nausea. la noia di tutte le cose.
E sulle spalle il peso del cielo
vestito a lutto ormai.
Perché stanotte muore ogni cosa
"E muoia Sansone con tutti i Filistei!". CROLLO ANCH'IO insieme al mio nulla.
Muoio anch'io sotto le macerie fatiscenti del mio mondo.
Non l'avevo chiesto io. nn sono stata io...
sì in fondo nn volevo... ma sono esausta e dolorante
lasciatemi stare...

- Lasciatemi così/ come una/ cosa/ posata/ in un/ angolo/ e dimenticata -

nn esiste un oblio infinito anche per me?
dimenticate il mio nome
NASCONDIMI notte... vorrei potertelo ordinare.
non puoi ascoltarmi,
anche tu sotto le macerie
solo questo stupido mormorio. questo bisbigliare
mi cercano. mi cercano
lasciatemi nel buio
IO STO BENE. LASCIATEMI... VEGETARE
questo è facile
questo posso sopportare
inspirare espirare inspirare espirare
l'aria che entra ed esce dalla gola non chiede nulla in cambio
perché continuate allora? BASTA LASCIATEMI IN PACE
nn mi muoverò di qui stanotte.

- Qui/ non si sente/ altro/ che il caldo buono -
posso ascoltare tutti i miei rumori
cuore polmoni sangue gli unici rumori che voglio sentire stasera. qui,
oltre le transenne della vostra stupida vita ci sono io con il mio corpo.
con il caldo buono del mio fiato
nn mi interessa il calore di un corpo estraneo
nn mi serve. basta il mio.
questo calore nn può farmi male. nn può abbandonarmi
perché finché io sarò lui sarà.
LA NOIA DI TUTTE LE COSE nn lo porterà via con sé.
è me.
è me.
è me.
l'unica compagnia che posso accettare, questa sera.

- Sto/ con le quattro/ capriole/ di fumo/ del focolare -
eccolo... il fuoco
è la fine,
suonate il DIES IRAE.

dies irae
dies illa
solvet saeclum in favilla...


Marinella Palma

 
 

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