Stavolta prendiamo in esame l'autrice Marinella
Di Palma che, nei propri versi, unisce i vezzi
della modernità più recente (come
i tic linguistici, da sms, d'abbreviare certe
parole sopprimendo le vocali e d'abolire la
maiuscola, sistematicamente, dopo il punto)
all'"afflato" di personaggi (ad esempio
Giuseppe Ungaretti e Vincenzo Cardarelli) ormai
a diritto ritenuti protagonisti della letteratura
italiana, e dai quali Marinella trae profondità
di contenuti, ma anche incisività di
accenti. Riscontrabile quest'ultima nel componimento
intitolato Specchio d'ambra, che con le sue
atmosfere cupamente riflessive, si rivela quasi
una "poesia di genere", impegnata
metodicamente a perseguire foschi e introspettivi
intenti noir.
In Macchia - forse il testo migliore, caratterizzato
com'è da una forte e suggestiva capacità
di sintesi - troviamo invece un guizzo finale
di notevole pregio e valore: un enjambement
"a sorpresa" ("ogni sicurezza/
è un mucchio di stracci/ di sogno//")
che ricorda assai da vicino quello utilizzato
da Sandro Penna nella sua Interno: "[...]
E sopra un tavolaccio/ dormiva un ragazzaccio/
bellissimo [...]".
Infine - apprezzata la secca energia che impregna
Di fiori e d'insulti, lirica però afflitta
(qui e là) da una propensione al cliché,
sull'onda dannosa della quale Marinella si ritrova
banalmente a parlare di "semplicità
ancestrale", "paura insostenibile",
"dolore urlante" - ecco Dialogo con
Ungaretti, sorta di poemetto o diario in cui
si manifesta evidente (con lucida delusione
e fermezza) il desiderio di condurre e trascorrere
una "vita di sicurezza", da passare
al riparo della solitudine, che dunque si presenta
come argine prudenziale da opporre alla sofferenza,
per controllarla e impedirle l'abitudine che
ha, in media, di tracimare e sommergere. Nel
frattempo ogni frase dell'autrice (commentando
gli stralci d'Ungaretti interpolati appositamente
nei punti cardinali del brano e "cooptati"
dalla poesia Natale) interpretano la "[...]
tanta/ stanchezza/ sulle spalle" per impadronirsene
e dare così luogo a un grido di battaglia,
deciso a strappare dalla realtà il sangue
significativo della gioia (o almeno della consolazione)
e non più quello stantio - scialbo cioè
- della noia, del grigiore, della sconfitta
esistenziale.
Pietro Pancamo -
ppancamo@progettobabele.it
POESIE DI MARINELLA DI PALMA
Specchio d'ambra
Specchio d'ambra.
- in fondo -
nella gola
pulsano
note nere.
- quelle
rincorse lungo le tue vene -
e il tuo antro
è vuoto
e attende
aritmie policrome.
melodie salvifiche.
da quando è lontano
il frullo consueto.
il tuo brusio natale.
* * *
Di fiori e d'insulti
amore amore come sempre vorrei
coprirti di fiori e d'insulti.
(Vincenzo Cardarelli)
È nella crudeltà
di questi momenti che ritrovo
il senso ultimo della mia natura.
nella semplicità ancestrale di questo
mio sentire
di questa rabbia essenziale
di questa paura insostenibile
di questo dolore urlante
sono eterna
- eternamente umana -
* * *
Dialogo con Ungaretti
- Non ho voglia/ di tuffarmi/
in un gomitolo/ di strade -
stasera non metterò un piede fuori casa.
non mi lascerò soffocare dall'infinità
di quei volti tutti diversi, tutti ostili. i
miei passi nn segneranno altra strada che qlla
del ritorno. la mia strada. la mia casa
nn abbozzerò inutili tentativi di conversazione.
nulla mi interessa all'infuori dei miei pensieri,
all'infuori dei miei mostri orribili, stasera.
e nulla turberà questo
patetico idillio solitario. non lo permetterò.
fuori di me nulla ha un senso. non deve averlo
per me, questa maledetta sera immobile. sarò
sola per davvero e lo farò solo per me.
per nn farmi male...
- Ho tanta/ stanchezza/ sulle spalle -
Cristo c'ho provato! E cosa ho trovato?
aria impastata di niente ed altro niente e ANCORA
NIENTE. ho provato ad amare. ho provato ad ascoltare.
ho provato. E c'ho provato per sconfiggere il
tempo. ho pensato se corro: se tengo questo
stupido motore acceso, NON MI PRENDERÀ
MAI, nn ci sarà una fine.
INGENUA
Ora ho solo formicolii e crampi dappertutto
e sono stanca
Qui alla bocca dello stomaco... la sento.
la nausea. la noia di tutte le cose.
E sulle spalle il peso del cielo
vestito a lutto ormai.
Perché stanotte muore ogni cosa
"E muoia Sansone con tutti i Filistei!".
CROLLO ANCH'IO insieme al mio nulla.
Muoio anch'io sotto le macerie fatiscenti del
mio mondo.
Non l'avevo chiesto io. nn sono stata io...
sì in fondo nn volevo... ma sono esausta
e dolorante
lasciatemi stare...
- Lasciatemi così/ come
una/ cosa/ posata/ in un/ angolo/ e dimenticata
-
nn esiste un oblio infinito
anche per me?
dimenticate il mio nome
NASCONDIMI notte... vorrei potertelo ordinare.
non puoi ascoltarmi,
anche tu sotto le macerie
solo questo stupido mormorio. questo bisbigliare
mi cercano. mi cercano
lasciatemi nel buio
IO STO BENE. LASCIATEMI... VEGETARE
questo è facile
questo posso sopportare
inspirare espirare inspirare espirare
l'aria che entra ed esce dalla gola non chiede
nulla in cambio
perché continuate allora? BASTA LASCIATEMI
IN PACE
nn mi muoverò di qui stanotte.
- Qui/ non si sente/ altro/
che il caldo buono -
posso ascoltare tutti i miei rumori
cuore polmoni sangue gli unici rumori che voglio
sentire stasera. qui,
oltre le transenne della vostra stupida vita
ci sono io con il mio corpo.
con il caldo buono del mio fiato
nn mi interessa il calore di un corpo estraneo
nn mi serve. basta il mio.
questo calore nn può farmi male. nn può
abbandonarmi
perché finché io sarò lui
sarà.
LA NOIA DI TUTTE LE COSE nn lo porterà
via con sé.
è me.
è me.
è me.
l'unica compagnia che posso accettare, questa
sera.
- Sto/ con le quattro/ capriole/
di fumo/ del focolare -
eccolo... il fuoco
è la fine,
suonate il DIES IRAE.
dies irae
dies illa
solvet saeclum in favilla...
Marinella Palma
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