Mama Lo era stanca. Osservò
la fila che si snodava fuori dalla baracca ed
emise un sospiro. La pesante pelliccia si mosse
con un singulto. - Comincio ad avere freddo
Eni, sarà meglio chiudere la finestra.
Dì alla gente di tornare domani.
Tutti volevano bene a Mama Lo. Era stata la
prima ad arrivare lì, e se quel posto
esisteva ancora oggi lo si doveva in gran parte
a lei. Mama Lo si guadagnava da vivere leggendo
le ombre che le nuvole gettavano sulla parete
della sua stanza e così, a chi voleva,
raccontava del futuro.
- Non dovete affaticarvi - controbatté
Eni, mentre con un gesto della mano faceva capire
ai primi della fila che per oggi non accoglievano
più richieste. In cambio ottenne dalla
folla solo un brontolìo sommesso, nient'altro.
Tutti sapevano che Mama Lo era tanto vecchia,
anche se nessuno sapeva quanto. Eni tolse il
fiocco blu dalla finestra, il segnale che la
casa era aperta a tutti.
- Eni, mio piccolo amico
- Il viso di
Mama Lo si allargò in un sorriso simile
a un sipario che si apriva, nonostante la malattia.
Bastò quel gesto a riscaldare la stanza.
- Sai che solo in primavera abbiamo queste nubi,
e così tante persone da accontentare.
E' importante per loro.
Ultimamente Mama Lo era pensierosa, preoccupata.
Sempre più spesso lo sguardo finale lo
riserva a se stessa, con l'espressione che s'intristisce,
le rughe che s'ispessiscono. Chiude gli occhi,
si concentra. Eni aveva sperato che almeno oggi
- Aspetta Eni, riapri, per favore.
Eni non perse tempo a discutere, sarebbe stato
inutile. Il sole era basso all'orizzonte, ma
lassù tutto prima o poi scivolava verso
sud. La luce era ancora sufficiente, le rare
nuvole tornarono a disegnare preziosi ricami
sulla parete.
Mama Lo accarezzò la superficie rivestita
dallo spesso strato di guaina plasticata della
parete. Due ombre conversero, fondendosi in
una coreografia di cirri contorti. - Vedi -
sussurrò. - Presto dovrai sostenere tu
questa gente, Eni.
- Non dite così.
Mama Lo lo zittì con un gesto secco,
come se le sue parole fossero state un fastidioso
insetto che voleva scacciare. - Non serve a
niente contraddirmi per educazione. Comunque
grazie. - Spostò la sua attenzione sull'angolo
della parete: una macchia più piccola
delle altre si mosse lentamente verso il centro.
- E' da tanto tempo che aspetto - disse, sfiorandola
con le dita. - Ormai il visitatore sta per arrivare.
- Cosa intendete dire Mama Lo, quale visitatore?
- Rinnovamento Eni, il rinnovamento è
vicino.
Lo stato d'involuzione dinamica dell'ozono
nella nostra atmosfera, raggiungerà in
breve picchi mai prospettati da alcuna proiezione
statistica. Ormai è stata debitamente
provata la correlazione tra la diminuzione di
ozono primaverile e il manifestarsi delle nubi
stratosferiche polari portatrici, più
che in passato, di cloro e bromo, la cui fotochimica
determina
Time - dati del satellite meteorologico Nimbus
7
Lo zeppelin infelicemente chiamato "Hindenburg
3" si abbassò, accompagnando il
brusio eccitato dei passeggeri con il suono
rauco dei motori e i gemiti della struttura
in acciaio. Esteban osservò incuriosito
il panorama innevato che ammiccava dal piccolo
oblò. Dopo l'insolito estuario del fiume
Janisej, arteria delle nuove coltivazioni di
grano sovietiche al limite della Siberia del
nordest, la vista di quel pianoro nevoso che
abbracciava l'intero orizzonte aveva il dono
di essere rilassante.
A mano a mano che la quota diminuiva, Esteban
poté scorgere particolari prima invisibili.
Una flottiglia di piccole navi con lo stemma
della Caritas si faceva largo tra gli iceberg,
diretta verso un porto indaffarato; pontili
ed edifici avevano un aspetto solido, come fossero
ben decisi a resistere, nonostante gli uomini
e la natura. Poi comparvero le torri d'ormeggio,
con le ombre degli altri dirigibili che si agitavano
sul ghiaccio. Gli agganci automatici produssero
un rumore secco, il cavo trainò l'Hindenburg
3 verso il basso. I turisti emisero gridolini
eccitati.
La barriera d'ingresso era tappezzata da cartelli
con le solite prescrizioni. La fila iniziò
a indossare le divise anti UV sotto lo sguardo
distratto dei soldati ONU.
Una guardia prese i documenti di Esteban, scrutandone
allo stesso tempo il berretto di lana e il giubbotto
leggero. - Sarà meglio che si protegga,
signore - disse con tono preoccupato. Poi lo
sguardo arrivò al visto sul passaporto.
- Ma lei
- Sì - disse Esteban. - Sono qui per
un trasferimento definitivo.
Con movimenti lenti i turisti più vicini
si allontanarono un poco, ma Esteban non ci
badò più di tanto. Tuttavia, senza
rendersene conto, cercò di nascondere
il tremore delle mani.
La guardia controllò i dati con più
attenzione. - Esteban Gomára, nazionalità
cubana, tecnico scientifico abilitato
- La mia autorizzazione è stata sospesa,
causa malattia.
- Al di fuori dei percorsi turistici non possiamo
garantire la sua sicurezza, il tesserino sanitario
le verrà ritirato così come sarà
cancellato il suo nominativo nella banca dati
internazionale. Lei cesserà di esistere
- precisò la guardia.
- Lo so. Dove posso trovare il centro di accoglienza
più vicino?
- Fuori di qui potrà chiedere tutte le
informazioni di cui ha bisogno. - La guardia
restituì il passaporto, ben attenta a
evitare il contatto con Esteban. - Se cortesemente
può spostarsi ora, sta bloccando la fila
- aggiunse con una smorfia, ma non appena Esteban
si allontanò verso l'uscita lo richiamò,
la bocca aperta in un sorriso disgustato: -
Ah, dimenticavo, benvenuto a Ozone Park
,
signore.
"Il reame del sole di mezzanotte. Così
gli Inuit chiamano Inlandsis, ciò che
un tempo era la Groenlandia. La comunità
che vive nella città definita Ozone Park,
costituisce un monito ben saldo nelle nostre
menti. Un segnale: redimersi dal male che si
è generato è possibile, se si
accetta di espiare in silenzio, lontano da tutto
ciò che è sano e puro. Siamo grati
a quegli uomini e donne che ci danno quotidianamente
l'esempio; malati, emarginati, poveri, trasferendosi
in quella zona franca hanno lasciato agli altri
una possibilità in più. E' bene
che andiate a vedere, nutrite il vostro spirito
e ricordate: ogni terra ha il suo odore, e a
Ozone Park è quello del peccato."
Reverendo W. Bronson - diretta TV domenicale
- © CNN
Trovare il visitatore all'attracco fu facile.
Mama Lo mi aveva detto di cercare una persona
con lo sguardo di chi non ha scelta.
Esteban, incuriosito e un po' spaesato, mi ha
seguito docile per i viottoli, mentre attraversavamo
i sobborghi più poveri composti da baracche
catramate, mercati, l'enorme discarica a cielo
aperto ricavata nel ventre del ghiacciaio e
il silenzio soffuso. Tutto a Ozone Park si mostra
senza vergogna, in fondo qui c'è il capolinea.
Esteban fissava lo spettacolo con rassegnazione,
mai una parola, con quel curioso berretto di
lana calato fin sugli occhi. Poi, la sua figura
stagliata sulla porta aveva generato la propria
ombra sulla parete, e Mama Lo, fissandola mentre
ci voltava le spalle, si era limitata a dire:
- Non credevo fossi così giovane.
Mama Lo ridacchiò come una bambina,
con le piaghe del viso che minacciavano di spalancarsi
come tante bocche. Con una mano accarezzò
il capo di Eni. L'espressione torva del nano
si addolcì un poco.
- Chissà perché tanti anni fa
il mio piccolo amico si è messo in testa
di passare la vita a proteggermi. Da chissà
cosa poi
- Ho sentito parlare di lei - disse Esteban.
- La fondatrice. Questo posto è un miracolo.
- Già, e come tutti i miracoli non ci
crede nessuno - sbuffò Mama Lo. - E tu,
Esteban, quale storia ci hai portato?
- Una delle tante. - Gli occhi di Esteban puntarono
Mama Lo, ma in realtà guardavano lontano.
Le mani restarono ben nascoste nelle tasche.
- Dopo l'occupazione messicana non c'era più
posto per me. Inoltre ho la malaria, e il cordone
sanitario da noi è svanito con il contrabbando
di medicine. Il nuovo regime ha deciso che non
potevo dare niente di utile e che le loro prigioni
potevano anche fare a meno della mia presenza,
e così...
Mama Lo prese gli avambracci di Esteban e lo
costrinse a tirar fuori le mani tremanti. Poi,
dolcemente, le strinse tra le sue. - Qui non
dovrai più nasconderti, da tempo abbiamo
imparato che la vita assume un significato solo
quando diventa difficile. - Le dita dell'anziana
donna sfiorarono la cicatrice che attraversava
il cranio di Esteban. - Una cicatrice racconta
tante cose, è il passato che crea il
presente, e non si può buttarlo via.
Ognuno arrivando porta in dono un po' di vita,
in cambio di pace.
Esteban chiuse gli occhi, alle prese con qualcosa
dentro di lui che si agitava, ma che non riusciva
ad afferrare. Altre vite, un altro luogo, uno
dei tanti di quel pellegrinaggio infinito; eppure,
stranamente, questa volta non aveva paura.
- Ricorda, uno stupido non impara dall'esperienza;
e qui tutti ne hanno molta. - Mama Lo intinse
l'indice in una ciotola di liquido rosso, poi
disegnò un cerchio sulla fronte di Esteban,
identico a quello che aveva lei. - E' sangue
di pesce, e gli eschimesi credono sia un animale
capace di vedere la verità attraverso
l'acqua. Anche tu hai la vista, come me, ma
non sai usarla. D'ora in poi questo sarà
il tuo terzo occhio e tramite esso vedrai oltre
le apparenze. Io t'insegnerò a leggere
sotto le ceneri del desiderio.
E' preoccupante l'aumento dei casi di tumore
alla pelle nei paesi scandinavi. L'allargamento
del buco dell'ozono rende sempre più
difficile sopportare l'irradiazione solare.
L'effetto serra ha modificato il regime idrologico
e delle aree umide; ciò sta provocando
lo spostamento di insetti vettori di malattie:
dengue, febbre gialla, schistosomiasi, sono
arrivate dove mai prima. L'impotenza del cordone
sanitario internazionale
Organismo Mondiale della Sanità - relatore
L. Timbergen
All'inizio della breve notte estiva il vento
aumentò, come se scivolasse più
veloce sulle strade ghiacciate. Dall'altopiano
irrigidito Esteban osservava la città
che si allungava fino al mare, aggrappata al
ghiacciaio che lentamente si stava ritirando,
stagione dopo stagione. Lì più
che altrove, pensò Esteban, erano impresse
le cicatrici di quei tempi. Muri, pietre
,
persino il ghiaccio trasudava ricordi destinati
a non sopravvivere.
- Le scosse telluriche sono aumentate - disse
Eni indicando la raffineria sull'altro versante
del ghiacciaio, resa ancora più lontana
dal profondo crepaccio che la divideva da loro.
Attraverso la vaga foschia si vedevano le esplosioni
di fuoco delle ciminiere che bruciavano le eccedenze
di gas. - Hanno intensificato l'attività
- constatò con amarezza.
Esteban sapeva che prima o poi sarebbero arrivati
a trivellare sotto OZ. I giacimenti di mitanio
si spingevano fino alla città. Allora
sarebbe stata la fine di quel rifugio.
- Gli impianti di depurazione del mitanio sono
direttamente collegati alla vena, e per due
volte al giorno devono abbassare la cupola di
protezione per liberarsi dai residui di gas
- osservò, più che altro rivolto
a se stesso. - Torrette automatiche, rilevatori
di movimento, di calore, difese aeree; tengono
molto al loro piccolo tesoro. E in più
non c'è ozono a sufficienza qui.
Sono tranquilli.
- La Enertech è molto potente - aggiunse
Eni. - Prima o poi la protezione di cui abbiamo
goduto fino a oggi cadrà. Già
i vari comunicati stampa dell'ONU sembrano epitaffi.
Una volta Greenpeace ha cercato d'infiltrarsi,
ma sappiamo com'è finita.
- Allora bisogna solo togliere la Enertech da
lì.
Eni sorrise, cosa che Esteban in tutti quei
mesi gli aveva visto fare solo una volta, quando
il piccolo vietnamita gli aveva mostrato le
chiazze del tessuto cicatriziale sul torace,
regalo del permanganato di potassio. Nei campi
di lavoro asiatici era buona usanza eliminare,
prima della liberazione, i nomi dei campi stessi
tatuati sulla pelle dei prigionieri, come a
volerne negare l'esistenza.
Il nano si aggiustò il berretto, ed Esteban
notò che i segni della lebbra erano arrivati
alle mani. - Una bacchetta magica, forse - ghignò
Eni divertito. - E' impossibile avvicinarsi,
figuriamoci entrare. Col crepaccio che ci separa
poi
- Non proprio - disse Esteban. - C'è
sempre l'icesurfing.
Il dato più ragionevole per la crescita
del livello del mare è di 10-15 cm ogni
biennio. Ciò costituirà un problema
per le terre basse, i delta popolati dei fiumi
e le città fluviali. Comunque per il
momento, Olanda e alcune isole a parte, non
dovrebbe essere un problema molto rilevante.
B. Mesarovic - "Utopia sopravvivenza"
- Te lo dico io - sentenziò Gomed, la
voce simile al borbottìo del motore di
una macchina mal carburata. - Sta tramando qualcosa.
Eni prese il pacchetto di medicine per Mama
Lo e lo sistemò nella borsa. - Si sta
solo divertendo - ribadì con indifferenza.
Gomed gestiva l'O3, l'emporio più fornito
di tutta OZ. Se qualcuno aveva bisogno di un
prodotto non ufficiale poteva solo andare da
lui, sicuro che prima o poi l'avrebbe trovato.
Gomed sbatté fuori la mascella in segno
di sfida; il viso emaciato, tutto ossa e pelle
scura, assunse un'espressione falsamente furiosa.
- Vuoi forse dirmi che uno che ti chiede una
tavola da surf corazzata con lamine di metallo
e ceramica vuole solo divertirsi? - Le vene
contorte si mossero sotto la pelle, nei vuoti
nerastri dietro gli occhi, come sezioni tagliate
di un serpente. - Mi hanno chiesto di tutto
in questi anni, dalla pelle spray alle sacche
subdermali per le dorfine, dai lacci ossei per
i tumori alle articolazioni ai gusci criogenici,
come se qui servissero a qualcosa. Ma una tavola
da surf!
- E' sempre pieno di bambini, su al costone.
Tutti a guardarlo.
Gomed pescò da sotto il bancone una specie
di zaino di metallo con delle cinghie ai lati.
- E questo? - chiese, come se Eni non avesse
parlato. - E' un ozonizzatore portatile, e neanche
sapevo esistesse e cosa fosse finché
lui non m'ha chiesto i pezzi per metterlo insieme.
Dammi retta Eni, sta tramando qualcosa.
Nell'area asiatica e africana è concentrata
la più alta percentuale di povertà
del mondo. Ciò determina un forte afflusso
umano in quelle aree meno gravate dalla crisi
economica, afflusso che si trasforma in breve
nella creazione di nuove zone geopolitiche altamente
instabili, in virtù di
Nguyen K. Son - "Nuove migrazioni"
Era già inverno, e i più fortunati
giravano con i filtri al naso per via dell'ozono,
mentre gli altri si accontentavano di maschere
fatte con resine epossidiche che lasciavano
filtrare l'aria. Ma i bambini erano sempre lì
nonostante tutto, a guardare il sorriso di Esteban,
le sue piroette azzardate sul filo del crepaccio,
i cenni di saluto prima d'incollarsi la tavola
da surf sulle spalle e tornare in cima al pendìo.
Quel giorno sembrava come tanti altri, finché
la curva del surf non si allargò, strappando
un ruggito al ghiacciaio, mentre le lamine riflettevano
la luce danzando sul pallore della neve. Solo
allora i bambini videro la cupola della raffineria
che si abbassava, ed Esteban col suo zaino agganciato
alla punta del surf che si gettava di lato,
mentre la tavola con la scritta "OZ"
decollava simile a un uccello coraggioso, scavalcando
il crepaccio e filtrando immune tra le detonazioni
delle torrette, lasciandosi dietro una scia
azzurra formatasi in aria, che d'improvviso
mutò in lampi di un blu bellissimo, più
di quello del mare nella stagione calda.
Poi accade una cosa strana, i lampi avvolsero
gli impianti, l'aria eruttò elettricità
e le fiamme delle ciminiere si allargarono fino
a inghiottire ogni singolo pezzo di metallo,
mentre quel blu fosforescente restava aggrappato
in cielo come un sorriso, fino a che di quello
spettacolo non restarono che le grida di gioia
dei bambini
ed Esteban, che ballava sotto
la ricaduta di neve.
Una delle maggiori fortune è che il
principale giacimento di mitanio si trovi nel
luogo per eccellenza privo di ozono. [
]
E' infatti appurato come una violenta concentrazione
di ozono amplificata da una reazione di ozonolisi,
produrrebbe un effetto a catena di ossidazione
degli alcheni contenuti in questo materiale,
tale da inficiarne qualsiasi impiego. Inoltre,
la conseguente creazione di ozonidi ramificati
altamente infiammabili...
New Scientific Magazine - "Strategie per
lo sviluppo" di S. Salgado
Mama Lo aveva preteso che le imposte della
finestra quella notte restassero aperte. Ora,
mentre Eni le stringeva la mano, sorrise guardando
i riflessi blu che ancora guizzavano nel cielo.
La gente era tutta fuori a festeggiare, mentre
le guardie ONU vagavano lì intorno non
sapendo bene cosa fare. Tutti avevano capito
che per OZ il giorno del giudizio non era ancora
arrivato.
Una pioggerella sottile ghiacciava sui vetri.
Mama Lo tossì, il volto sfigurato dal
dolore. - Lascia le medicine agli altri, Eni.
Non credo proprio che per oggi mi serviranno
- disse.
- Mama Lo
- Ascoltami Eni, è importante continuare
a garantire una casa a chi ne ha bisogno, e
a infondere speranza. Ci sarà bisogno
di una nuova guida che sappia trasformare la
disperazione in voglia di vivere, e non solo
sopravvivere, perché noi non siamo scarti
di nessuno. In questi mesi ho cercato di preparare
Esteban, ma devi far sì che la gente
veda in lui ciò che ha sempre visto in
me.
- Lo farò Mama Lo, ma ora dovete riposare.
- Amico mio, questa è l'unica cosa certa
nell'immediato futuro. - La voce si affievolì
sotto un ennesimo assalto di debolezza. - Lasciami
guardare questo bel cielo ora. Sai, tra qualche
mese torneranno anche le nuvole
Eni fece finta di non vedere gli occhi umidi
di Mama Lo, la pelle rischiarata appena da un'espressione
tranquilla. Osservò ancora un attimo
quel corpo ridotto a un sottile rilievo trasparente
sotto le coperte, perfetto esempio di come la
morte arriva sempre in silenzio, senza fare
mai troppo rumore.
Poi uscì, ignorando le lacrime.
Da giovani hanno lottato tutti per diventare
adulti inadeguati. E ora eccoli qua, ad arrancare
sulla riva di questo fiume senza dignità.
Mama Lo
Il sole compariva appena tra i bordi lacerati
delle nuvole, mentre il ghiaccio brillava come
una stella al crepuscolo. In lontananza le sagome
scure di alcune navi da carico si avvicinavano
al porto. Era di nuovo primavera.
Eni pensò che Esteban sembrava emanare
luce come un raggio solare proveniente dall'esterno,
ma forse dipendeva dai suoi occhi e dalla sua
pelle sempre abbronzata.
Il cubano gli sorrise benevolo, divertito dalla
faccia preoccupata del nano. - Via quell'aria
inquieta, Eni - disse sereno. - Non è
il momento d'essere nervosi. Abbiamo un lavoro
da fare.
Il piccolo vietnamita sospirò poco convinto
e aprì la finestra. Le ombre delle nuvole
decorarono silenziosamente la parete. La fila
distribuita lungo il viottolo che conduceva
alla baracca rumoreggiò compostamente.
Esteban, con calma, intinse l'indice nel sangue
di pesce contenuto nella ciotola ai suoi piedi
e disegnò un cerchio sulla propria fronte.
Eni, indeciso sul da farsi, aprì la vecchia
cassapanca posta sotto la finestra, ne estrasse
il fiocco blu che vi aveva riposto durante l'inverno
e prese a rigirarlo tra le dita.
- E' ora di tornare a dare un po' di speranza
- mormorò Esteban.
Eni annuì. Si arrampicò sulla
cassapanca e appese il fiocco fuori dalla finestra,
lasciandolo oscillare al vento.
© Alberto Cola
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