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L’uomo degli aquiloni
di Vera Ambra
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All’incirca undici fa ebbi modo di conoscere una straordinaria figura. Era un medico in pensione. Accompagnato dalla moglie era venuto a trovarmi a Roncegno Terme, una cittuadina a trneta chilometri da Trento, dove stavo svolgendo la seconda edizione di “Viaggio tra le Vie dell’Arte“. A dire il vero mi somigliava tanto al mio amato maestro Benedetto Macaronio. La simpatia tra di noi ebbe subito terreno fertile. Qualche giorno fa, interrogandomi, mi sono resa conto che era parecchio tempo che non avevo avuto più sue notizie. Da qui un breve giro in rete per renderi conto che nel gennaio 2009 la sua clessidra aveva finito il giro e il suo aquilone aveva spezzato il filo. Ed è così che oggi lo voglio ricordare:
Un giorno della scorsa primavera me ne stavo in Val Varaita, luogo nel quale all’età di ventun’anni avevo passato sei mesi della mia vita, vagabondando per i monti a far l’amore con l’universo. Quel giorno, ritornato sul luogo delle mie prime grandi emozioni mi trovavo beatamente abbandonato in grembo ad una sedia-sdraio a godermi l’incontaminato sereno di un cielo di fiaba.
Tra veglia ad occhi chiusi e sogno ad occhi aperti vidi ad un certo punto nascere dall’azzurro una piccola macchia bianca che andava man mano dilatandosi. Stavo in quel momento assistendo ad un miracolo della natura, mai colto fino allora. Dal nulla stava nascendo per me nel cielo una bianca nuvola. Ricordo che in quel momento afferrai il significato dei versi di una mia precedente poesia e di quale magico rapporto potesse realmente avere l’espressione poetica con le nubi. Poesia: Ti sento una nube sospesa nel cielo // leggera come un cirro / pesante come un cumulo / corrucciata come un nembo // mi piaci sfrangiata / come un soffione / che offre al vento / i suoi pappi // non si sa / dove comincia / una nube// E forse non si sa nemmeno dove e quando comincia e nasce in noi una poesia. Le poesie sono un po’ come i versi da me citati e la nube della Val Varaita. Nascono dal “nulla” o forse nascono dal “tutto”. Ma le nubi restano nel cielo e poi si sciolgono nel vento di un deserto infuocato o in una pioggia che dona vita ad una terra assetata. Le nubi-poesia hanno anche un’altra storia. Un giorno, o forse ogni giorno una o più nuvole si accorgono che insieme con loro volano nel cielo gli aquiloni, legati alla terra da un iridescente filo tenuto tra le mani di un bimbo e allora… annoiate di aggirarsi senza regole in un cielo immoto, scendono per farsi legare anche loro ad un filo di bimbo e giocare beate tra lui e i refoli di vento. Ecco che forse così ho alla fine scoperto che cosa sono le poesie: sono nuvole-aquiloni nati come dal nulla, respiro dei primi uomini che combinato con il vento “da corpo si è fatto parola”, respiro dell’universo, nel quale è già disciolta la “parola che si fa corpo” degli “uomini nuovi” che hanno abitato, abitano e abiteranno sempre fra noi, nel tempo e fuori dal tempo, nello spazio e fuori dallo spazio di un infinito, per noi, tutto o quasi da infinire».
©
Vera Ambra
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